Al funerale di Francesco Tripaldi tutti dicevano “quel maledetto corso”. Aveva 41 anni e viveva con la madre in un piccolo paesino dell’alto Ionio cosentino. Era disoccupato e voleva sposarsi a breve. Aveva deciso perciò di frequentare la scuola professionale “Sud Europa” di Altomonte, in provincia di Cosenza. Nei suoi sogni c’era un posto di lavoro come operatore socio-sanitario che richiede attestato. Per averlo aveva sborsato 2.000 euro, ma quando si è accorto che quel pezzo di carta non valeva nulla e di essere stato raggirato, si è tolto la vita.
“Seppur non inquadrabile” come un’induzione al suicidio, secondo il gip di Castrovillari, la morte di Francesco è emblematica “del forte disvalore sociale delle condotte illecite contestate agli indagati” arrestati ieri dai carabinieri del Nas tra la Campania e la Calabria.
In carcere sono finiti il presidente della scuola “Sud Europa” Edoardo Scavelli e il direttore Saverio Epifanio. Ma anche due procacciatori di allievi, Domenico Pucci e Antonio Vincenzo Cuccaro, e due dipendenti dell’Asp di Cosenza, Alfonso Anna Sacco ed Enrico Novissimo, titolari delle scuole di formazione “Sadra” e “Check Up” che fornivano le loro società, accreditate presso la regione Campania, per lo svolgimento dei corsi e il rilascio dei falsi attestati.
Associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso sono le accuse mosse dal procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, nell’inchiesta che ha messo nudo il dramma dei disoccupati in una regione come la Calabria. Per i carabinieri del Nas, tra il 2015 e il 2017, la truffa ha fruttato agli arrestati circa 570mila euro per oltre 30 corsi di operatore socio sanitario.
In realtà si trattava di una o due lezioni, alcune delle quali si tenevano all’ospedale Chidichimo di Trebisacce. Uno specchietto per le allodole che, per il procuratore Facciolla, serviva “solo per dare parvenza di ufficialità alla truffa”.
I pm hanno sequestrato anche 246 titoli di studio di oss che, stando all’indagine, sono falsi. Uno di questi doveva essere quello di Francesco Tripaldi che, probabilmente, si è visto crollare il mondo addosso dopo l’ennesima delusione lavorativa.
È stata più fortunata, invece, Clelia Gatto, 33 anni e residente a Canna, nel cosentino. I sei indagati arrestati ieri mattina dai carabinieri li conosce bene. Per un anno ha frequentato il corso alla “Sud Europa” e, dopo essersi accorta della truffa, li ha denunciati: “Mi dicevano che appena pagavo sarei stata una delle prime a fare il tirocinio e l’esame per diventare operatore socio sanitario. In realtà questi signori passavano i giorni a prenderci per il culo. Non facevano nemmeno lezione. C’era una persona che si metteva lì a leggere un libro, oppure un infermiere che ci raccontava la sua esperienza in ospedale e basta. Mi stava bene frequentare un anno, ma volevo essere preparata non presa in giro”.
Tutto ruotava intorno ai soldi. Clelia l’aveva capito: “Le continue richieste di denaro erano diventate come una tangente, un obbligo. Hanno fatto schifo. Ho comprato la divisa, i libri e ho pagato anche le fotocopie perché non davano nemmeno quelle. Mi dicevano che tra poco mi chiamavano a ‘Villa Azzurra’ per il tirocinio, ma sono andata e lì non ne sapevano nulla. Io ho perso un anno di benzina tra Trebisacce e Canna, ma soprattutto un anno di concorsi a cui avrei potuto partecipare”.
Ad aprirle gli occhi è stato il fatto che un’altra tirocinante è stata costretta a versare 2 mila euro e, subito dopo, le è arrivata la chiamata per sostenere l’esame: “A quel punto mi sono rifiutata di proseguire e loro mi hanno minacciato di non restituirmi i soldi. Ho dovuto mettere un legale per averli. È stata una bruttissima esperienza perché non si prendono in giro le persone. Mia madre non lavora e si è indebitata per me facendo sacrifici. Non si scherza con la vita delle persone”.