Le ragioni del no sono molteplici e note e certamente la lettera che più colpisce è questa, firmata da Marina Del Fabbro, insegnante di Trieste. Vale la pena leggerla per intero: “Caro direttore, molestie, violenza sessuale a danno delle donne… la notte di Capodanno a Milano… gli stupri di gruppo a Roma e altrove. Tutti (o quasi) d’accordo nell’affermare che la causa di questi fatti disgustosi risiede nella inaccettabile mentalità che riduce la donna a oggetto a disposizione del maschio e da ridurre al profilo fisico e sessuale. In questo contesto, da cittadina e da insegnante, mi chiedo come sia possibile anche solo pensare di proporre alla presidenza della Repubblica una persona come Berlusconi che questa mentalità ha tanto contribuito a crearla: con lo stile di vita, le parole, le ‘barzellette’ e le visioni che ha fatto circolare nella nostra società…”.
Quante volte abbiamo discusso delle macerie lasciate dal berlusconismo? Eccone qui una dimostrazione grave. Una lettrice del Fatto? No, di Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani diretto da Marco Tarquinio. Ieri la seconda pagina del giornale (nell’edizione più letta della settimana) è stata quasi tutta dedicata alle proteste dei lettori contro la grottesca candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. Le missive sono dodici e coprono l’intero arco delle malefatte dell’impresentabile Caimano. Ma soprattutto danno corpo al malessere del Paese sull’ultima ambizione del Pregiudicato. Vincenzo Ortolina da Carugate, nel Milanese: “Una fetta significativa dello stesso elettorato di centrodestra si sente in imbarazzo su tale proposta, e non parliamo di quello orientato a centrosinistra. Da giorni sento affermazioni del tipo: ‘Io mi vergognerei di dirmi italiano’. E non pochi aggiungono persino, certo forse esagerando un poco: ‘Io cambierei Paese’. Qualunque sondaggista credo che potrebbe confermare questo diffuso disagio”.
I motivi appunto sono noti, dalla satiriasi dell’ex Cavaliere alla sua condanna del 2013 e alle sue tremende gaffe internazionali: “Abbiamo pensato a una boutade, ma poiché ora la candidatura è appesa solo al ‘sì’ dello stesso candidato, la cosa non fa ridere più! Chi non ricorda le gravi espressioni nei confronti di Angela Merkel e il sorrisetto fra lei e Sarkozy? Chi ignora le ‘leggi ad personam’ e le ‘compere’ di parlamentari? Chi ha dimenticato la condanna per frode fiscale e gli attacchi al galantuomo Enzo Biagi?” (Raffaele Pisani, un napoletano a Catania).
Un lettore italiano dalla Germania, infine. Scrive Piero Bartalesi: “Tanti, quasi tutti, sanno che è stato condannato per evasione fiscale e che pesa su di lui il sospetto che lo abbia fatto più di una volta. Ora, nel caso tale persona fosse eletta, si direbbe a tutto il mondo in maniera ufficiale: ‘L’italiano doc è l’evasore’! Chi evade, chi non è solidale con i suoi concittadini, diventerebbe infatti il rappresentante di tutto il nostro popolo, con buona pace degli onesti. Vorrei invece esser fiero dell’Italia e dei suoi valori”. E nella sua risposta, Tarquinio, mette in evidenza un dato reale dell’attuale quadro. Cioè che debolezze e inerzia nonché la mancanza di lucidità possono far tagliare a B. il suo traguardo di “rivincita”. Oremus.