Politica e criminalità unite vogliono cittadini ricattabili
È finalmente chiaro, a fronte di una certificazione giudiziaria (ammesso ce ne fosse bisogno), cosa intendono certi politici quando affermano che la politica “costa”.
È vero, per comprare voti serve tantissimo denaro. A questo punto bisognerebbe ammettere che il nostro Paese, fra i più industrializzati al mondo, è anche tra i più arretrati civicamente, perché se è vero che qualcuno compra voti, è altrettanto vero che qualcun altro li vende. E un popolo che dà il proprio voto al miglior offerente non avrà mai un futuro.
Ma l’aspetto più triste di questa constatazione riguarda la politica, che dovrebbe costituire un esempio di estraneità a ogni speculazione. Al contrario, dal dopoguerra fino ai giorni nostri, le classi dirigenti hanno strategicamente e meschinamente puntato ad accaparrarsi voti in forma clientelare, fino a scendere a scellerati patti Stato-mafia. Lo hanno fatto sfruttando parte del Paese, mantenendovi ad arte condizioni di perenne bisogno e povertà, ottenendo così un costante ed enorme trasferimento di denaro – teoricamente destinato a crescita e infrastrutture del Mezzogiorno – che è finito a foraggiare losche organizzazioni, le quali a loro volta possono mettere a disposizione molti voti resi “comprabili” proprio da infrastrutture incompiute e sviluppo carente. Un circolo vizioso perfettamente funzionale agli interessi di pochi e criminalmente inferto al Paese tutto. Ma, forse, supini e colpevoli di questa decadenza civile, lo siamo un po’ tutti.
Giovanni Marini
Su Gratteri la conferma: non tutti i giornali sono uguali
Mi domando se il silenzio della stampa di oggi verso Nicola Gratteri è lo stesso “silenzio” che fu riservato a Falcone e Borsellino. Onore al Fatto Quotidiano, devo riconoscere, anche se a volte non condivido delle posizioni, che è l’unico giornale libero davvero e onesto intellettualmente! La stampa non è tutta uguale, non è tutto un copia e incolla. Bisogna saper distinguere.
Ancora esiste la libertà di stampa, seppur limitata, ma esiste.
Grazie Marco Travaglio, grazie al Fatto.
Francesco Bellusci
La connivenza dei partiti con le mafie è palese
Non c’è niente da fare. Ci riprovano sempre. Qualcuno viene preso con le mani nel sacco, a tentare una porcata a vantaggio di interessi più o meno loschi, ed ecco che altri provano a piazzare un altro colpo.
Nemmeno la drammaticità della situazione ferma i complici dei gruppi d’affari più disparati e gli intrallazzi di sempre. Chi tifa per il Mose e il Tav (con i gruppi criminali calabresi che si fregano le mani), chi ha a cuore le sorti dei produttori di plastiche monouso, chi capisce le ragioni delle multinazionali del petrolio o del glifosato. Il clima può impazzire, l’Italia può essere in agonia, i disoccupati e disperati possono moltiplicarsi, ma gli sciacalli che usano le istituzioni per sgraffignare denaro pubblico, o distribuirlo a sodali e amici, non demordono, senza vergogna o pietà.
Gli arresti si susseguono dalla Sicilia alla Val d’Aosta, come l’indegnità di questa classe politica senza speranza. La connivenza dei partiti in queste azioni banditesche è palese, perché, se è un singolo a proporre, gli altri appoggiano. Parlano di recupero della loro credibilità ma continuano ad infierire, imperterriti e impuniti, sulla pelle della gente. Costretti a ingoiare le proposte di Bonafede, continuano a minacciare sfracelli per la riforma della prescrizione, il salvagente che ha garantito spesso la loro l’impunità. Si può pensarla come si vuole, ma i fatti dicono che senza quei “rompiscatole” dei 5 Stelle, tutto filerebbe liscio e il passaggio tra Prima e Seconda Repubblica sarebbe solo nei nomi dei protagonisti, non nella sostanza delle azioni.
Mario Frattarelli
Sistemare la Salaria serve a far vivere ancora Amatrice
Buongiorno, sono un lettore del fine settimana del Fatto, quando ho tempo di leggerlo e quindi lo compro volentieri.
Ho letto l’articolo del 21 dicembre riguardo la posa della prima pietra del “Polifunzionale”, un “fatto” concreto frutto della solidarietà e del fare squadra, che in questi territori martoriati dal terremoto è eccezione che conferma la regola del “soli contro tutti”. Un centro di aggregazione con cinema, teatro, caffè letterario, un foyer e un presidio della Croce Rossa per i cittadini di Amatrice, che possa portare anche persone da fuori – come i cittadini di Rieti e di Ascoli, le più “grandi” città vicine ad Amatrice – a eventi culturali di livello nazionale. È una bella notizia sotto l’albero.
Vorrei proporre alla redazione del Fatto, per quest’occasione, di focalizzare l’attenzione sui collegamenti stradali di Amatrice e lo stato della Salaria, che aspetta da oltre 50 anni interventi seri per passare da mulattiera a superstrada, per collegare il Tirreno all’Adriatico nel tratto più stretto del Centro Italia e con l’altimetria più dolce e coerente per il transito di perone e cose. Lo segnalo perché senza efficienti infrastrutture non c’è una buona circolazione, base per la rinascita economica e di vita di relazione in questi territori.
Stefano Marozzi