Non c’è un’aria distesa nelle sedi dei sindacati italiani: in mezzo a questa crisi di governo ci sono almeno 150 tavoli aperti che coinvolgono circa 200mila lavoratori. Soprattutto, ci sono i dossier più grossi, per i quali ai primi di settembre sono previsti gli incontri al ministero dello Sviluppo (da Alitalia all’ ex Ilva, passando per Whirlpool e Almaviva) e che ora navigano nell’incertezza. “Bisogna comunque garantire un governo, in modo da affrontare le situazioni in una piena assunzione di responsabilità”, dice la segretaria Fiom Francesca Re David. Ma per Luigi Di Maio evitare di lasciare partite ancora irrisolte è un’impresa complicata.
Alitalia. Il crono-programma è ancora lungo e questo apre anche a possibili ribaltoni. A metà luglio, su spinta di M5S, è stato ufficializzato il consorzio chiamato a salvare la compagnia aerea: Ferrovie, il ministero dell’Economia, l’america Delta e Atlantia (su cui pesa l’incognita della revoca delle concessioni autostradali). Entro metà settembre la cordata presenterà il piano industriale. Ancora nulla di certo, ma si rincorrono voci su 2.800 possibili esuberi su un totale di circa 11 mila lavoratori. Poi, dopo il 15 settembre partiranno anche le trattative con i sindacati. E potrebbe servire anche altro tempo se l’Antitrust chiedesse delle compensazioni alla concorrenza che si perderebbe tra treno ed aereo sulle tratte domestiche integrando Alitalia e Trenitalia sotto il cappello Fs. In pratica, si arriverà al 2020.
Ilva. Quella dello stabilimento siderurgico di Taranto è stata definita da Rocco Palombella, segretario dei metalmeccanici Uil, una “bomba sociale”. Il 6 settembre cadrà l’immunità penale per Arcelor Mittal e sarà sostituita da una serie di tutele a tempo e legate al rispetto del piano di risanamento. Questo, però, è contenuto nel decreto approvato “salvo intese” la scorsa settimana e che deve ancora essere convertito dal Parlamento altrimenti lo scudo cadrà del tutto e Arcelor Mittal potrebbe valutare seriamente di chiudere, causando la perdita del lavoro per i quasi 11 mila assorbiti dalla nuova proprietà. La crisi di governo porta con sé molta incertezza. Di fatto, l’unica forza politica convintamente contraria all’immunità penale, sebbene disposta a trovare una soluzione condivisa è M5S. Le posizioni di Pd e Lega vanno in favore di Arcelor Mittal. A quest’ultima, quindi, potrebbe convenire aspettare che si delinei il nuovo scenario.
Almaviva. Chi non attenderà nemmeno un attimo è il gruppo delle telecomunicazioni, pronto al secondo grande licenziamento: questa volta a Palermo, dove andrebbero a casa in 1.600. “Aspettiamo una convocazione per i primi di settembre”, dice Riccardo Saccone della Slc Cgil. La situazione è questa: la società vuole aprire la procedura dopo le ferie per tagliare effettivamente il personale a novembre, i rappresentanti dei lavoratori vorrebbero che si usasse ancora il fondo di integrazione salariale per evitare i licenziamenti. La trattativa durerà due mesi e mezzo e il rischio è che a mediare tra sindacati e azienda sia un governo sfiduciato e con una minore forza persuasiva. “Siamo preoccupati a prescindere – aggiunge Saccone – Una cosa così grossa a Palermo sarebbe drammatica”.
Whirlpool. Da Napoli trapela cauto ottimismo. La decisione, comunicata a giugno, di vendere lo stabilimento è ormai stata revocata dalla multinazionale americana che ora sembra propensa a presentare soluzioni per rinnovare la missione di quella fabbrica, senza chiudere né prevedere esuberi. Ci si vedrà a settembre, la strada è avviata ma anche qui c’è la necessità di trasformare in legge il decreto di inizio agosto, che riporta anche misure in favore dell’azienda di elettrodomestici.
Grande distribuzione. Nel delicato passaggio di Auchan nelle mani di Conad – 18 mila addetti coinvolti – bisognerà garantire che non vi siano tagli all’occupazione. Più complicato è invece il tentativo di rilancio di Mercatone Uno: entro il 31 ottobre arriveranno le offerte vincolanti per l’acquisto della società.
Le altre sorelle. Per Blutec, l’Industria italiana Autobus e l’ex Alcoa ci sono ammortizzatori sociali in scadenza e stalli da sbloccare, alcuni dei quali connessi sempre al decreto legge.