Nucleare e gas finto-“verdi”: l’ambiente c’entra ben poco

La sequenza è stata rapida, ma senza sorprese: prima è stata diffusa la bozza, poi è arrivata la comunicazione ufficiale sul fatto che gas e nucleare saranno inserite nella tassonomia Ue. Una vittoria per (quasi) tutti sul gas, per alcuni – Francia in testa – sul nucleare. Ma anche una immediata ondata di protesta alla quale l’Italia non ha preso parte, anzi. L’inclusione ha però poco a che vedere con il reale impatto ambientale, molto di più con le dinamiche geopolitiche e con la tutela delle imprese europee e degli investimenti fatti finora dai diversi Paesi. La tassonomia è green solo di facciata. Ma andiamo con ordine.

Cos’è. Quando si parla di tassonomia Ue ci si riferisce alla classificazione delle attività economiche che l’Ue considera sostenibili. Serve a dare al settore privato (ma anche, seppur più in là, al pubblico) un’interpretazione comune di investimento verde, necessaria per accedere ai fondi del Piano d’investimento del Green Deal. Con degli atti delegati si stabiliscono criteri e soglie entro cui una certa attività è considerata tale.

I progetti legati gas e nucleare, ad esempio, sono inclusi per un periodo di tempo ristretto e a patto di rispettare determinate condizioni, in primis non produrre un danno significativo agli obiettivi ambientali dell’Unione. Per il nucleare vi rientrano quindi le fasi “pre commerciali” come ricerca e sviluppo ma anche la costruzione di reattori di nuova generazione (con permesso rilasciato entro il 2045) o l’estensione dell’uso delle centrali già esistenti se autorizzata entro il 2040. Tutto, incluso il complesso smaltimento delle scorie. Per il gas, le restrizioni ammettono solo quello utilizzato per generare energia elettrica o per produrre in sistemi ad alta efficienza energia e calore o nei “distretti di tele-riscaldamento o raffreddamento” ( quindi con distribuzione di calore nelle condutture). Il limite della produzione di C02 sarà di 100 grammi per chilowattora (270 grammi fino al 2030) oppure, ed è una eccezione, meno di 550kg di CO2 per kW in media all’anno misurato su un periodo di 20 anni.

A chi conviene (e a chi no). Il testo ha generato molte opposizioni e proteste, a partire dagli Stati membri che di fatto si stanno posizionando sulla base degli interessi industriali ed energetici del proprio Paese. Ad oggi, l’Austria ha annunciato che farà causa contro la decisione pro-atomo mentre Berlino l’ha respinto esplicitamente definendolo “pericoloso” e al contempo riconoscendo di aver bisogno “del gas naturale come tecnologia ponte”. La Germania ha infatti grossi interessi nell’opporsi al nucleare: ha appena chiuso le sue ultime tre centrali segnando l’epilogo di in un processo di dismissione iniziato nel 2010 che l’ha spinta prima verso il carbone, poi verso il gas, alternativa al momento indispensabile. Eppure, quando il testo andrà al voto potrebbe semplicemente astenersi, avendo ottenuto vantaggi sul gas: se i Verdi al governo hanno fatto della lotta al nucleare una componente identitaria, i socialdemocratici – primo partito della coalizione – sono sostenitori del gasdotto Nord Stream 2. Il Lussemburgo ha invece accusato il testo di greenwashing mentre la Spagna, che è stata la più decisa nel condannare entrambe le fonti di energia, ha ribadito che gas e nucleare non possono essere considerati tecnologie verdi o sostenibili. Sulla stessa linea, Portogallo e Danimarca. Molti i anche i Paesi favorevoli: dalla Bulgaria alla Croazia, dalla Finlandia all’Ungheria, la Polonia, la Romania e Slovacchia e Slovenia: hanno reattori in funzione o hanno progettato di aumentarne la dotazione o provano ad allontanare il momento della dismissione con relativi problemi e costi. Ovviamente le critiche sono arrivate dalle associazioni ambientaliste e dall’Organizzazione dei consumatori europei. Ma pure una parte dello stesso comitato di esperti voluto da Bruxelles ha promosso una protesta per l’inclusione del nucleare.

Dopo la bozza, inviata ai diversi Stati, nei prossimi giorni dovrebbe arrivare il testo definitivo da sottoporre al voto di Consiglio e Parlamento europeo. Avranno quattro mesi per approvarlo o respingerlo. L’ultima ipotesi è possibile solo in caso di opposizione di venti esecutivi che rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue mentre in parlamento occorre la maggioranza assoluta dell’Aula. In Parlamentola situazione è meno netta. Il gruppo dei Verdi/Alleanza Libera per l’Europa pare voglia respingere l’atto, così come il gruppo della Sinistra, mentre il gruppo maggioritario che annovera Socialisti&Democratici e Renew Europe non hanno ancora preso posizione. Tra le ipotesi c’è che gli eurodeputati votino seguendo le indicazioni dei loro Paesi e dei loro partiti.

L’italia e il nucleare In Italia le aperture più o meno velate al nucleare non si contano più. C’è un filo che ci lega alla Francia e ad oggi nulla lascia pensare che l’Italia si opporrà al nucelare. Il silenzio delle scorse settimane è un chiaro assenso e il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, prova costantemente a nascondersi dietro la narrazione del dare una possibilità alla innovazione e al nucleare di terza e quearta generazione che sarebbe più sicuro è con meno scorie.

Ma il problema è sempre lo stesso: il nucleare, oltre che già bocciato via referendum, non ha vantaggi superiori alle rinnovabili o comunque da una seria analisi di costi-benefici ne uscirebbe sconfitto. È costoso (anche più del gas rincarato), si porta dietro problemi irrisolti da decenni e non è ancora sicuro. “La società francese Edf e il governo inglese hanno chiuso un’intesa sul prezzo dell’energia nucleare, che verrà prodotta dalla centrale Epr di Hinkley Point, pari a 123 /Mwh, prezzo sterilizzato per i prossimi 35 anni” ha spiegato Angelo Bonelli dei Verdi qualche giorno fa sulla Stampa. Alcune settimane fa, l’asta sul fotovoltaico ha assegnato, in Portogallo, un prezzo record di 14,76€/Mwh. “Chi sostiene che il nucleare di oggi sia diverso da quello di Fukushima – ha continuato Bonelli – sbaglia perché la fisica di funzionamento dei reattori a fissione è sostanzialmente identica. La centrale nucleare in via di costruzione a Flamanville, in Francia, appartiene alla III generazione, i lavori sono iniziati nel 2007 e non sono ancora terminati: doveva costare 3 miliardi di euro, ha raggiunto la cifra da capogiro di 19 miliardi, tanto da indurre la Corte dei Conti francese a mettere sotto accusa la filiera”. Inutile parlare, per la transizione, di fusione: i tempi sono biblici.

Gas col trucco Sul gas siamo invece di fronte a una situazione molto strana: la tassonomia Ue, di fatto, sembra non premiare la filiera italiana tanto che Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’energia si è lagnato che “così com’è” la bozza, che premia la produzione diretta soprattutto all’elettricità invece che ai processi industriali, favorirebbe per lo più Francia e Germania. E questo nonostante i limiti della tassonomia siano – come rileva il Think Tank “Ecco” – finanche troppo permissivi con clausole di eccezione per chi non rispetti i limiti di emissione che non sono previste per partecipare al capacity market dell’energia. Sono persino più permissivi di quelli previsti dalla Banca europea degli investimenti che applica un limite di 250g CO2 per kWh senza alcuna eccezione. “Che la tassonomia offra una clausola di eccezione per nuove centrali contrariamente a quanto fatto per limiti imposti in precedenza, anche più stringenti, rappresenta un passo indietro rispetto alla direzione di sviluppo degli standard verdi necessari per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal” si legge. La scelta dell’Italia potrebbe essere molto più miope di quanto non appaia già ora.

Cos’è la vita? A volte l’attesa di una risposta (anche di un voto) tra un caffè e una sigaretta

La vita è fatta di attese, si aspetta sempre qualcosa: una notizia, un risultato, un giudizio da cui dipenderà la nostra esistenza futura. A scuola, per esempio, era l’attesa dei compiti con i relativi voti, il prof entrava, e dal carico della borsa capivamo immediatamente se conteneva i compiti corretti o no. Quel gonfiore decideva il nostro futuro. A volte, con un gesto teatrale, apriva subito la borsa e leggeva i voti, altre volte depositava sulla scrivania, con noncuranza, il piccolo fascio di fogli protocollo e si occupava d’altro. Mai attesa fu più lunga! Aspettavamo il momento fatidico in cui avrebbe deciso di comunicare alle nostre anime inquiete i voti che ci erano stati dati. Altre volte i compiti restavano lì, dimenticati, poggiati su un lato remoto della scrivania, perché il nostro giudice doveva far fronte ad altri doveri: come interrogare un malcapitato o, la tortura maggiore, sorseggiare un caffè. Un caffè avvelenato. In questo scenario spesso si inseriva anche il bidello, il quale entrava e per motivi sconosciuti spariva col prof, e noi lì, in attesa con gli occhi fissi su quel mucchietto di fogli, da cui dipendeva la nostra vita. Avremmo voluto tuffarci sulla scrivania e leggere quei fogli maledetti. Ma questo sarebbe stato un crimine, chissà quali punizioni ci sarebbero state inflitte: la sospensione da tutte le scuole della repubblica, il carcere o forse peggio ancora, qualche supplizio corporale con relativa gogna. E allora restavamo lì, congelati nei nostri banchi ad aspettare. Un’attesa febbrile, che trasformava il nostro insegnante in un Torquemada dell’inquisizione! Poi, finalmente, dopo un tempo imprecisato, l’attesa finiva, ma noi portavamo i segni, mentre lui “il Torquemada”, si concedeva un altro caffè con relativa sigaretta. Questa è la vita: aspettare una risposta, un giudizio, un verdetto, un voto… tra un caffe e l’altro.

 

Angelo Guglielmi. La grande mappa di 60 anni di storia culturale italiana in una sola passeggiata

Un libro che sembra di memorie (Un lungo viaggio, di Angelo Guglielmi, Aragno Editore) è invece la grande mappa di un periodo chiave della storia culturale italiana, dagli Anni Cinquanta al nostro millennio. Si, certo, Guglielmi, scrittore, critico, manager, ci racconta di sé per dirci come e in che occasioni sono nate le idee diverse e taglienti che l’autore ha sparso per tre decenni, e tutte – direbbe un ingegnere – di innovazione, oppure – direbbe un politico – di cambiamento. Ma il vero “ nuovo” e la vera “avanguardia” di Guglielmi stanno nel modo in cui si accosta ai personaggi che ha conosciuto e narrato (nei suoi scritti i narratori diventano storie) con la esatta fermezza di un diagnostico in cui non conta il sentimento, conta la lucidità ampia di una mente che dispone di strumenti ben calibrati.

La prima cosa che il lettore di Guglielmi troverà nel Viaggio è nella vastità dello spazio attraversato. La seconda è che, al passaggio del nostro autore ci sono tutti coloro che hanno cambiato la storia, sia delle letteratura che della vita italiana, La terza è che il nostro autore non stringe amicizia per affiggere un lapide o lasciare un rispettoso ricordo. È invece secco, quasi arido persino nella approvazione e in qualche raro spunto di entusiasmo. Non sta cercando il bello da esaltare ma un evento in più (letterario, morale, psicologico) da conoscere e far conoscere, una certificazione fredda ma ben motivata di grandi cose narrate con la piena capacità di sapere e di farti sapere che cosa conta ciò che è accaduto, ma nessuna celebrazione.

Entrano e passano Calvino e Sciascia, Pontiggia e Pintor, Cordelli e Tondelli, Pintor e Delfini, Arbasino , Starnone. Tadini, Baricco, Balestrini, Gadda. E il passaggio continua. Attenzione, non è la grande scalinata sul finale di un fastoso varietà letterario.

È l’antologia più ricca e documentata del narrare e romanzare e inventare e ricordare di cui, grazie a Guglielmi, oggi disponiamo.

C’è altro, molto altro nella vita di Angelo Guglielmi. La televisione, per fare un esempio, che per errore gli hanno fatto dirigere e che lui ha trasformato nel fatto nuovo, di cui non c’erano tracce prima e non sono restate tracce dopo. Mi vanterò di avere realizzato, in quella Rai 3 di Guglielmi (anch’io come una sua invenzione) una serie di documentari dal titolo Dove va l’America, che furono trasmessi allora in prima serata, partecipe Andrea Barbato e lo straordinario cameraman Franco Lazzaretti. Intanto, la lunga passeggiata di Angelo Guglielmi continua.

 

Un lungo viaggio Angelo Guglielmi Pagine: 318 – Prezzo: 20 – Editore:Aragno

MailBox

 

Se penso al Quirinale, rimpiango la monarchia

Da ragazzino, negli anni Cinquanta del secolo scorso, ogni tanto avevo delle discussioni con una mia zia, fervente monarchica, nelle quali sostenevo la superiorità della Repubblica rispetto alla monarchia. Ma dopo aver visto i traumi che l’intero paese subisce ogni sette anni, in occasione della nomina del nuovo presidente della Repubblica, traumi che si preannunciano ancora più pesanti in vista della scelta del successore di Mattarella, ho pensato che mia zia avesse ragione, e che per il nostro Paese sarebbe stata forse meglio una monarchia del tipo scandinavo, rispetto alla Repubblica attuale.

Pietro Volpi

 

Con tutto questo caos, meglio stare all’aperto

Anche se vaccinato con tre dosi preferisco prendere delle precauzioni, viste le incomprensibili nuove misure di contrasto al Covid, che dimostrano lo stato confusionale e il dilettantismo del governo. Più affidabile il manuale di sopravvivenza delle giovani marmotte, che consiglia di evitare i luoghi al chiuso come bar, ristoranti, chiese, teatri e cinema. Meglio stare all’aperto, facendo sane passeggiate.

Maurizio Burattini

 

Ci sono regole anti-Covid in tema di riscossioni?

Dum Romae consulitur, saguntum expugnatur. Mi occupo di riscossione coattiva dei tributi e sono un ufficiale giudiziario di riscossione. Secondo l’articolo 513 del codice di procedura civile: “L’ufficiale giudiziario può ricercare le cose da pignorare nella casa del debitore e negli altri luoghi a lui appartenenti. Può anche ricercarle sulla persona del debitore. Quando è necessario aprire porte, ripostigli o recipienti, vincere la resistenza opposta dal debitore o da terzi, oppure allontanare persone che disturbano l’esecuzione del pignoramento, l’ufficiale giudiziario provvede secondo le circostanze, richiedendo, quando occorre, l’assistenza della forza pubblica”. Chiedo lumi agli esperti, anche a nome dei miei colleghi: quando entriamo nelle abitazioni o nei locali di uffici e attività commerciali, per svolgere tali delicate mansioni, dobbiamo chiedere il Green pass ai contribuenti debitori? Possono chiederlo a noi a loro volta, oltre al tesserino prefettizio? Dobbiamo tamponarci una volta usciti da ogni abitazione? Qual è il protocollo di sicurezza da seguire che noi ufficiali di riscossione dobbiamo seguire in questi incerti tempi di pandemia

Stefano Masino

 

Per il Colle c’è bisogn di un po’ di aria pulita

Ho dei grossi dubbi che si possa arrivare all’elezione di un capo dello Stato. Credo invece che si vada verso l’elezione di un “capo mandamento”, visto come si sta svolgendo il dibattito politico, di una pesantezza occulta e misteriosa, impastato in una melassa di nomi e personaggi che non rappresentano più neanche se stessi… che aria pesante! Stanno alimentando ancora di più quella apatia che è cresciuta tra la gente e in particolare tra i giovani, mai messi al centro delle questioni, sia sociali che lavorative. La faccio breve, e dico la mia sulla persona che vorrei nominata presidente. Tra le tante che si celano nella vita di tutti i giorni, non è sicuramente un politico, ma una donna veramente in gamba, Dacia Maraini, che rappresenti il fermento letterario e culturale dal dopoguerra a oggi. Poi potrei citare Carlo Rubbia, che è anche un senatore a vita. E ancora una ex onorevole, Rosy Bindi: per carità, mai stato democristiano, ma è una bella persona. E perché no, Lilli Gruber: ahimé resteremmo senza Otto e mezzo tutte le sere, ma la vedremo almeno una volta l’anno la sera del 31 dicembre a reti unificate. Ovviamente nel mio cuore c’è la grande Liliana Segre. Portando sempre avanti il valore della nostra Costituzione, queste persone sarebbero un grande esempio di crescita culturale, ricerca scientifica, impegno sociale, rettitudine e anche sacrificio: vogliamo aria pulita.

Gianni Albanesi

 

Ma dov’è finita la nuova e attesa legge elettorale?

So che ci sono problemi più gravi, ma la legge elettorale in una democrazia che si vuole definire realizzata pienamente, non è importante? Come fanno la politica e i media a stupirsi se il 40 per cento degli italiani non vanno a votare e non credono più alle istituzioni, se è in vigore una legge elettorale pessima e creata appositamente per non fare scegliere i propri rappresentanti ai cittadini? E il presidente della Repubblica non avrebbe qualcosa da dire in merito? Scusate le domande retoriche, ma per chi ha studiato la Costituzione alle scuole medie e si è innamorato di essa, l’amarezza è davvero grande.

Roberto Napoletani

Torna il nucleare? La destra dice sì, mentre Pd e Draghi si barcamenano

 

Quello che staaccadendo in questi giorni a livello di Ue, riguardo alla cosiddetta “tassonomia verde”, è l’ennesimo schiaffo in faccia agli ecologisti e ai ragazzi che sono scesi nelle piazze per pretendere che i “grandi” non lascino loro un pianeta devastato. I signori della Ue, senza vergogna, hanno iscritto il gas naturale e il nucleare come elementi “green”, cioè ecologicamente adatti per rallentare il surriscaldamento globale. Siamo alla follia. Anche in Italia ci sono forze politiche che, insieme alle lobby del settore, stanno spingendo calpestando la volontà popolare che si è espressa in 2 referendum.

Mario Chiostri

 

Gentile Mauro, se un alieno arrivasse oggi sulla terra cosa vedrebbe? Un’Europa che inserisce tra le fonti pulite e circolari il gas fossile e l’energia atomica, con paletti ridicoli. Un ministro, detto della “transizione ecologica”, che accusando i giovani attivisti di fare “bla bla bla”, inneggia all’uso del gas e apre all’atomo “di quarta generazione”, che nessuno sa bene cosa sia (con buona pace del referendum, siamo maestri nel calpestare la volontà popolare). Poi vedrebbe i grandi giornali le cui “autorevoli” firme sono schierate a favore di atomo e gas, in nome di un ‘nobile’ realismo – come se la scienza climatica non fosse il massimo del realismo! – contro l’irresponsabile idealismo giovanile. Questo presunto alieno penserebbe dunque che la transizione verde si fa solo così. E le rinnovabili, che fine hanno fatto? Sparite dal discorso pubblico o presenti in quanto accusate del caro bolletta. E la Cop26 e i suoi nobili intenti? Non pervenuti. E i tetti alle emissioni? Idem. E il New Green Deal? Piegato agli interessi di alcuni paesi. Lo scenario che si prospetta in Italia è comico, se non fosse tragico: un manipolo di pochi interessati potrebbe decidere di investire palate di soldi in una tecnologia che non ci serve né ora né mai, sprecando l’unica occasione che abbiamo – e i soldi del Pnrr – per far diventare l’Italia un po’ più verde. In tutto ciò, ovviamente, a colpire non è solo la destra che si butta sull’atomo. Ma l’ambiguità del Pd (nonostante le recenti dichiarazioni di Enrico Letta). E, anche, il silenzio di Draghi. Che tanto ha parlato di crisi climatica e oggi tace lasciando nello sgomento chi pensa che la crisi climatica non si combatte a colpi di nucleare e gas fossile.

Elisabetta Ambrosi

Djokovic che si credeva onnipotente e quelle multe ridicole per i no-vax

 

BOCCIATI

AUSTRALIAN OPEN CLOSED.Tutti i non vaccinati sono uguali ma alcuni sono più uguali di altri. Una parafrasi del celebre assunto orwelliano è l’unica spiegazione applicabile ad una decisione altrimenti inspiegabile: com’è possibile che in un mondo in cui i no vax vedono ridursi giorno dopo giorno i loro margini d’azione, qualcuno possa rifiutare l’inoculazione e scorrazzare in giro come se nulla fosse? La risposta è semplice: devi essere Novak Djokovic. O almeno così credeva il tennista serbo e con lui gli organizzatori degli Australian Open, che con un’esenzione speciale gli avevano accordato di partecipare al torneo senza essere costretto a vaccinarsi. Il campione, preso dall’entusiasmo dell’onnipotenza, ha postato così: “Buon anno a tutti! Vi auguro tutta la salute, l’amore e la felicità in ogni momento presente e che voi possiate provare amore e rispetto verso tutti gli esseri su questo meraviglioso pianeta. Ho passato del tempo fantastico con i miei cari durante le vacanze e oggi vado in Australia con un permesso di esenzione. Andiamo 2022!!!”. Purtroppo per Djokovic, però, gli altri ‘esseri umani su questo meraviglioso’ pianeta, più che ‘amore e rispetto’ hanno provato la sensazione di essere presi in giro e si sono indignati collettivamente. A quel punto il governo australiano è stato costretto ad intervenire e ha respinto la richiesta di visto del tennista, che a breve sarà espulso dal Paese. Scott Morrison, primo ministro australiano, conferma: “Le regole sono regole, e valgono per tutti”. Non sempre, ma almeno questa volta.

VOTO 2

 

PROMOSSI

SSSHHH…NON SI DICE. Emmanuel Macron ha scosso l’opinione pubblica francese e si è attirato le critiche di molti altri leader politici con questa dichiarazione: “C’è una piccola minoranza refrattaria [alla vaccinazione]. Come possiamo ridurla? La riduciamo, perdonatemi il modo di dire, rompendo loro le palle sempre di più. Non voglio rompere le palle a tutti i francesi. Mi batto contro la burocrazia ogni giorno quando questa si rivela un ostacolo per la popolazione. Voglio però rompere le palle ai non vaccinati. E continuerò a farlo, fino alla fine”. La colpa di Macron? Aver detto in parole esplicite, senza ipocrisie, la strategia comportamentale alla base delle scelte di quasi tutti i leader europei. Ogni Paese al fine di non arrivare all’obbligo, ha cercato d’incentivare, per usare un eufemismo, i cittadini alla decisione apparentemente volontaria di vaccinarsi. Come? Rendendo altrimenti loro la vita impossibile. Cosa c’è dunque di male a dire pane al pane? Il discorso politico vive di subdole omissioni, tutti se ne lamentano, ma guai a violarle.

VOTO 6

 

OBBLIGO IN OFFERTA.Le perplessità riguardo l’ultimo decreto vaccinale sono molteplici. Una delle più rilevanti l’ha egregiamente illustrata Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: “Importi sanzioni: Guida senza cintura di sicurezza: sino a 323 euro. Telefoni e dispositivi elettronici alla guida: da 165 a 661 euro. Rifiuto #vaccinoobbligatorio: 100 euro”. Menomale che stavolta si fa sul serio.

VOTO 7

 

Helen Mirren, l’ebraicità e il film su golda meir: il politicamente invidioso

 

 

BOCCIATI

Ebrei si nasce. Golda non si addice a Helen (Mirren, premio Oscar come miglior attrice protagonista per la sua interpretazione di Elisabetta II in The Queen nel 2006, Orso d’oro alla carriera a Berlino nel 2020 e molto molto altro ancora). La collega attrice (ebrea) Maureen Lipman ha criticato la scelta della Mirren come interprete dell’ex primo ministro israeliano Golda Meir, nel film che ne ripercorre la vita in questi giorni in uscita nelle sale, perché non ebrea. L’ebraicità del personaggio è così importante“, ha detto Lipman in un’intervista al The Jewish Chronicle. “Sono sicura – ha aggiunto – che sarà meravigliosa, ma non sarebbe mai stato permesso a Ben Kingsley di interpretare Nelson Mandela. Non poteva nemmeno provarci”. Ma quindi Elon Musk, che è sudafricano, potrebbe interpretare Mandela?

Il peso della cultura. Una tizia su twitter ha postato quanto segue: “Giudicare qualcuno da QUANTI libri abbia letto in un anno è una puttanata. io potrei aver letto 3 libri, tu 40, ma io mi sono letto il manifesto del pc, lavoro salariato e capitale e la condizione anarchica, tu la saga di Geronimo Stilton. è la stessa cosa? No”. Ne è nata una discussione. Sorvolando sul noto manuale per personal computer vergato da Karl Marx e Friedrich Engels, vorremmo ricordare che la lettura è un’abitudine che si acquisisce da piccoli. E dunque probabilmente i libri per ragazzi sono tra le opere più importanti proprio per questo… Tra l’altro, alcune, sono capolavori: senza Pinocchio difficilmente arrivi alla Recherche.

 

NON CLASSIFICATI

Gianna, Gianna, Gianna. ”Colgo questa occasione di una voce al femminile come Presidente della Repubblica e mi candido ufficialmente alla Presidenza della Repubblica italiana”. La rockstar Gianna Nannini, con un video postato su Instagram, ha lanciato la sua candidatura al Quirinale. A quelli che le hanno risposto dicendo che al Colle non ci si candida, ma si viene candidati, rispondiamo: era una provocazione.

Gianni, Gianni, Gianni. Il Morandi nazionale ha postato su Facebook un video di 30 secondi in cui si vedeva il cantante parlare con il suo produttore, dj Mousse T, mentre in sottofondo si sentiva Apri tutte le porte, il brano che porterà all’Ariston scritto dall’amico Jovanotti. Morandi rischiava l’esclusione (la canzone deve essere inedita e inaudita). Non è successo e lui ha chiesto prontamente scusa: “Questa volta l’ho fatta grossa. Ho sbagliato a postare un video con dei frammenti della canzone che devo cantare a Sanremo. Mi ostino a fare da solo ma sono proprio un imbranato! Appena mi sono accorto l’ho cancellato ma qualcuno lo aveva già visto. Sono affranto e mi scuso moltissimo con la Rai, con il Festival, con Jovanotti e con tutte le persone che stanno lavorando a questo progetto. Forse è meglio che dei social se ne occupi mia moglie Anna”. Poi ha pure cambiato telefono. Manca solo “Non son degno di te/Non ti merito più…”.

Novak, no party. Novak Djokovic, tennista numero uno al mondo è partito per l’Australia, per partecipare agli open, sprovvisto di vaccino ma munito, pare, di esenzione. E’ stato fermato, messo in isolamento (con due guardie alla porta) interrogato per sei ore nei locali dell’aeroporto, poi rinchiuso nell’hotel di Melbourne usato dal governo per detenere persone in situazione irregolare, già teatro di un incendio e oggetto di accuse di scarsa igiene. Ne è nato un casino mondiale, con tensioni diplomatiche tra la Serbia e l’Australia e il padre del tennista che lo paragona a Gesù, crocifisso e umiliato ma anche a Spartacus. Gli è andato di volée il cervello a tutti…

 

Tra Nations e Conference. Quell’avidità dei padroni del calcio che non si ferma mai

Mentre la morsa del Covid com’era prevedibile è tornata ad attanagliare la vita di tutti e a condizionare, se non sconvolgere, il normale procedere di ogni attività, il carrozzone del pallone italico, e non solo, continua ad andarsene in giro bel bello, sgangherato e sbuffante, aumentando esponenzialmente le tappe del suo folle rally sprezzante dei pericoli, ottuso, autolesionista. E anche se tutti sono concordi nel dire, ormai da vent’anni, che si gioca troppo e che la salute e l’incolumità dei calciatori sono a forte rischio, i capataz del pallone stanno facendo a gara per mandare fuori giri i motori proprio negli anni in cui il Covid ha messo in ginocchio, e chissà ancora per quanto, il mondo. Sembra di assistere al Festival dei Cretini. Dove ogni giorno si batte il record del mondo. Di cretineria.

Alzi la mano chi non è al corrente della battaglia in atto per portare il mondiale di calcio, oggi disputato ogni quattro anni, a cadenza biennale. Lo vuole la FIFA e i suoi avversatori, UEFA in testa, insistono sul problema del calo di fascino che il torneo subirebbe inflazionando – in pratica raddoppiando – le sue edizioni. Tutto vero. Se non fosse che ieri come se niente fosse ha preso il via in Camerun la 33esima Coppa d’Africa che senza avere il fascino della Coppa del Mondo viene disputata dal 1970 a cadenza biennale, senza particolari palpitazioni della platea mondiale e col disappunto, per non dire l’ira, dei club di tutto il globo che per 40 giorni devono rinunciare a molti loro giocatori spediti in Africa a rischio infortuni e, oggi, a rischio Covid.

Tutto bene, se non fosse che quattro anni fa, anno 2018, nell’indifferenza dei più mamma UEFA mise al mondo quell’immonda creatura che risponde al nome di Nations League, da un’idea di Michel Platini, il più rovinoso dirigente che la storia del calcio mondiale abbia mai avuto, creatura nata per riempire i buchi degli anni dispari tra Europei (2016, 2020, 2024) e Mondiali (2018, 2022, 2026). Un torneo di cui non frega nulla a nessuno, la cui formula è un arcano anche per gli addetti ai lavori, sbocciato in pratica per far sì che non ci sia mai un attimo di tregua e di respiro per i combattenti nell’arena del pallone. Tutto bene, dicevo, se non fosse che sempre mamma UEFA ha appena dato alla luce, non essendo sufficientemente brutta la sua secondogenita Europa League, una terza creatura chiamata Conference che ad agosto ha mosso i suoi primi passi mobilitando (tenetevi forte) 184 club, quasi tutti mai sentiti nominare dall’appassionato medio, ridotti poi a 32 per renderla somigliante a Champions ed Europa League. Anche se la Champions, la primogenita, ha storto un po’ il naso: e infatti dal 2024 i chirurghi plastici di Nyon le cambieranno i connotati portandola da 32 a 36 partecipanti, aumentando il numero delle partite da 125 a 209 e costringendo i vincitori di domani alla necessità di alzare la coppa al cielo non più dopo una maratona di 13 partite, ma di 17 sfiancanti sfide.

E insomma, anche al netto del Covid che sta costringendo al rinvio un’infinità di match in calendari in cui lo spazio per i recuperi è inesistente, l’inflazione di partite (inutili) e di tornei (insulsi) costringeranno gli organizzatori a dotare le poltroncine degli stadi del “sacchetto vomito” (o di “mal d’aria”) come già sugli aerei. Ammesso e non concesso che qualche aficionado abbia ancora voglia di spendere un euro per sedersi a tavola e trangugiare simili indecenti sbobbe. Buon 2022. (Partite da seguire).

 

Il Museo della ’ndrangheta e le false accuse sul denaro pubblico. Com’è stato possibile?

E ora guardiamoci in faccia, noi che parteggiamo seriamente per l’antimafia. Non per finta o ragioni di immagine, ma seriamente. E chiediamoci che cosa dovrebbe fare secondo noi una associazione antimafia degna di questo nome. Soprattutto se per caso o grazie a norme favorevoli potesse contare su un minimo di risorse economiche. Ci piacerebbe se presentasse i libri di qualche politico o magistrato famoso per il suo impegno contro i clan? Se ricordasse in una scuola la storia degli eroi della lotta alla mafia, magari corredata della testimonianza di qualche loro attuale epigono? Certo, ci piacerebbe. Sentiremmo forse il rischio della retorica, ma ci piacerebbe. E che diremmo di un’associazione antimafia che presentasse un dossier sulla presenza e sui misfatti delle organizzazioni mafiose nella propria provincia? Diremmo che compie il suo dovere.

Dopodiché facciamo la prova del nove. Che direste di una associazione anti-’ndrangheta che decidesse di adottare la formidabile tecnica della memoria dell’Olocausto e di posare davanti al tribunale di Reggio Calabria delle pietre d’inciampo per ricordare “chi si è battuto contro la ’ndrangheta”? Rivendicando così, simbolicamente, un bisogno di giustizia e di memoria? Non so voi. Io, come fecero allora molte autorità, ne direi tutto il bene possibile. Direi che è una fortuna che ci siano associazioni capaci di questa creatività nella costruzione di una memoria collettiva. Oppure che cosa direste di una associazione anti-’ndrangheta che non lasciasse nella solitudine un imprenditore vittima di un attentato con kalashnikov, ma affittasse un pullman per portare a Gioia Tauro i giovani intenzionati a presenziare alla manifestazione a suo sostegno? Non si è forse visto a Milano al processo Lea Garofalo il ruolo decisivo avuto da studentesse e studenti nel sostenere la figlia della vittima nella sua domanda di giustizia? Direi, sempre io, che queste forme di antimafia sono assai più concrete della presentazione (sempre utile, per carità) di libri sulla mafia. E che bisognerebbe ringraziare le associazioni che se ne facciano carico, toccando così il cuore dei rapporti di potere sul territorio.

Aggiungo anche che se una di queste associazioni ricevesse dei fondi pubblici, io penserei che finanziando queste attività ne farebbe ottimo uso. Ebbene, è quello che ha fatto il “Museo della ’ndrangheta”, associazione di Reggio Calabria, in anni a cavallo del 2010. Associazione che però ha dovuto difendersi in tribunale fino all’altro giorno dall’accusa di avere dilapidato i fondi ricevuti in attività (queste…) non “coerenti” con le proprie finalità. E perciò, come si dice, voglio qui fare outing.

Quando nel 2015 la notizia di questi “sperperi” venne data in pompa magna, e sinergicamente, da magistrati e giornalisti, pensai che il mondo dell’antimafia dovrebbe tenersi alla larga da certi personaggi (l’imputato numero uno era il presidente del “Museo” Claudio La Camera, che nella vicenda ha pagato un prezzo morale e professionale altissimo). Ora, dopo avere letto negli atti che tra gli sperperi impropri, tra le attività truffaldine, c’erano quelle che vi ho indicato – e molte altre attività consimili – penso che qualcuno dovrebbe spiegarci come sia stato possibile. Non voglio la storia e le minuzie del processo. Come esponente dell’antimafia sociale e civile vorrei capire perché quelle attività, benedette, efficaci, e certo molto sgradite alla ’ndrangheta, siano state considerate da qualcuno abusive e spie di illegalità. Desidererei tesi chiare, senza digressioni su altro, così da sapere che cosa sia permesso fare a una associazione antimafia per essere considerata “coerente” con i suoi scopi in Calabria. Credo sia arrivato il momento che qualcuno lo spieghi con precisione all’opinione pubblica nazionale. A noi che parteggiamo seriamente per l’antimafia.

 

Fede e CovidI messaggi no vax della Madonna: ma a Medjugorje ci sono più contagi che miracoli

Può la Madonna apparire e mandare messaggi contro i vaccini anti-Covid, mentre allo stesso tempo papa Francesco sostiene l’esatto opposto? Il presunto fenomeno mariano si verificò un anno fa, prima del Natale 2020, in Calabria, a Gioiosa Ionica. La Vergine avrebbe detto a Elio Walter Barillaro: “Questo vaccino non solo non giova a nulla, ma, nel tempo, può causare problemi più gravi di quelli causati dallo stesso virus, che è frutto di una criminalità dai malvagi scopi politici, ideologici e sociali”.

In sostanza, si tratterebbe di un’adesione celeste alla crociata no vax contro il Great Reset satanico e scientista e sostenuta da vari arcivescovi e cardinali di cui abbiamo più volte scritto. Ovviamente il veggente calabrese venne sconfessato dal vescovo locale di Locri ma resta il fatto che la Madonna è diventata una bandiera religiosa sventolata dai credenti contrari ai vaccini.

Non a caso la capitale dei no vax cattolici, perlopiù clericali di destra, è Medjugorje, la località in Bosnia-Erzegovina dove la “Gospa” apparve per la prima volta il 24 giugno 1981 e ogni 25 del mese continua a dare messaggi, a detta dei sei veggenti. Lì nella piccola parrocchia retta dai francescani, in contrasto con la diocesi di Mostar, anche padre Petar Ljubicic haćcriticato nell’autunno scorso il pontefice pro vax: “Il papa può dire quello che vuole. Questa è una sua opinione. Ma il papa non sa tutto. Il papa ci guida nella fede. Per altre cose non è giusto”. Il frate non è una voce qualunque: è il francescano scelto dalla veggente Mirjana per rivelare al mondo, tre giorni prima che accadano, i dieci segreti di Medjugorje. Non solo.

Nonostante i divieti, a Medjugorje i pellegrinaggi non si fermano. Per aggirare le restrizioni talvolta sarebbe sufficiente corrompere i poliziotti alla frontiere. Di qui l’alto numero dei positivi al virus. Un caso clamoroso è quello registrato a novembre: 30 contagiati in un gruppo di fedeli proveniente da Arzachena, in Sardegna. Una vicenda che ha fatto infuriare don Francesco Tamponi (nomen omen), responsabile dei beni culturali ecclesiastici nell’isola: “Basta con la follia di questi madonnari e mammane senza scrupoli, da Medjugorje niente miracoli ma solo un’ondata di contagi Covid. Deve essere chiaro a tutti che siamo di fronte a una vera e propria rete che accomuna fondamentalisti cattolici, oscurantisti, negazionisti, complottisti, falsi predicatori e autentici mercanti che speculano e si arricchiscono con il business dei pellegrinaggi. Una rete ispirata da Radio Maria e dal suo direttore ideologo, Livio Fanzaga, l’uomo che detta la linea, cioè i messaggi della pseudo madonna di Medjugorje”.

A proposito di “pseudo-Madonna”: nel suo libro Processo a Medjugorje (Rubbettino), David Murgia – formidabile indagatore del sacro per Tv2000 e dal cui blog, ilsegnodigiona.com, abbiamo ricostruito la fede mariana dei no vax – rivela che la relazione finale della commissione internazione guidata dal cardinale Ruini non giudica “inspiegabile” alcuno dei presunti 487 miracoli (guarigioni) esaminati. Al momento la Chiesa ritiene credibili solo sette apparizioni della “Gospa”, dalla prima del 24 giugno ’81 a quella del successivo 3 luglio.