Per lui i facilitatori sono anche, potenzialmente, una buona idea, “una via per riannodare i fili con gli attivisti e i territori e darci una migliore organizzazione”. Però per l’eurodeputato dei Cinque Stelle Fabio Massimo Castaldo, riconfermato vicepresidente del Parlamento europeo, bisogna correggere più di qualcosa: “Si è voluto correre un po’ troppo: nel momento in cui vuoi ricostruire il rapporto con la base devi lasciare agli iscritti la scelta dei nomi”. E invece per i facilitatori regionali, la prossima tappa verso il team del futuro ideato dal capo politico Luigi Di Maio, che ieri ha riunito il team per la prima volta, gli iscritti potranno scegliere solo una rosa di candidati. Perché l’ultima parola sui nomi sarà sempre di Di Maio.
Lei aveva già protestato per il listino bloccato con cui erano stati votati i sei facilitatori delle aree organizzative. Ora ci risiamo, anzi forse si peggiora.
Io ho sollevato un quesito importante, di metodo e di coerenza, e il fatto che questa sensibilità sia stata recentemente ribadita al Fatto anche da Paola Taverna testimonia l’inopportunità di quella scelta. Ora intravedo una nuova criticità.
Viene tutto calato dall’alto?
Voglio metterla in modo molto costruttivo, ma anche con tutte le migliori intenzioni, prevedere un sistema misto per scegliere i referenti regionali rischia di alimentare divisioni e rancori verso chi verrà prescelto.
Lei come sceglierebbe?
Farei un filtro a monte sui requisiti di candidabilità, tramite il collegio dei probiviri. E poi lascerei la scelta dei facilitatori a una votazione libera e trasparente, tenendo conto degli equilibri geografici tra le varie province. Per capirci, nel Lazio non andrebbero eletti solo rappresentanti di Roma.
La sua proposta pare più che un altro un segnale di presenza.
Il regolamento definitivo ancora non c’è, c’è tutto il tempo per discutere della mia proposta. La porto all’attenzione del capo politico e degli altri facilitatori nazionali. Alcuni mi hanno già detto che la trovano molto interessante. E in generale, abbiamo bisogno di sempre maggiore condivisione nelle procedure e nelle votazioni.
Lei parla di regole. Ma il tema per molti è la guida, cioè Di Maio. E in assoluto per voi 5Stelle è un momento difficile.
Le difficoltà sono evidenti, ma è fuorviante ragionare esclusivamente sulla figura del capo politico. Dobbiamo preoccuparci anche di altro, per esempio dell’agenda politica, nella convinzione che bisogna assolutamente raggiungere risultati e far proseguire questo governo. Poi bisogna dare maggiore voce e risorse ai territori: i nostri gruppi e consiglieri locali si sono sentiti abbandonati per troppo tempo.
A Bruxelles voi 5Stelle vi siete spaccati nella votazione sulla presidente Von der Leyen. Brutto segnale, no?
È stato un passaggio doloroso. In passato io ho fatto un passo indietro quando ho capito che la maggioranza del gruppo aveva una posizione diversa. A mio avviso, chi non ha votato la Von der Leyen, come deciso a maggioranza, ha commesso un errore nel merito e nel metodo. Ma spero che ci sarà modo di recuperare un’unità che è fondamentale per essere veramente incisivi nel Parlamento europeo.