Oggi è una giornata di fine agosto e come alla fine di ogni estate accolgo settembre piena di buoni propositi e con un velo di malinconia. Quella malinconia che non sai bene da dove provenga, ma che rende le persone così fragili e belle. Vulnerabili.
Decido di prendermi la giornata per me, prenoto il parrucchiere ed esco di casa, per esorcizzare piacevolmente una mattina in cui mi guardo allo specchio e mi vedo meno bella. Settembre alle porte è il mio capodanno, il mese dei bilanci e dei progetti, mi piace camminare lentamente in una città non più deserta ma non ancora caotica. In questo quadro descritto fin troppo nel dettaglio, vibra il telefono. È il fratello di una mia amica, visto cinque volte in vita mia. Un bacio a stampo dato goliardicamente in una occasione, uno di quelli che ogni tanto ti scrivono e a cui ogni tanto rispondi, senza darci troppo peso. Mi chiede cosa è significato quel bacio per me e io gli rispondo amichevolmente che sono concentrata su altre cose e che al momento non voglio una frequentazione con lui nè una uscita, con tutta la sincerità possibile.
Comincia a darmi della facile, della ragazza da storiella. Dice frasi come “io scopo solo con le troie, credevo fossi diversa” o “sei una che bacia chi vuole, scopa chi vuole e poi restiamo amici”. Io mantengo la calma. Provo a spiegargli che nel 2019 io non giudico troia la donna che vive il sesso come vuole e che nel mio caso- non essendoci stato assolutamente NULLA- non è lecito neanche sentirsi illuso. Provo a spiegargli che le offese sessiste sono GRAVI. Conclude dicendomi: “Non mi sento rifiutato perché non sei miss mondo”, “Ma chi pensi di essere Miss culo 2019?” e “Ti sei montata la testa e non hai proprio le qualità per farlo”. Elementare Watson! Gli rispondo, a tono, che anche una donna brutta può scegliere con chi uscire.
Non è la prima né sarà l’ultima volta che mi trovo a rapportarmi ad un uomo del genere, ma io oggi – per un semi-sconosciuto- sento la gola che brucia e le lacrime agli occhi. E rabbia verso me stessa per essermi fatta rovinare la piega da uno così. La spiegazione? Noi donne, nel 2019, dobbiamo ancora combattere con discorsi retrogradi e sessisti di “uomini” (non tutti ovviamente) che ci danno della troia se li rifiutiamo o del cesso se non sanno argomentare. Nonostante sia ovvio che la pochezza di questi discorsi sia direttamente proporzionale alla pochezza dei soggetti, ci sarà sempre un giorno, un’ora, un minuto, in cui ci troveranno particolarmente stanche e fragili. E rischiamo di crederci, alle stronzate che dicono. Oggi ero un po’ debole e questo idiota mi ha ricordato che non me lo posso permettere, non ci si può distrarre un attimo dalla lotta all’ignoranza e al sessismo. E in fondo, rispetto a stamattina, mi vedo una gran gnocca.
Paola
La categoria di quelli che da rifiutati si evolvono in rifiuti umani è sempre vasta e piena di sorprese, non c’è che dire.
“Un’estate diversa: lasciato solo dagli amici che crescono”
Cara Selvaggia, arrivato a 36 anni mi consideravo già da tempo un adulto. Ho un lavoro a tempo indeterminato da un bel po’, giusto qualche mese fa ho acceso il mio primo mutuo per finalmente sopraggiunta tranquillità economica, ho una discreta automobile in leasing. Ho sempre lavorato sodo e, quando arriva l’estate, mi godo finalmente le belle giornate con gli amici. Un weekend al lago, uno al mare, due giorni di rafting al mese non ce li toglie proprio nessuno. E poi la settimana in Grecia, quella è d’obbligo, con aperitivo-cena-discoteca-ritorno rovinoso eccetera. Ma quella che ho appena descritto, in realtà, era la mia estate tipo fino all’anno scorso. Giampi si è sposato a settembre e il rafting è troppo pericoloso per sua moglie. Andrea, anche lui, ha avuto un figlio dall’Alessandra e ora i weekend al mare se li fanno giustamente da soli con il bebè. Edo era già sparito da un po’, dice che in discoteca a Desenzano hanno tutte 15 anni in meno (almeno) e a offrire dei drink a una che ha appena finito il liceo si sente un po’ uno sfigato. In Grecia, ovviamente, non ci viene più nessuno. E in questa prima estate di vita di città, senza l’amore che non ho, senza la famiglia che non ho mai pensato di volere, con la prospettiva di scambiare una settimana di sole e bevute nelle Cicladi con un viaggio di quelli che non conosci nessuno e speri di far gruppo, ho capito che forse adulto non lo sono. Forse gli adulti sono gli altri, Giampi, Andrea e Edo che hanno messo la testa a posto, che hanno la vita che va allo stesso ritmo della loro età biologica, che hanno capito che i vent’anni non durano vent’anni, e forse nemmeno dieci. Forse avrei dovuto disinstallare Tinder un paio d’anni fa, smetterla con il mojito tutte le sere almeno tre, forse con Serena che mi faceva davvero sentire felice non avrei dovuto troncare per paura di impegnarmi, che forse è la scusa per chi ha paura di organizzare qualcosa di leggermente più seriale del calcetto una volta a settimana al martedì sera. Ma ti giuro che io, fino a quando non sono spariti tutti, stavo davvero bene. Ero felice della mia vita, era la migliore che potessi immaginare. Ora che l’aperitivo me lo faccio in casa con le patatine in busta e un ottimo vino che non posso condividere con nessuno, non sono più felice. Ho riposto la mia felicità nelle mani degli altri, sbagliando? O invece sono solo un cazzone?
Marco
Deve essere l’estate di quelli che dopo l’ennesimo mojito in spiaggia si ritrovano abbandonati da tutti e realizzano di essere dei gran cazzoni.
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