“Nell’epoca in cui i modelli femminili sono rappresentati dalle veline e dalle fashion blogger, una donna che afferma il potere del coraggio, della curiosità, della volontà di lasciare qualcosa agli altri mi fa innamorare. Non solo: questa donna ha dimostrato che si può invecchiare senza botulino”. “Questa donna” è Oriana Fallaci e a raccontarla, oggi in seconda serata su Rai3, è Sabrina Impacciatore. È il primo di quattro docu-film del secondo ciclo di Illuminate, prodotto da Anele in collaborazione con Rai Cinema, che vedrà protagoniste anche la stilista Laura Biagiotti (con Serena Rossi), la dirigente d’azienda Marisa Bellisario (con Violante Placido) e Virna Lisi (con Bianca Guaccero). Passeggiando per l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) – luogo che celebra con una mostra la passione della scrittrice-giornalista per lo spazio e, negli anni 60, per le missioni sulla Luna – l’attrice, diretta da Marco Spagnoli, incontra parenti, amici e colleghi che tracciano un profilo intimo della Fallaci, destrutturando l’icona e riappropriandosi della donna.
Impacciatore, eppure persino Salvini ha mostrato sul palco di Pontida una foto della Fallaci.
Oriana era una pensatrice libera, una donna profondamente intelligente: mi fa sorridere il fatto che c’è chi pensa di potersene impossessare. Ne La rabbia e l’orgoglio scrive che i leghisti non conoscono il Tricolore: credo che già questo renda chiara la sua posizione. Fu figlia di un partigiano torturato dai fascisti e fu lei stessa staffetta partigiana. Eppure non appartenne neanche alla sinistra: anzi, definiva “cicale” gli intellettuali di sinistra che usavano il filtro del controllo per non perdere il potere. Questo mi ha fatto innamorare: non ha mai avuto paura di farsi tutti nemici.
Ne parla con emozione, e quasi con devozione.
Veramente mi mette in soggezione: mi sono portata a casa la locandina del docu-film e già solo guardarla mi intimorisce. Lei mi crederà pazza, ma proprio martedì mi è successa una cosa magica.
Racconti.
Ero all’Asi per la proiezione in anteprima, mentre parlavo sul palco mi è sembrato che qualcuno dal pubblico volesse interrompermi. “Sì, prego?”. Silenzio. “Il prossimo film lo voglio fare su Giovanna d’Arco, considerato che sento le voci”. Poi parte il film e si sente Oriana che in un’intervista dice: “Giovanna d’Arco era una guerriera”. Ci siamo incontrate su questo nome. Un segno magico.
Non si è sentita addosso la responsabilità di raccontare un personaggio così “pesante”?
Me la sono assunta dopo essermene innamorata. Sono ben conscia delle reazioni contrastanti che il nome Fallaci suscita, ma il fatto che lei abbia avuto il coraggio di rimanere sempre fedele a se stessa, affrontando tutto in maniera viscerale, come se i fatti del mondo la riguardassero di persona, mi ha tolto qualsiasi dubbio.
In un periodo di guerre come questo, secondo lei si sente la mancanza di una Fallaci?
Probabilmente Oriana avrebbe preso il suo zainetto e sarebbe partita, con la solita scritta: “In caso di morte, restituire il corpo a…”. Ma insomma, chi altri lo farebbe? Si definiva “storica”, nel senso che raccontava la storia nel momento in cui la storia si svolgeva. E il coraggio era la dote che ammirava di più negli altri. Si chiedeva sempre: se questa persona fosse stata presa dai fascisti e torturata, avrebbe parlato? Suo padre non l’aveva fatto e questo era il suo metro di paragone. Dalla risposta che si dava, dipendevano i suoi rapporti con gli altri.
Determinata, ma senza tonalità di grigi. Per questo divisiva.
Eppure profondamente seduttiva anche quando usava toni forti. Mi dispiace che l’abbiano attaccata persino le donne. L’hanno considerata un’antiabortista, quando invece il suo Lettera a una bambino mai nato fu un libro sul dubbio, sul dolore, sulla disobbedienza, sulla libertà. In una società misogina come quella italiana, la Fallaci dovrebbe essere insegnata nelle scuole.
A proposito di insegnare, crede che possa servire questa tv che racconta i personaggi, le storie, la Storia?
Questi docu-film nascono dall’intuizione di Gloria Giorgianni di Anele. Ce ne vorrebbero di più di operazioni così: sono progetti che nutrono la società del futuro. Veniamo da trent’anni di televisione orribile, che ha comportato un enorme impoverimento culturale (a parte le dovute eccezioni, ovvio). Nel mio piccolo rifiuto proposte che magari mi arricchirebbero economicamente, ma che non ritengo educative. E se guardo una trasmissione che ritengo insultante, spero vada male. Quando invece prodotti come Illuminate funzionano, io gioisco e mi emoziono. Come spero facciano produttori ed editori. Le scommesse hanno bisogno di coraggio: impariamo da Oriana.