Le due spine nel fianco del governo, prescrizione e intercettazioni viaggiano su binari paralleli e – per ora – non si scontrano. Per trovare una quadra sulle modifiche alla legge Orlando, bloccata per la quarta volta dal ministro Alfonso Bonafede, ci sono sei mesi: è stato inserito nel mille proroghe, infatti, il posticipo della sua entrata in vigore, anche quella prevista, come la prescrizione, il primo gennaio.
Il ministro ha chiesto il rinvio fino al 30 giugno con la stessa motivazione delle tre proroghe precedenti: non ci sono i mezzi e manca la norma transitoria. Ma Bonafede si è affrettato a dire che prevede un accordo sulla sostanza, addirittura possibile entro fine anno. Sul fronte prescrizione, invece, non si contano più i tentativi di affossare la riforma che sarà in vigore il primo gennaio, come ha detto ieri anche il premier Conte. In Senato, alla commissione Giustizia, la maggioranza, compatta, ha sventato per un soffio, con un solo voto di scarto, il blitz di Fi, Lega e Fdi, che volevano calenderizzare un ddl per far entrare in vigore la riforma Bonafede nel 2022.
È finita 12 a 11, con Giacomo Caliendo, Fi, ex magistrato che urlava “È mancanza di democrazia”. Con altri parlamentari dell’ex Pdl, nel 2013, marciò su palazzo di Giustizia di Milano, pro Berlusconi. Alle opposizioni si rivolge il vicepresidente della Commissione, Mattia Crucioli, M5S: “Avrebbero fatto bene ad ascoltare le testimonianze di chi, dopo aver perso i propri cari in circostanze tragiche, subisce anche la beffa di processi che svaniscono nel nulla”.
Negli stessi momenti, alla sala Nassirya del Senato, diversi familiari delle vittime, del comitato “Noi non dimentichiamo”, hanno lanciato un appello a favore del blocco della prescrizione dopo il primo grado. Lo hanno fatto con il cuore e senza alcun interesse personale perché i suoi effetti ci saranno a partire dal 2024. “È un atto di doverosa giustizia per tutti noi e sarà di sollievo per chi – ci auguriamo nessuno – ne beneficerà nei prossimi anni. Speriamo che cambi la percezione della giustizia e siamo qui per difenderla”, ha detto la presidente Gloria Puccetti. È la madre di Matteo Valenti, un giovane operaio morto nel rogo della fabbrica dove lavorava nel 2004. Antonio Morelli, ha perso la sua bambina a San Giuliano di Puglia, il 31 ottobre del 2002 per una scossa di terremoto che fece crollare la scuola, morti 27 bambini e una maestra. In lacrime, ha chiesto un dono di Natale: “Una legge che fa giustizia per le vittime”. E rischia, in parte, di finire con la prescrizione anche il processo appena cominciato per il depistaggio nel 2009, 2015 e 2018, sulla morte di Stefano Cucchi, imputati 8 tra ufficiali e carabinieri dell’Arma: “Mi auguro, ci ha detto l’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, che i reati commessi nel 2009, di cui sono accusati i vertici della scala gerarchica dei carabinieri, non giungano a prescrizione ma si entri nel merito, come la drammatica morte di Stefano Cucchi esige. È una corsa contro il tempo, la prescrizione è ad aprile 2022”.