È falso che Salvini abbia offerto a Di Maio di fare il premier: gli ha proposto la presidenza della Repubblica. Di Maio, dall’altro capo del filo, ha obiettato che bisogna aver compiuto 50 anni e lui ne ha 33. E Salvini, pronto: “Cambiamo la Costituzione. O eleggiamo tuo padre. Comunque avevi ragione: la Tav è una boiata. Fammi sapere, il mio telefono è sempre acceso”. Di Maio non ha più chiamato nè risposto. Allora Salvini gli ha telefonato da numero sconosciuto facendo l’accento svedese: “Pronti? Sono Giorgetti. Dice Matteo che Conte può restare premier e tu vicepremier unico. Lui si fa da parte. Per l’Interno pensava a Toninelli, che è un ragazzo sveglio, da lui sempre apprezzato come ministro dei sì. Non è una gran rinuncia, tanto lui al Viminale non ci andava mai”. Clic. A quel punto ha provato con Conte: “Presidentissimo! No, per quell’equivoco della crisi, ecco, ero un po’ su di giri per i mojito, ma mi sto disintossicando. Martedì ti diamo la fiducia e poi ti veneriamo per quattro anni. Santissimo Conte, quanto ci piaci a noi leghisti! Noi siamo personcine perbene che non farebbero male nemmeno a una mosca, figuriamoci a un santone come te, anzi varrai più di una mosca? Ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi senza chiederti nemmeno di stare fermo: puoi muoverti quanto ti pare e piace, e noi zitti sotto”. Clic. Poi ha chiamato Di Battista: “Ehilà Dibba! Ho appena finito il tuo libro: capolavoro! E il tuo reportage dal Sudamerica, io e la Francesca non riusciamo a smettere di riguardarlo. Pure mio figlio, io gli dico sempre ‘Fatti un giro sull’acquascooter della Polizia’. Ma lui niente, solo il tuo reportage!”. Clic.
Allora ha tentato con Fico: “Compagno Roberto, parla il comunista padano! Buona questa. Ma lo sai che non ne sbagli una? Quella sul 2 giugno dedicato ai rom m’ha commosso! E l’uscita dall’aula per quella cagata del Sicurezza bis (che non so a chi è venuto in mente: dev’essere lo stesso fenomeno della Flat Tax, della legittima difesa e delle autonomie): uno spettacolo! Sai che mi sto fidanzando con Carola?”. Clic. Ultimo tentativo con Bonafede: “Grande Alfonso! Allora siamo d’accordo: prescrizione abolita già dalle indagini, ergastolo per l’abuso d’ufficio, sequestro preventivo del Papeete, Siri e Savoini al gabbio. Ok?”. Clic. In attesa di essere ricevuto da qualcuno, s’è seduto sul marciapiede sotto Palazzo Chigi fra due cartoni, cappello in mano e cartello al collo: “Rovinato dalla crisi. Fino a 10 giorni fa ero il padrone dell’Italia”. Ma è subito arrivata la polizia: “Lei è in arresto per accattonaggio molesto, ai sensi dei decreti Sicurezza uno e bis”. E l’ha portato via.