Il Grande Assente è Matteo Salvini, proprio nel giorno in cui le firme al Senato raggiungono il fatidico quorum per il referendum contro il taglio dei parlamentari. E così anche al Quirinale, l’argomento voto anticipato domina nelle conversazioni. Ché per una strana e paradossale “legge” salviniana, adesso il referendum che doveva stabilizzare la legislatura dovrebbe produrre l’effetto opposto. Si vedrà. Il leader leghista è assente e in compenso c’è Mario Draghi, l’ex governatore della Bce candidato a tutto, a Palazzo Chigi come premierissimo di un governo d’emergenza oppure allo stesso Quirinale.
Ed è tra questi due estremi, l’immagine di Salvini che non c’è e quella di Mario Superstar, che si concede finanche un siparietto con l’ex ex berlusconiano Giovanni Toti, che si colloca il discorso del capo dello Stato “in occasione degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, forze politiche e società civile”. Un appuntamento atteso e tradizionale che però stavolta non mantiene il pathos della vigilia. Nel senso che Sergio Mattarella evita ogni riferimento dettagliato alle tensioni della maggioranza giallorossa (ultima: le banche, ma prima ancora Ilva, Alitalia e Mes e senza mai citare i migranti) e vola altissimo sul presente e sul futuro. Un modo per non aggiungere altre fragilità a un quadro di per sé precario. Il suo è un esercizio di puro realismo democristiano (non dirigista come quello del predecessore) in cui si prende atto che non ci sono alternative all’esecutivo del Conte II. Non a caso gli auguri al governo sono freddi e sintetici. Appena tre righe nel testo diffuso alla stampa: “Nel rinnovare il ringraziamento nei confronti dei componenti del governo precedente per l’opera prestata, esprimo gli auguri al governo di recente costituzione per la sua attività”.
Però subito dopo, il presidente della Repubblica ricorre addirittura all’Aldo Moro del compromesso storico tra Dc e Pci per indicare soprattutto a Pd e Cinquestelle la strada per durare e scongiurare “scontri” e “tensioni”. La citazione è da un articolo che lo statista dc scrisse per Il Giorno nell’aprile del 1977: “Vorrei a questo riguardo ricordare alcune parole di Aldo Moro. ‘Anche se talvolta profondamente divisi… sappiamo di avere in comune, ciascuno per la propria strada, la possibilità e il dovere di andare più lontano e più in alto’. ‘Non è importante che pensiamo le stesse cose’ invece è di straordinaria importanza – scriveva – la ‘comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo’”. Per Mattarella, che proviene dalla componente di sinistra della Dc, lo statista rapito e ucciso dalle Brigate Rosse “aveva ben presente il grave pericolo – purtroppo confermato dagli eventi successivi – che corre una società attraversata da lacerazioni profonde” .
Questa la vera sostanza politica del discorso di ieri. In cui “preparare il futuro” significa indicare “la cornice e un metodo in base ai quali adoperarsi per risolvere i tanti problemi, anche gravi, che ancora attendono soluzioni, guardando oltre il contingente e la mera ricerca di consenso”. Di qui discende un’agenda che vola appunto altissima su lavoro, emigrazione dei cervelli italiani, clima, cultura digitale, Ue.
In pratica, un discorso che registra il presente e traccia obiettivi nobili attendendo quello che succederà nel gennaio giallorosa della verifica, del referendum sul taglio dei parlamentari (il termine ufficiale per il quorum è il 12) e del voto regionale in Emilia-Romagna. Il realismo del Colle indica che le condizioni per andare avanti possono esserci. E se poi la situazione dovesse precipitare per l’accelerazione imposta da Salvini con le firme per il referendum, la priorità saranno le elezioni anticipate. Ché non si possono trascorrere sei mesi con un governicchio per aspettare il voto confermativo sul taglio.