La pace per i navigator campani è durata meno di un mese, giusto il tempo di far cambiare ancora idea al governatore dem Vincenzo De Luca. Sono già tornati nel limbo i 471 che a giugno hanno vinto il concorso per diventare figura chiave nello sviluppo del reddito di cittadinanza. “Apprendiamo con rammarico – ha scritto ieri l’Anpal Servizi – che la giunta non ha approvato la convenzione che definiva le modalità di assistenza tecnica dei navigator”. “All’impegno sottoscritto e diffuso a mezzo stampa – hanno aggiunto dall’agenzia guidata da Mimmo Parisi – non corrisponde la volontà del presidente De Luca di far partire le attività dei navigator”. Parole “sconcertanti” per il vicepresidente regionale Fulvio Bonavitacola: “La Regione – ha detto – non deve regolare con alcuna convenzione l’utilizzo di personale selezionato e convenzionato da Anpal”.
Come si è arrivati allo scontro? Che è successo nel frattempo? In teoria, niente che giustifichi una nuova clamorosa retromarcia. In pratica, a influire è stato il mutare degli equilibri politici. L’alleanza elettorale tra M5S e Pd ha avuto un pessimo risultato in Umbria e non sarà replicata nelle prossime tornate, nemmeno in Campania. Quindi a De Luca non serve più blandire gli umori dei pentastellati, che sbandierano il reddito di cittadinanza – e i relativi navigator – come una conquista epocale, ai quali aveva provato a rivolgere timide attenzioni dopo anni di insulti reciproci. A partire da una telefonata a un consigliere regionale, Tommaso Malerba, finita in pasto ai giornali e rispedita al mittente. De Luca – va ricordato – aveva per mesi rifiutato i navigator Anpal Servizi destinati alla sua Regione, 471 su un totale di 3 mila.
Occhio però alla tempistica. Il 7 ottobre il ministro del Sud Giuseppe Provenzano, che ad agosto da responsabile nazionale lavoro del Pd aveva severamente censurato lo stallo sui navigator campani, incontra De Luca e dichiara che sta lavorando per sbloccare la situazione. Il giorno dopo De Luca rilancia: “Sono pronto a convincere Anpal ad assumerli, mi impegno ad andare a Roma per questo”. Il 17 ottobre la stretta di mano a uso fotografi tra De Luca e Parisi, tra sorrisi e fanfare. Tutto risolto? Pareva. Il 27 ottobre c’è il tracollo in Umbria della nuova alleanza. E ieri il dietro front della Campania sui navigator. Questioni politiche a parte, fonti vicine al dossier raccontano di tante richieste di modifica al testo della convenzione pervenute da De Luca e, tra queste, una tanto singolare da sembrare un pretesto: la Campania voleva che i navigator non operassero fisicamente nei centri per l’impiego, ma nelle sedi Anpal.
Condizione difficile da realizzare, perché l’intesa Stato-Regioni dice che i navigator devono fornire assistenza tecnica proprio agli addetti degli ex uffici di collocamento nella creazione dei piani personalizzati destinati ai beneficiari del reddito di cittadinanza. Il patto per il lavoro, recita la legge che ha istituito la misura contro la povertà, va firmato nei centri per l’impiego. La presenza dei navigator in queste strutture è logica conseguenza delle norme. Tra l’altro, il ruolo dei navigator è stato definito da governo e Regioni il 16 aprile: in quell’occasione, i governatori accettarono il personale precario di Anpal Servizi da assumere subito perché l’esecutivo garantì anche l’assunzione di 11.600 nuovi operatori stabili nei centri per l’impiego regionali entro un triennio. De Luca incassò la promessa e non si oppose, salvo poi rifiutare i navigator motivando la scelta con la volontà di “non creare nuovo precariato”.