I giorni prima di Natale hanno portato alla nomina del procuratore di Torino, Anna Maria Loreto, e di quello di Brescia, Francesco Prete, che ha competenza sui magistrati di Milano, ma non porteranno alla nomina delle nomine, quella del procuratore di Roma, trattata dai consiglieri come se avessero tra le mani materiale radioattivo per via dello scandalo dell’estate scorsa, il cosiddetto caso Palamara.
Come capo della Procura della Capitale avanza l’attuale reggente, Michele Prestipino, che per le divisioni fra togati e pure fra i laici, potrebbe farcela per un probabile ballottaggio in plenum, che fa vincere il candidato che prende più preferenze. Ma il voto è ancora lontano e la partita non è chiusa. A tallonare Prestipino c’è il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo. Avranno un peso, forse decisivo, le preferenze dei 7 membri laici (il vicepresidente David Ermini si astiene) a oggi incerti e abbottonati perché vogliono vedere fino in fondo cosa fanno i togati. Filtra, però, che i più tra loro pendono verso Prestipino.
Quanto ai togati, dai rumors di Palazzo dei Marescialli si sa che Prestipino viene votato dai 5 di Area ma non da tutti e 5 quelli di AeI, anche se ieri Loreto, vicina ad AeI, è stata votata pure da Area. Dentro il gruppo presieduto da Piercamillo Davigo ci sono ancora discussioni in corso. A prevalere nettamente è Creazzo finito sotto attacco di Renzi per aver osato indagare sulla fondazione Open e prima ancora sui suoi genitori. L’estate scorsa fu indicato da Luca Lotti, nelle registrazioni intercettato di Luca Palamara, come il magistrato che doveva essere cacciato da Firenze e mai sarebbe dovuto arrivare a Roma. Ma in Aei c’è chi, in minoranza, vorrebbe Prestipino, brillante alle audizioni del Csm e gradito da tanti dei pm romani.
Per Creazzo votano i tre togati di Unicost, la sua corrente, la stessa di cui è stato il dominus Palamara. I tre di Mi, invece, voterebbero un candidato di bandiera, Franco Lo Voi, procuratore di Palermo, che – invece – l’estate scorsa, prima dello scandalo, aveva abbandonato preferendo Marcello Viola, il Pg di Firenze anche lui di Mi. Senza che ne sapesse nulla, fu sponsorizzato da Lotti e Palamara a un incontro notturno con 5 togati di Unicost e Mi, costretti per questo alle dimissioni e con Cosimo Ferri, deputato renziano di Italia Viva, magistrato in aspettativa e leader ombra di Mi.
Oggi, riunione della Quinta commissione che propone le nomine, ma su Roma non si voterà. Ieri, invece, il plenum, ancora una volta diviso, ha votato il successore a Torino di Armando Spataro che è andato in pensione un anno fa. Loreto è passata a maggioranza, con 12 voti. Quattro gli astenuti. Per lei hanno votato, oltre ai togati di AeI e Area, anche i laici Michele Cerabona, FI e Alberto Benedetti, M5S. Per Salvatore Vitello, procuratore di Siena, si sono invece espressi i 3 togati di Unicost (centristi), i 3 di Mi (conservatori) e il laico di FI Alessio Lanzi. Astenuti i laici Filippo Donati, M5S, Stefano Cavanna, Lega, i capi della Corte di Cassazione Giovanni Mammone e Giovanni Salvi. Loreto, da 16 anni in Procura, ha coordinato l’inchiesta sulle infiltrazioni della ’ndrangheta in Valle d’Aosta che ha portato alle dimissioni del presidente della Regione Antonio Fosson. “Si tratta di un magistrato di straordinaria competenza in materia antimafia – ha detto il relatore Piercamillo Davigo con un’esperienza di lungo corso sul territorio ”.
Spaccatura del plenum anche per la nomina del procuratore di Brescia. Francesco Prete, attuale procuratore di Velletri, in passato per ben 15 anni pm anticorruzione e antimafia a Milano, ha avuto 12 preferenze contro le 7 dell’altro candidato, Fabio Napoleone, ex Csm, sostituto pg a Milano. Gli astenuti addirittura sono stati 6. Per Prete, di Unicost ma amico anche di Ferri, hanno votato 6 laici e i togati di Unicost ed Mi Per Napoleone, i togati di Area, Nino Di Matteo, indipendente di AeI e il laico M5S Fulvio Gigliotti. Astenuti gli altri 4 togati di AeI e i vertici della Cassazione.