Il sindaco di Roma è un po’ come l’allenatore della Nazionale: accetti il ruolo, ma sai che ti crocifiggeranno. La Capitale è una città malata, su cui si abbattono sfighe tragicomiche che finiscono nei titoli dei tg e, ora, pure nei testi di cantautori più o meno impegnati. Siano nevicate inedite, nubifragi mai visti o branchi di cinghiali infestanti. Dietro le cover-story ci sono 3 milioni di persone, che nel 2016 si sono rivolte al M5S per provare a guarire le metastasi portate a galla dall’inchiesta Mondo di Mezzo.
“Cosa resterà di Virginia Raggi in Campidoglio?”, ci si comincia a chiedere a 19 mesi dalle Comunali del 2021, incalzati dalla propaganda salviniana che vorrebbe (ri)consegnare Roma a chi la definiva “ladrona” fino all’altroieri. Di certo un lungo periodo di assestamento, con soli 2 assessori sui 24 nominati che sopravvivono dal primo giorno e tanti errori nelle nomine dei manager, rivelatisi non adatti, non in linea o a volte serpi in seno. In alcuni casi si è agito con coerenza per la via più difficile, come con il concordato preventivo di Atac o puntando testardamente (solo) sulla raccolta differenziata; in altri con colpevole ritardo, come con la riforma delle partecipate. Senza contare il valzer dei fedelissimi: Raffaele Marra, subito messo kappaò dalla Procura, o Luca Lanzalone, consigliato dai vertici M5S, diventato l’indagato chiave nell’inchiesta sullo stadio dell’As Roma. La stessa Raggi per un anno intero è stata condizionata da un’inchiesta su una nomina, per poi sentirsi dire che “il fatto non costituisce reato”. Come la sua prima assessora all’Ambiente, Paola Muraro.
Nel frattempo cosa è stato fatto alla guida della Capitale? “Quel che si può”, perché le risorse, da elemosinare presso Regione e governo, sono sempre troppo poche per una città che ospita il 5% della popolazione italiana. Su ogni macro-ambito, Il Fatto Quotidiano propone un fact checking necessariamente sintetico delle cose fatte e non fatte in questi tre anni e mezzo. Tenendo presente che in queste ore in Campidoglio gira la bozza del ddl su Roma Capitale, che potrebbe trasformare la Capitale in una città-regione, con poteri ed economie mai viste. Il regalo più importante per il prossimo sindaco di Roma.
Strade
Buche: appalti più efficienti, ma restano 80 milioni di euro per 5.500 km di vie
Le buche stradali rappresentano una delle piaghe romane. Nell’ultimo anno e mezzo c’è stato un miglioramento. L’obiettivo del Campidoglio, a fine 2019, è di arrivare a 1 milione di metri quadri di strade riasfaltate in 24 mesi, il 9% degli 11 milioni di competenza del Dipartimento Lavori pubblici, è vero, ma solo l’1,5% del totale considerando tutti i 5.500 km di strade romane, municipi compresi.
Merito di appalti più efficaci, poiché i fondi stanziati sono sempre gli stessi: nonostante la promessa di un “piano Marshall” da parte dell’ex assessora Margherita Gatta, l’importo non ha mai superato gli 80 milioni di euro l’anno. La manutenzione stradale va avanti a due velocità. Le strade comunali contano 800 km (il 20% del totale), quelle municipali 4.700 km. E ai 15 municipi sono destinati solo 30 milioni l’anno (2 milioni ciascuno) per la manutenzione, con la Procura che indaga su possibili “distrazioni” di fondi nei parlamentini locali. In ultimo il tema della pulizia di tombini e caditoie. Il bando è fermo da 3 anni e ci sono 5 milioni di euro inutilizzati: la sindaca Virginia Raggi ha annunciato lo stanziamento di altri fondi per l’assegnazione di una gara in vista della prossima estate.
Ambulanti
Lotta a bancarelle e “tavolini selvaggi”, tra delocalizzazioni e abusivismo cronico
L’attività sulle bancarelle che intasano marciapiedi e parcheggi si sta dimostrando efficace. La prima delibera del 2017 ha portato a delocalizzare nei municipi oltre 100 ambulanti, risolvendo tre criticità chiave come quelle di Tiburtina, Tuscolana e viale Regina Elena. Va peggio nel centro storico ma, bisogna dirlo, non per colpa del Campidoglio: il presidente della commissione commercio, Andrea Coia, aveva pronta una delibera che avrebbe portato al contingentamento e alla delocalizzazione negli altri municipi, ma il provvedimento è stato bloccato dai vertici nazionali del M5S che avevano visto montare la rabbia dei bancarellari a ridosso delle elezioni europee di maggio. Critica la situazione derivante dalla lotta al cosiddetto “tavolino selvaggio”, iniziata ai tempi di Alemanno, che in realtà sta privando ristoratori storici di preziosi spazi all’aperto. Fin qui i dehors sono stati vietati in 166 strade su 1600 per ritardi burocratici, pescate a caso dai cassetti degli uffici dipartimentali, condizione che ha fatto esplodere l’abusivismo. Chissà se il settore verrà aiutato dalle pedonalizzazioni, da sempre pallino del M5S romano: dopo le polemiche su via Urbana e via dei Castani, l’ultima proposta è la chiusura parziale di piazza Venezia.
Rifiuti
Raccolta, differenziata e trattamento: il vero tallone d’Achille di “Virginia”
Èil tallone d’Achille di Virginia Raggi. Se c’è un ambito in cui si rischia la bocciatura è proprio quello dei rifiuti. Perché, al di là di tutte le attenuanti del caso – che esistono – la città è sporca e la raccolta non funziona (i cittadini, interpellati dall’Agenzia capitolina per il controllo del servizio pubblico, hanno assegnato il voto di 2,6 su 10). Fin qui sono stati cambiati 3 assessori e 7 vertici dell’azienda pubblica Ama, società il cui risanamento non è mai partito. La crescita della raccolta differenziata ha subìto una frenata dai tempi di Ignazio Marino, salendo in media di un solo punto percentuale l’anno. Il rogo del tmb Salario – probabilmente doloso – non ha portato nuovi investimenti sugli impianti di trattamento, costringendo Roma a essere dipendente dalle società del re di Malagrotta, Manlio Cerroni, per circa 1.500 tonnellate al giorno di indifferenziato su 2.700 totali. La flotta dei camion che raccolgono i rifiuti è funzionante al 50%. Ama vorrebbe che l’ordinanza dell’estate 2019 firmata da Zingaretti fosse resa permanente, perché avrebbe dimostrato che gli impianti laziali esistenti sono (appena) sufficienti. Va detto che Virginia Raggi è stata lasciata sola, in un settore dove s’intrecciano interessi legali e non: lei l’ha denunciato e probabilmente ha ragione.
Sicurezza
Le ville dei Casamonica abbattute e la commissione sulle case occupate
La sicurezza nelle città è di competenza delle prefetture, ma un sindaco può comunque fare tanto, sia partecipando al comitato per l’ordine e la sicurezza, sia mostrando vicinanza fattiva ai propri cittadini. A livello simbolico e sostanziale, Virginia Raggi – nel limite dei suoi poteri – si sta muovendo tanto contro la criminalità organizzata. La demolizione nel 2018 delle case abusive dei Casamonica porta anche la firma della presidente del Municipio VII, la pentastellata Monica Lozzi, che ha trovato i fondi e avviato pratiche ferme anche da 20 anni. Poi c’è l’operato del comandante dei vigili, Antonio Di Maggio, che ha creato una commissione ad hoc sulle case occupate e ha avviato una serie di blitz contro i clan, portando avanti operazioni simboliche come la cancellazione del murales dedicato al boss Cordaro di Tor Bella Monaca. Anche la coraggiosa solidarietà espressa alla famiglia di Casal Bruciato è un segnale di legalità. Si va a rilento su Ostia, dove si sta procedendo alle revoche delle concessioni balneari – molte incastrate al Tar – ma sul lungomuro e sugli accessi al mare si registra una certa inerzia. Perplessità desta l’idea di acquistare dalla famiglia Armellini le “case di sabbia” di Nuova Ostia, quartier generale degli Spada, dove abitano circa 1.200 persone.
Bilancio e partecipate
Non migliora il recupero di Tari e multe. E il Comune incassa solo il 50% dei crediti
Iconti sono in ordine, i documenti finanziari approvati nei tempi previsti e il ricorso ai debiti fuori bilancio è ridotto al lumicino. Resta la difficoltà nel rimediare risorse. I dati sul recupero dell’evasione di Tari, multe stradali e tariffe comunali varie, ad esempio, non sono in miglioramento. Il Campidoglio, come in passato, riesce a incassare solo il 50% dei propri crediti, come si evince dal rendiconto di bilancio 2018 e in particolare dal fondo svalutazione crediti. La grande questione resta quella dei 12 miliardi di debiti pregressi, iscritti alla gestione commissariale, per la quale Virginia Raggi ha ottenuto la ridiscussione dei tassi bancari con un risparmio di 2,5 miliardi. Ma la vera “bomba” sui conti riguarda le aziende municipalizzate, che a causa dei loro 3 miliardi di debiti rischiano di compromettere le casse capitoline. Particolare attenzione va fatta ai crediti che queste società hanno con l’amministrazione, ben 1,4 miliardi di euro: le 9 municipalizzate ottengono circa 2 miliardi di euro dal Comune in contratto di servizio, di cui 1,2 miliardi vengono spesi per pagare i 24.000 dipendenti (dati riferiti alle 9 municipalizzate al 100% del comune). È un cane che si morde la coda, dove perde sempre il Campidoglio.
Cultura
Il grande balzo di musei e spazi espositivi. E poi cinema, street-art e Capodanno
L’operato del vicesindaco Luca Bergamo in questi tre anni e mezzo è tangibile. In città si sta rivitalizzando il ruolo dell’azienda PalaExpo, sotto la guida del presidente, l’artista Cesare Pietroiusti, e del dg Fabio Merosi. Nel 2018 i visitatori totali del Palazzo delle Esposizioni sono arrivati a toccare quota 265.000, cui bisogna aggiungere i 142.000 del Macro Asilo di via Nizza e gli 87.000 del Macro Testaccio. Il Macro Asilo, secondo le stime di Federculture, è passato dal 52° al 32° posto fra gli spazi espositivi più visitati d’Italia, nonostante il curatore uscente, Giorgio De Finis, che ha tentato di replicare l’esperienza autogestita del Maam, non si sia detto del tutto soddisfatto: a lui succederà a breve Luca Lo Pinto. Buone recensioni ha ottenuto l’ultimo Roma Film Fest all’Auditorium Parco della Musica, che si appresta a rinnovare i propri vertici. Restano le difficoltà del Teatro dell’Opera, che vede aumentare i debiti nonostante abbia attinto nel 2014 ai finanziamenti della legge Bray. Grande fermento sul fronte della street-art (a Torraccia da poco inaugurato il Miglio d’Arte) mentre da qualche anno Roma è tornata ad avere un Capodanno di piazza più che discreto, con Skin degli Skunk Anansie che si appresta ad accompagnare l’arrivo del 2020.
Emergenza abitativa
Nella città dei poteri forti del mattone in 20 mila hanno bisogno di un tetto
L’emergenza abitativa è da sempre uno dei temi caldi a Roma, una città dove i big dell’economia locale hanno fortissimi interessi nel mattone. A Roma in 12 mila avrebbero diritto a un tetto, un totale di 20 mila ne avrebbe bisogno. Questo è il dato, al di là delle competenze divise fra Comune e Regione. Fin qui qualcosa è stato fatto. Le assegnazioni delle case popolari fino al 2018 erano di 500 all’anno: sono raddoppiate, ma il ritmo resta basso. La Regione Lazio ha a disposizione 194 milioni di fondi ex Gescal, di cui soltanto 40 milioni sono stati impegnati per la divisione dei vecchi alloggi (la gran parte troppo grandi rispetto ai nuovi nuclei familiari, formati al massimo da 3 persone). Ma serve l’impegno del Comune che fin qui si è fatto trascinare dall’inerzia regionale. Sono 110 le strutture dismesse o sottoutilizzate in attesa di programmi di rigenerazione urbana che tardano ad arrivare e manca totalmente il dialogo con i costruttori. Anche perché nei residence (che vengano chiamati Caat come fecero Veltroni e Alemanno o Sassat come ha voluto Raggi) ci sono ancora 1.100 persone, a carico del Comune. Proseguono le operazioni di uscita dai campi rom nel rispetto dei trattati europei, qualcosa in più rispetto al passato, ma la scadenza del 2020 è troppo vicina.
Trasporti
Bilancio Atac in pareggio: aumentano i bus nuovi, però pesa il disastro Metro
Il concordato preventivo dell’Atac ha restituito un lumicino di speranza all’azienda pubblica, che per la prima volta dal 2009 è in pareggio di bilancio. Il servizio resta però pessimo, come certifica il voto di 4,6 su 10 assegnato dai romani secondo l’Agenzia per il controllo dei servizi pubblici del Campidoglio. Si alternano buoni risultati sul fronte della lotta all’evasione tariffaria (+50% di sanzioni rispetto all’anno precedente) e qualche iniziativa simpatica (pos ai tornelli come a Milano o la macchinetta mangia plastica), a disastri totali. La vicenda delle scale mobili è la più recente e quella più attuale: a parte le fermate di Repubblica e Barberini dove indaga la Procura, sono decine gli impianti di traslazione chiusi ogni giorno sulle metro A, B e C. Una programmazione superficiale porterà alla chiusura per ben 3 mesi delle fermate Cornelia e Baldo degli Ubaldi. Bene l’arrivo di 227 nuovi autobus che via via stanno prendendo servizio (al 31 ottobre siamo a quota 206, cui vanno aggiunti 38 a noleggio e 13 minibus elettrici). Ma il saldo rispetto a ottobre 2018 è di 50 bus in circolazione in meno. Il servizio reale rispetto a quello programmato è ancora al 91%. L’azienda ad oggi utilizza contemporaneamente 1.100-1.200 vetture delle 1.936 totali.