Parole false e vuote. “Chiediamo perdono per le parole false e vuote che abbiamo ascoltato o pronunciato in questi anni”, afferma monsignor Domenico Pompili vescovo di Rieti aprendo la celebrazione, in ricordo delle vittime del sisma del 24 agosto 2016, che si è svolta nel palazzetto dello sport di Amatrice. La risposta è l’applauso dei molti presenti, un modo per rimanere insieme e uniti nonostante il nulla che li aspetta fuori.
Sono passati tre anni dal terremoto. Il centro di Amatrice non c’è più, in Arquata del Tronto tutto è fermo, Accumoli – epicentro del sisma – è solo macerie. Oltre 49 mila sfollati nelle quattro Regioni coinvolte (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria), 299 vittime (249 tra Accumoli e Amatrice), oltre 300 feriti: 15 secondi che distrussero tanto, scosse successive che durarono mesi e azzerarono il resto. Danni stimati intorno ai 23 miliardi di euro. Centinaia di fascicoli aperti alla Procura di Rieti per edifici costruiti con materiali scadenti, come i palazzi popolari gemelli di Amatrice dove morirono 18 dei 22 residenti. Ad oggi sono un’ottantina gli interventi di ricostruzione pubblica in fase di progettazione: circa 120 milioni di euro.
Il giorno del ricordo delle vittime per la propria gente inizia nella notte: alle 3:36 con i rintocchi della campana che scandisce la lettura dei nomi. La fiaccolata che per la prima volta attraversa Corso Umberto I cuore di Amatrice, nella zona rossa. Chi vorrebbe ricostruire deve scalare montagne: certificazioni su certificazioni imposte dalla burocrazia. Dai 12 ai 15 mesi, solo per poter iniziare. Con quali certezze? Queste terre rischiano di rimanere deserte. Comuni che non hanno personale per le pratiche. Tre anni dopo è tutto fermo al palo. “La situazione è preoccupante, la ricostruzione ferma al 4%”, denuncia Antonio Fontanella sindaco di Amatrice. “Dobbiamo rifare 4.500 edifici e questa operazione così grande viene affrontata con una legislazione ordinaria”; definisce “insensato” dover attendere i pareri di nulla osta sul rischio idrogeologico per ciò che deve essere ricostruire nello stesso luogo. Così serviranno almeno 10 anni. Alessia D’Alessio, avvocato e figlia del fondatore della corsa Amatrice-Configlio, domanda: “Dove stanno i soldi che tutto il mondo ha mandato per la ricostruzione?”. Fra gli esponenti politici nazionali presenti, il sottosegretario Vito Crimi del M5S e il presidente della Regione Lazio e segretario Pd, Nicola Zingaretti, insieme al capo della Protezione civile, Angelo Borrelli.
Il sentimento comune affidato al passaggio dell’omelia: “Viviamo il dolore per chi non c’è più, una ferita che non si rimargina”. Il vescovo invoca una “visione, non punti di vista”, parla di disincanto per la ricostruzione promessa da parole conclamate. Dolore, nostalgia e rabbia.