Venezia senza difese dopo 50 anni di chiacchiere, sprechi e tangenti, è il vero dramma. L’acqua altissima del 12 novembre, con quel metro e 87 centimetri che sembrava inarrivabile dopo l’alluvione del ’66, lo ha solo confermato.
È per questo che il Mose, il sistema di dighe mobili che a 16 anni dall’apertura dei cantieri ancora non funziona, è il relitto-simbolo del naufragio di Venezia. Ma è anche un parafulmine e un feticcio a cui ci si aggrappa sperando che quando sorgerà dalle acque sarà capace di fermare le maree. E che non ci sarà un’altra volta. Al punto che molti si sono chiesti: ma non avrebbero potuto provarci, almeno per un volta? Non avrebbero potuto perché il Mose non è ancora stato messo in funzione, hanno alzato le barriere più volte per eseguire test. Il sofisticato sistema elettrico e idraulico, poi, non è completato. Serviranno ancora sei mesi. Quello attuale serve per la manutenzione e le prove. Infatti dal Consorzio Venezia Nuova confermano il cronoprogramma: appuntamento al 31 dicembre 2021.
Il problema è riuscire a rispettare almeno la data. Il premier Conte, arrivato mercoledì in Laguna, ieri ha visitato Pellestrina, l’isola più colpita. Ha annunciato di aver convocato per il 26 novembre il Comitatone interministeriale per la salvaguardia di Venezia. Il che è già una notizia. “Discuteremo anche la governance per i problemi strutturali, grandi navi, Mose, e un maggiore coordinamento tra le autorità competenti. Sta arrivando il Commissario straordinario per il Mose, dobbiamo integrare la nomina del Consorzio Venezia Nuova e c’è ancora il Provveditorato competente sulle acque. Dobbiamo coordinare meglio il lavoro”.
Ha così accolto le richieste formulate dal sindaco Luigi Brugnaro. Poco dopo il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha annunciato che il supercommissario sarà Elisabetta Spitz, ex direttore dell’Agenzia del Demanio. Insomma, il governo vuole procedere sulla via del completamento dell’opera e riavviare procedure in stallo. Il premier ha poi anticipato. “Adotteremo il decreto che dichiara lo stato di emergenza per Venezia, come ci è stato chiesto dal presidente della Regione”. Nel pomeriggio approvati i primi 20 milioni di euro. Come in tutte le calamità naturali, dopo l’emergenza, ci si preoccupa dei danni, che secondo alcune fonti arriverebbero a 1 miliardo di euro. Conte ha spiegato che vi sono due fasi: “La prima ci consentirà di indennizzare i privati e gli esercenti sino a un limite per i primi di 5 mila euro e per i secondi di 20 mila euro”. La seconda? “Per chi ha danni più consistenti, li quantificheremo con più calma e potranno essere liquidati dietro istruttoria tecnica”.
Sulla linea del fare c’è anche il ministro Luigi Di Maio, che ha attaccato: “Promuovi opere pubbliche come questa, nate già vecchie e infarcite di tangenti e corruzione? Questo è l’effetto. Un’opera fermata dalla magistratura per indagini, ora, benché non sia la migliore soluzione possibile, va terminata al più presto per proteggere Venezia subito”.
In piazza San Marco è comparso perfino Silvio Berlusconi, con gli stivali da acqua alta. “Il Mose va finito”. Per forza, la prima pietra la mise lui, nel 2003, quando era all’apice del potere, con accanto Giancarlo Galan.
Voce in controtendenza, quella di Armando Danella di Ambiente Venezia: “Saranno i cambiamenti climatici ad affondare il Mose, perché dimostrano che è un’opera vecchia e dannosa. Il governo cambi rotta”. Oggi nuovo colmo di piena alle 11:20 a 145 centimetri, scirocco permettendo.