“Un casino incredibile!”. L’espressione di uno dei giuristi che si sono occupati della vicenda non è in punta di diritto, ma rende bene l’idea: il Tar della Liguria ha deciso che la Corte costituzionale debba pronunciarsi sulla legittimità del decreto Genova. E se la Corte dovesse ‘bocciare’ la legge allora tutto rischierebbe di essere messo in discussione: la demolizione, la ricostruzione, forse la stessa nomina del commissario Marco Bucci. Davvero “un casino incredibile!”.
Certo, la decisione della Corte costituzionale richiederà tempo, forse un anno. Per allora il nuovo ponte sarà già ricostruito. Ma che cosa succederà allora? Ovvio, il nuovo ponte non sarà abbattuto. Quindi? Primo: “Se venissero accolti i ricorsi presentati da Autostrade, la società potrebbe ottenere un risarcimento” per essere stata esclusa da demolizione e ricostruzione, spiega Giuseppe Daniele, presidente del Tar Liguria. Secondo, Aspi potrebbe chiedere che venga ricalcolata la somma, che ritiene “esorbitante”, chiesta dal Commissario la ricostruzione al concessionario (449 milioni). E alla fine l’eventuale danno subìto da Aspi e la somma da essa dovuta potrebbero essere compensati. Allo Stato i denari – quanti poi? – rischierebbero di arrivare tra anni. Mentre, come sostiene l’ordinanza del Tar, citando Aspi, era dovere e diritto di Autostrade ricostruire il ponte. Sempre a costo zero per lo Stato.
Il ricorso era nato proprio contro l’esclusione dalla demolizione e ricostruzione del ponte. I legali di Autostrade hanno impugnato il “decreto Genova” del governo gialloverde, quindi anche la nomina di Bucci e i provvedimenti da lui presi come commissario. Hanno chiesto al Tar di porre la questione di costituzionalità e il tribunale l’ha giudicata ammissibile e rilevante. Scrive il Tar: Autostrade “asserisce di essere titolare dell’obbligo/diritto di procedere al compimento di tutte le attività funzionali alla ricostruzione del viadotto Polcevera”, in base alla concessione. Alla quale si poteva derogare con una legge se adeguatamente motivata: secondo i giudici ciò non sarebbe avvenuto. Per la legittimità del provvedimento, dicono, “avrebbero dovuto essere svolta un’istruttoria o, comunque, un accertamento dai quali fosse possibile far emergere quantomeno indizi di responsabilità da parte di Aspi”. Autostrade, però, è ancora concessionaria e per revocare la concessione “non basta neppure il perdurare dell’inadempimento, ma occorre che lo Stato instauri un procedimento amministrativo nell’ambito del quale il concessionario può esercitare i diritti”. La concessione, spiega il Tar, “attribuisce al debitore (Autostrade, ndr)”, anche se “gravemente inadempiente, una tutela molto accentuata e certamente derogatoria rispetto alle comuni previsioni”. Il Tar ricorda anche che “l’obbligo di riparazione è ‘a cura e spese’ della Concessionaria, con il correlativo rischio economico, senza che su questo possano incidere le previsioni ed eventuali limitazioni”. Quindi nel decreto e a cascata nelle decisioni del commissario ci potrebbero essere violazioni di diritti e principi protetti dalla Costituzione: “Ragionevolezza”, “non arbitrarietà”, “libertà imprenditoriale e della concorrenza”. Spiega il tribunale amministrativo: “Tutto questo fa dubitare della legittimità costituzionale” di molti articoli del decreto Genova.
Ma c’è un altro punto: Aspi sostiene di non dovere al Commissario tutti i 449 milioni perché il progetto scelto è troppo costoso. Ce n’erano altri più economici e con tempi di realizzazione inferiori. Un punto che susciterà certo polemiche: “La somma richiesta ad Aspi per il pagamento di demolizione e ricostruzione sarebbe spropositata ed esorbitante… sia in relazione all’offerta di Aspi (che aveva presentato un proprio progetto, ndr) che in relazione alle offerte presentate da altri soggetti”. Autostrade non usa giri di parole: “La scelta di aggiudicare la procedura in argomento al raggruppamento Salini/Fincantieri anziché a quello con capogruppo Cimolai sarebbe priva di qualsiasi giustificazione e motivazione, così come sarebbe illogico e immotivato il fatto che il Commissario Straordinario non abbia valutato ed esaminato anche le offerte degli altri concorrenti (quantomeno di Pavimental)… del tutto comparabili in termini tecnico progettuali e più convenienti dal punto di vista economico e temporale”. Il giudizio è congelato in attesa della sentenza della Consulta.