Gentile Selvaggia, ho una figlia dell’età di Greta Thunberg che è stata alla manifestazione per l’ambiente a Torino e che da un po’ di tempo a questa parte si è messa a parlare di ambiente, clima, ghiacciai e potenti della terra. Prima dell’effetto Greta la sua attenzione era rivolta a un paio di cantanti e di influencer di cui neppure ricordo il nome, oltre che alla pallavolo di cui è giocatrice e fan appassionata. È sempre stata brava a scuola, non ha mai dato problemi. Naturalmente ritengo che questa nuova coscienza sia una cosa buona e mi fa piacere sentire che a tavola ci parli degli effetti disastrosi dell’allevamento intensivo della carne o dell’emissione dei gas e del surriscaldamento terrestre, però la sua vita è una contraddizione continua e quando glielo faccio notare si litiga come mai era accaduto prima. Per dire. La sua marca preferita di vestiti fabbrica tutto in India e Cina, posti in cui le colorerie scaricano sostanze tossiche in tutti i corsi d’acqua. Per non parlare poi del tema del riciclo dei vestiti che è una questione molto seria e di cui si parla poco. Va al fastfood con le amiche tutti i sabati e dice che rifiuta tutti i supporti di plastica, ma sorvola sul fatto che la carne non sia certo una scelta ecologica. Utilizza non so quanti spray diversi per colorare i suoi capelli. Non spegne mai il computer e le luci di casa, passa 20 minuti sotto la doccia calda, ha due cellulari, spesso e volentieri torna a casa dalla scuola accompagnata dai genitori di un’amica anziché prendere l’autobus e non fa che chiedere un motorino (che comunque non le compreremo più per una questione di sicurezza che di ecologia). Quando muovo queste obiezioni lei risponde infuriata che avere sedici anni e essere coerenti in tutto sarebbe impossibile a meno che non si voglia finire per sembrare delle sfigate. Dice che il mondo dovrebbe cambiare dall’alto e lei si adeguerebbe. Risposte da ragazzina ingenua, insomma. Quello che mi chiedo dunque è se l’effetto Greta si traduca davvero in una nuova coscienza o se sia solo una moda che anima le piazze ma non cambia nulla nelle abitudini di questi ragazzi. Io so solo che prima di Greta avevo un’adolescente poco eco–friendly ma sorridente, ora ho un’adolescente ugualmente poco eco–friendly ma incazzata.
Piera
Cara Piera, amo Greta e ciò che ispira, ma faccio i conti anche io, da madre, con la domanda: l’effetto sui ragazzi è verità o suggestione? Mio figlio ha manifestato a Milano. È andato con un cartello dallo slogan emotivo. Quando è tornato a casa gli ho chiesto se avesse mangiato. “Sì al McDonald’s”.
Temptation Island: l’orrenda ipnosi che inchioda al video
Ciao Selvaggia, mi dispiace molto scriverti questa lettera perché, anche se non mi conosci, mi piacerebbe parlarti di cose belle, colte e importanti. Invece ti scrivo perchè sono entrata nel tunnel di Temptation Island e ho bisogno di una parola amica che mi aiuti a spezzare questa orrenda ipnosi. Io ho un’istruzione, una cultura, amici intelligenti e frequentazioni intellettualmente evolute, eppure ogni benedetto lunedì vengo come posseduta dallo spirito del telecomando e, puntualmente, finisco ad imbruttirmi davanti a questo freak show fino a notte inoltrata. Non ho mai guardato nessun reality di nessun genere, nemmeno un innocente talent show, e ho faticato a capire il meccanismo psicologico che mi tiene incollata a questa spettacolo mostruoso. Non è la partecipazione emotiva, dal momento che non mi riconosco in nessuna delle tipologie umane che popolano l’isola (che poi isola non è). Non mi identifico nel fedifrago, né nell’ammaliante tentatrice. Non mi attirano le serate alcoliche, le tresche al riparo (ahahah) delle telecamere, né i falò di confronto, che la sabbia mi dà fastidio e comunque non mi interessa mettere in piazza i miei turbamenti davanti a una presentatrice fintamente partecipe di un dramma inscenato a favore di camera. Alla fine, arrivata all’ultima puntata, ho capito cosa, vigliaccamente, mi faccia sentire così coinvolta: la rappresentazione della vita senza problemi, senza vergogne né scadenze, senza paura di sbagliare un congiuntivo né di ferire la persona che amo, senza temere di distruggere un rapporto che dura da mesi o anni o lustri in cambio di un occhiolino languido al corteggiatore di turno. I concorrenti lo fanno per soldi, probabilmente, ma sembra che lo farebbero anche gratis, al riparo dalle preoccupazioni etiche o materiali che costellano la vita di noi persone razionali. Insomma, ecco cosa mi attrae: la facoltà collettiva di spegnere il cervello, anche solo per 21 giorni. La mia vita ne uscirebbe distrutta. La loro, invece, sembra continuare più leggera che mai.
Jessica
Cara Jessica, non posso nemmeno fingere di comprenderti perché, come immaginerai, non ho minimamente idea di che cosa tratti il programma, né dei suoi protagonisti. Sono soltanto molto indignata per il trattamento riservato alla Pettinelli, ecco tutto.
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