Hanno studiato per giorni i social network del Movimento. Setacciato gli umori di quella strana bestia che è il web. E si sono convinti che a oggi, la grande maggioranza degli iscritti e dei simpatizzanti del M5S non vuole l’intesa con il Pd. “L’80, 90 per cento degli interventi è contro l’accordo”: così hanno sentenziato gli addetti ai social dei Cinque Stelle in rapporti riservati recapitati al capo politico Luigi Di Maio.
Un dato rilanciato nelle riunioni interne da Pietro Dettori, membro dell’associazione Rousseau, vicinissimo a Davide Casaleggio e tra i più stretti collaboratori e consiglieri di Di Maio. Nonché uno dei principali fautori del ritorno del Movimento con la Lega, per cui spinge in silenzio anche l’erede di Gianroberto. L’asse milanese del M5S insomma tifa per una difficile riappacificazione con il Carroccio. E a sostegno può mostrare i segnali dal web, un responso pesante nel loro mondo. Tornare con la Lega non dispiacerebbe neanche allo stesso Di Maio, a determinate condizioni (anche se il capo politico giura di non aver mai risposto alle offerte di Matteo Salvini, pronto a concedergli la poltrona di presidente del Consiglio).
Ma i numeri, più che gli scrupoli, sono una muraglia alla nostalgia di alcuni. Perché a Di Maio dai Direttivi di Camera e Senato lo hanno spiegato chiaramente: un nuovo accordo con la Lega aprirebbe una faglia nei gruppi parlamentari, soprattutto a Palazzo Madama. “Potremmo trovarci costretti a far entrare in maggioranza altri partiti per reggere”, osserva un big di quelli che sanno fare di conto.
E un indizio che suona come monito arriva dal post su Facebook della deputata Lucia Azzolina: “Non prendo neanche in considerazione un ritorno con la Lega, perché sarebbe la morte di una parte del gruppo parlamentare del Movimento”. Tradotto, riabbracciare Salvini sarebbe maledettamente complicato. Ma al di là di calcoli e tentazioni, resta l’insurrezione del web: che pesa sulla trattativa con il Pd, e non solo perché la rende più sanguinosa per Di Maio e i suoi. Un’eventuale intesa con i dem andrebbe comunque votata dagli iscritti sulla piattaforma Rousseau. “E con questi numeri, l’unico nome come premier che ci permetterebbe di reggere il vaglio dei nostri è quello di Giuseppe Conte” riflettono ai piani alti. O forse quello di Di Maio, ma questo per adesso non lo dicono dritto. Di certo sulle chat interne si discute, e parecchio, dell’orientamento degli iscritti e della votazione su Rousseau. In diversi, anche di peso, stanno sollevando dubbi sul ricorso al portale. “Nel giro di pochi giorni non avremmo il tempo di spiegare alla gente il senso e i dettagli di un accordo così complesso” è il ragionamento. E ieri sul Fatto anche Roberta Lombardi, notoriamente vicina a Casaleggio, predicava cautela: “Il voto su Rousseau è nelle nostre corde, ma bisognerà valutare, il tempo è poco”. Ma i vertici del Movimento, Di Maio compreso, vogliono far tenere la votazione.
Non a caso un veterano come Max Bugani, anche lui nell’associazione Rousseau e nella “cabina di regia” del M5S, dopo aver ricucito con il capo politico ha ringhiato in una chat: “La votazione va fatta, fa parte dei principi cardine del Movimento. Se non la facessimo la gente ci manderebbe al diavolo”.
Così si ritorna al nodo principale della trattativa tra 5Stelle e dem, cioè all’indispensabilità di Conte come premier per il Movimento, anche per blindare l’intesa sulla rete. E non è affatto un dettaglio, in una partita dove contano anche le sfumature. Figuriamoci i numeri.
Twitter @lucadecarolis