“Nemmeno la famiglia Gava”, ricorda il docente costituzionalista 47enne Marco Plutino, sei anni fa in prima fila nei comitati per il Sì al referendum sulle riforme Renzi-Boschi, riuscì a far partecipare padre e figlio alle elezioni per il presidente della Repubblica. Ci è riuscita la famiglia De Luca, Vincenzo (il padre presidente della Campania) e Piero (il figlio deputato). E questa deriva familista, avvenuta in un Pd dove “per convenienza o quieto vivere si accetta ciò che non è accettabile”, per Plutino è uno dei motivi, non l’unico, per annunciare attraverso una lettera aperta a Enrico Letta, che smette di rinnovare la tessera e abbandona la militanza. Deluso, dice, “per il malcostume politico, per il degrado, per un modo di fare politica ben diverso da quello che ho appreso negli anni della gioventù”.
Tra le ragioni dell’addio ai dem ce n’è una “sul piano personale”: aver appreso che Piero De Luca “ha preso servizio come professore associato nell’Università (di Cassino, ndr) a cui ho dato quasi tutto il mio tempo e la mia intelligenza negli ultimi ventuno anni: prima di me – che sono diventato ricercatore sette anni prima di lui e ho conseguito l’abilitazione in tornate precedenti – e senza aver mai frequentato l’università, effettuato didattica, con un profilo scientifico finito all’attenzione della stampa”.
Si riferisce alle vicende raccontate in esclusiva su questo giornale: la nomina a docente di Diritto comunitario dell’Università di Cassino di Piero De Luca, avvenuta attraverso una selezione interna che lo vedeva come unico candidato. Dopo aver presentato tra le pubblicazioni il libro Parlamenti nazionali e processo di costituzionalizzazione dell’Unione europea, lo stesso titolo – ma edizione diversa – del lavoro grazie al quale De Luca jr. ottenne l’abilitazione, e che una nostra inchiesta ha accusato di plagio.
Quasi tutto il post di Plutino è un duro j’accuse al deluchismo. Ne estraiamo solo un paio di passaggi sul “presidente di Regione che fa campagna elettorale contro il proprio partito e sostiene candidati antagonisti come è avvenuto a Benevento, o si rallegra del magro risultato del Pd, come è avvenuto a Napoli. Non si era mai visto”. Si dichiara “dispiaciuto, e gliel’ho detto”, il segretario del Pd di Napoli, Marco Sarracino: “Quando un iscritto non rinnova la tessera è una sconfitta per tutti e se a farlo è un dirigente come Plutino siamo chiamati tutti a interrogarci sulla forza di una scelta che immagino non sia stata semplice”.