La guerra delle licenze per il gioco d’azzardo, in Kenya, è cominciata con una fake news: “Il vicepresidente Ruto ha quote nascoste dentro BetIn”, si leggeva mesi fa sulla stampa locale. I documenti ufficiali forniti dalla società al Fatto Quotidiano smentiscono questa versione. BetIn, infatti, risulta principalmente italiana. Gamcod Ltd, proprietaria del marchio, per il 10% è di Leandro e Domenico Giovando, mentre il 90% è di una società delle Mauritius, Samson Capital Investments Limited, il cui socio di maggioranza è un imprenditore, anche lui italiano, residente a Londra: Stefano Nesti. Un decano, come Giovando, dell’industria dell’azzardo. Il loro fiuto per gli affari li ha portati tra i primi in Africa: i due, infatti, operano insieme anche in Nigeria con il marchio Bet9ja.
Sanno entrambi che se si vogliono mettere al sicuro gli introiti è prudente che le società di gioco abbiano forzieri nascosti offshore e sistemi societari complessi, a discapito della trasparenza. L’azzardo è un gioco rischioso: bisogna adattarsi a mercati e Paesi con regole ed equilibri politici che possono cambiare in un baleno, come dimostra il caso del Kenya. Qui BetIn contava però già sulla reputazione dei Giovando, famiglia molto in vista nel Paese, e contava su due partner kenyoti (uno dei quali sposato con la nipote di Museveni, il presidente dell’Uganda – anche se per i legali di Giovando non è una figura politicamente influente). Non è stato sufficiente.
La partnership tra Nesti e Giovando esiste dal 2012, quando Nesti deve ricostruire una società, Goldbet, che ha rilevato da Paolo Tavarelli, nome all’epoca ancora poco noto, ma ormai ricorrente nelle inchieste sulle scommesse illegali in odore di mafia. Quando Tavarelli lascia Goldbet con il fardello di parecchi debiti per aprire una società concorrente, PlanetWin/Sks365, Nesti inizia la sua “guerra giudiziaria” con l’ex amministratore delegato: i due, dichiarano gli avvocati di Nesti e Giovando al Fatto, “non avranno mai più alcun rapporto”. Nesti tra il 2004 e il 2006 è stato socio e manager del rischio anche di Paradisebet, società dei Martiradonna, famiglia che s’incontra spesso nelle inchieste su mafia e scommesse.
A novembre 2018 la Dda di Bari scrive che tra Nesti e i Martiradonna si apre una causa legale nel momento in cui l’imprenditore prova a comprarsi l’intera società. I due – spiegano gli avvocati di Nesti – non hanno più avuto rapporti, per quanto i Martiradonna abbiano cercato di infilarsi anche nei mercati africani dove operano Nesti e Giovando. In Kenya, riporta la procura antimafia di Bari, i Martiradonna avrebbero cercato una sponda, senza mai concludere l’affare, con John Kamara, imprenditore nel settore blockchain e nel gioco online tra i più famosi del continente.
In Nigeria, invece, secondo i riscontri dell’indagine Galassia (novembre 2018), contano sull’attuale portavoce della Camera dei rappresentanti, Femi Gbajabiamila e sul fratello Lanre, capo del National Lottery Board, il regolatore del gioco in Nigeria. L’email pubblica del parlamentare risulta tutt’oggi legata a due siti di scommesse, ora non più raggiungibili: quickbet247.info e kwikbet247.info. Quest’ultimo compare anche nelle carte delle Dda italiane: sarebbe un marchio aperto nel 2016 dal politico nigeriano con gli emissari dei Martiradonna e il supporto del fratello Lanre, l’uomo che concede le licenze in Nigeria.