A un certo punto della giornata di ieri Alfredo Bazoli e Walter Verini, componenti della commissione Giustizia del Pd (il primo è il capogruppo) hanno deciso che era il caso di aggiungere la loro presenza a quella (massiccia) dei forzisti, durante la maratona oratoria dell’Unione camere penali contro la riforma Bonafede. Da lunedì scorso (e fino a domani) di fronte alla Corte di Cassazione a Roma, circa mille avvocati si esprimono contro il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, che entra in vigore il primo gennaio 2020. “Abbiamo valutato che fosse il caso di chiarire in quella sede il nostro punto di vista”, spiega Bazoli. E attacca: “Sulla prescrizione abbiamo fatto una battaglia contro il precedente governo e abbiamo ereditato questa norma. Il confronto nella maggioranza è aspro: speriamo di ottenere risultati per garantire la ragionevole durata dei processi”. Oggi alla manifestazione dei penalisti ci sarà pure una delegazione di Italia viva, dopo che Matteo Renzi ha annunciato che voterà la proposta di legge Costa per cancellare la riforma Bonafede.
Dopo settimane e settimane di vertici, di incontri informali, di messaggi prima morbidi, poi sempre più perentori, il Pd ha deciso che sulla prescrizione non vuole mollare. E Nicola Zingaretti e Andrea Orlando hanno annunciato che – se non si trova un accordo – i dem presenteranno una loro proposta di legge. “Presenteremo degli emendamenti al testo di Costa e li voteremo”, spiegano fonti vicine al segretario. Il voto sulla proposta del deputato di Forza Italia è previsto prima della fine dell’anno a Montecitorio. Dunque, alla Camera si potrebbe arrivare a un sì unitario di Pd, Italia Viva e FI. Tra le altre opzioni prese in considerazione, l’idea di infilare nel Milleproroghe il rinvio della Spazzacorrotti. O presentare una proposta di legge autonoma. Perché poi va detto che – a questo punto – non ci sono neanche i tempi tecnici per fermare l’entrata in vigore della legge. I cui effetti, comunque, non si avranno prima di 3 o 4 anni. Quella del Pd sembra soprattutto una battaglia di bandiera. Che poi sia una strana (e sospetta) bandierina per il Pd al Nazareno lo sanno. Per cui, le prime motivazioni che si danno sono politiche.
La prescrizione è il prestesto per dare battaglia, piuttosto che il tema più rilevante del momento. “Noi non possiamo continuare a cedere su tutto. Non possiamo lasciare che i Cinque Stelle facciano il bello e il cattivo tempo. Se il governo deve andare avanti, non può essere in questo modo”, spiegano ai vertici del Nazareno. Per dirla con Verini: “Perché Di Maio alza muri, delegittima e indebolisce il tentativo di sintesi del presidente del Consiglio?”.
Il Pd governista guarda con speranza alle parole pronunciate ieri da Giuseppe Conte a Londra, sulla necessità di trovare una soluzione. Ma i dem in blocco non si fidano di Luigi Di Maio, e neanche della tenuta del Movimento e della capacità di Conte di tenere tutto. Quindi, meglio evitare di continuare a ingoiare, pure in vista di un’eventuale campagna elettorale.
Oggisi riunisce la “cabina di regia” per decidere come procedere nel merito. Oltre a Bazoli, ci saranno l’ex Guardasigilli, Andrea Orlando, Andrea Giorgis, Roberta Pinotti, Franco Mirabelli e Michele Bordo. L’idea di partenza è quella di lavorare a una proposta che stabilisca una durata massima per i processi, dal secondo grado in poi. Una soluzione che non prescrive il reato, ma estingue il processo. Bonafede ha già detto di non essere d’accordo.
Ma, al netto della situazione politica generale, perché il Pd si impicca alla prescrizione? “Forse perché il blocco è incostituzionale?”, suggerisce il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio. E poi ribadisce: “Si è detto che si può fare la prescrizione, ma con correttivi sulla durata del processo”. Ma non era una battaglia del Pd antiberlusconiano? “Sì, ma le regole le abbiamo cambiate con la riforma Orlando”, dice. Stesso ragionamento fa la Pinotti. “La riforma Bonafede è un salto nel buio. Noi non vogliamo allungare i processi, ma evitare il collasso del sistema e garantire la certezza della pena”.
In serata interviene Bonafede. Per ribadire il punto: “Mi aspetto lealtà dal Pd. Se si tratta di lavorare per garantire tempi certi del processo ho già dato disponibilità mille volte”. Ma le sue proposte (in sintesi, introdurre un regime sanzionatorio per la durata eccessiva) non hanno convinto il Pd. Risponde Orlando: “Sin qui l’unico segno di lealtà l’abbiamo dato noi negando l’urgenza sulla proposta Costa. Dunque, “ora tocca al ministro proporre delle soluzioni perché quelle fin qui avanzate non garantiscono certezza dei tempi del processo. Ci deve dire se delle nuove proposte intende farle lui altrimenti le faremo noi”.
Fino a che punto si arriverà? Bonafede accusa: “È assurdo che su una conquista di civiltà di questo tipo ci si possa interrogare sulla durata del governo”. Ma per ora non ci sono neanche vertici di maggioranza sul tema.