“Non è il tempo per dividersi o per lasciarsi dividere”, dice il premier Conte nel suo intervento sulla riforma del fondo Salva-Stati di fronte a una Camera semideserta, soprattutto tra i banchi della maggioranza. E già viene da chiedersi: ma come si fa a tenere uniti i partner europei, se manco si riesce con quelli italiani? Eppure in quel vuoto c’è di più: nelle assenze parlamentari su temi – come il Mes – che invece fanno il pieno su giornali e talk, c’è il chiaro segno che ormai la battaglia politica si è spostata altrove: tv, social e – Renzi docet – tribunali.
Così le questioni diventano evanescenti, discutibili, opinabili, non Uno vale Uno ma Tutto vale Tutto, chiunque può dire la qualunque su qualunque cosa (tanto anche le competenze sono ormai evanescenti), la verità non esiste perché si mente sapendo – o non sapendo – di mentire (il risultato è lo stesso), al solo scopo di aumentare i propri tifosi, gratificarli, nutrirli con nuove polpette (avvelenate) e, possibilmente, zittire gli oppositori, chi la pensa diversamente o, semplicemente, dice le cose come stanno. Ma che importa? Sarà vero? Perché lo dice lui? Lui chi? È la mia parola contro la sua! Cip, mi insultano sui social. Drin, squillano alla porta: c’è una querela…
È così che gli italiani sono terrorizzati per l’arrivo di “ben” 11 mila migranti nel 2019 e non sanno come fronteggiare l’“invasione”, o temono l’assalto ai loro conti per salvare le banche tedesche, anche se il 66 per cento non sa assolutamente cosa sia il Mes. Un Meccanismo elaborato nel 2011 col governo Berlusconi-Lega, istituito col governo Monti (e la Meloni nella maggioranza che lo sosteneva), arrivato alla riforma durante il governo gialloverde con la condivisione di Lega e Salvini, ma ora per i leader nero-verdi è un “attentato ai danni degli italiani” colpa dei giallorossi. E il premier “un bugiardo”, “si vergogni”. Nel regime de “la mia parola contro la tua” l’unico sprazzo di verità sembra essere: come mai Salvini non querela Conte – al pari suo – se dice falsità nei suoi confronti? Un film già visto: si intitolava Russiagate e Salvini prendeva le distanze ma non querelava Savoini, per averlo trascinato nell’inchiesta per corruzione internazionale del Metropol.
Il Salvini paladino dei risparmiatori contro le banche feroci era l’altra sera dalla Berlinguer: “Ricordo la direttiva sulle banche, il bail-in, votata a furor di popolo dal Pd: andate a chiedere ai risparmiatori (…) che ci hanno rimesso miliardi di euro per salvare le banche”. Applausi. Così in tv, ma nella realtà la direttiva 59 che ha introdotto il bail-in (far pagare le crisi bancarie ad azionisti, obbligazionisti, correntisti) fu approvata dall’Europarlamento nell’aprile 2014 col sì del Pd, certo, e di FI. E la Lega si oppose? No, si astenne (anche l’europarlamentare Salvini).
E l’uso del contante? A ottobre dalla Gruber, in pieno furore anti-manovra e pro-cash, tuonava: “È sbagliato limitare l’uso del contante!”. Solo 7 mesi prima, marzo 2019, sempre l’Europarlamento aveva approvato la Relazione sui reati fiscali, evasione ed elusione fiscale che diceva testualmente: “Le transazioni in contanti restano un rischio molto elevato in termini di riciclaggio di denaro ed evasione fiscale, nonostante i benefici, quali accessibilità e velocità”, si “invita pertanto la Commissione a elaborare una proposta sulle restrizioni europee ai pagamenti in contanti”. Come votò la Lega? A favore! Già, si preparava a governare…
Di lotta e di governo, di palco (tv, social) e di realtà.