Il 26 luglio scorso in Algeria c’era ancora aria di festa e rivoluzione, anche se per alcuni è stato un giorno di lutto. Una settimana prima i “fennec”, i calciatori della nazionale, avevano battuto il Senegal nella finale della Coppa d’Africa. Nel Paese nordafricano, ma anche in alcune città francesi, erano cominciate le celebrazioni: fuochi d’artificio, feste e caroselli nelle strade, cori da stadio come quelli che da mesi vengono intonati nelle proteste contro l’ex presidente Abdelaziz Bouteflika, proteste animate proprio da gruppi ultras della capitale.
La Casa del Mouradia, ad esempio – inno dei tifosi dell’Usm Algeri che associa la Casa de papel alla Mouradia, il palazzo presidenziale – è uno canti di protesta più popolare, segnale di un connubio, quello tra calcio e politica, che in Algeria ha origini antiche. Origini di cui Kaddour Bekhloufi, morto proprio il 26 luglio scorso all’età di 85 anni, è stato un testimone. “Un fratello nella battaglia, un militante sincero e impegnato nella lotta di liberazione condotta dai calciatori professionisti, che non hanno esitato un solo istante a rispondere all’appello della patria e al dovere, mettendo volontariamente tra parentesi le loro carriere”: così ha descritto Bekhloufi un ex compagno di squadra, Mohamed Maouche, componente della Fédération algérienne de football e presidente della fondazione che ricorda le gesta della squadra del Front de libération nationale, il movimento rivoluzionario che dal 1954 si batteva per porre fine al colonialismo francese. Erano loro i precursori della Nazionale algerina vincitrice della Coppa d’Africa. Erano gli “undici dell’indipendenza”.
Primavera 1958. Il Fln da quattro anni è impegnato nella guerra contro il colonialismo francese. L’anno precedente Parigi aveva assestato un duro colpo, quello descritto da Gillo Pontecorvo ne La battaglia di Algeri, Leone d’Oro a Venezia nel 1966. Dopo quella sconfitta qualcuno ha un’idea bislacca: creare una squadra di calcio che giri il mondo come testimonial della lotta per l’indipendenza, raccogliendo intanto fondi. Ma come? I migliori sono quasi tutti calciatori professionisti in club francesi, molti in squadre importanti come Monaco, Olympique Lyonnais, Saint Etienne, Tolosa. Alcuni nell’estate del 1958 potrebbero addirittura indossare la maglia della Francia ai Mondiali in Svezia…
La missione è affidata a Mohamed Boumezrag, dirigente della Fédération française de football (Fff) che conosce tutti i calciatori (suoi conterranei) in Francia e sa su chi può contare. Come Abdelaziz Ben Tifour, ottimo giocatore del Monaco che raccoglie la “tassa rivoluzionaria” tra i sostenitori del Fln a Nizza. Con lui in squadra ci sono anche Moustapha Zitouni e il giovane Bekhloufi, arrivato nel club del Principato nel 1956, dove si era fatto apprezzare con un gol nella partita del suo esordio sotto gli occhi di Ranieri III di Monaco e della moglie Grace Kelly.
Il 12 aprile, dopo una partita contro l’Angers, i quattro algerini del Monaco e altri due della squadra rivale partono in treno per andare a Roma e prendere un volo verso Tunisi, sede del governo provvisorio della Repubblica algerina. Fugge anche un astro nascente del calcio, Rachid Mekhloufi, che ha vinto il campionato con il Saint-Etienne, è già stato convocato con la Nazionale francese e, allo stesso tempo, sta svolgendo la leva militare. La sera dell’11 aprile 1958 indossa la maglia dei Verts per una partita contro il Beziers, quando due calciatori originari di Sétif come lui – Mokhtar Arribi del Lens e Abdelhamid Kermali dell’Olympique Lyonnais – lo avvicinano: “Domani si va in Tunisia”. “Due di Sétif erano venuti a trovarmi: significava che la questione era davvero importante – raccontò Rachid a Le Monde nel 2008 –. Gli ho dato fiducia anche perché erano tra i miei idoli”. Al termine della partita, però, Mekhloufi si ferisce alla testa e finisce all’ospedale. Il loro viaggio ritarda e rischia di essere interrotto quando al confine tra Francia e Svizzera Mekhloufi viene riconosciuto dagli agenti della dogana che, fortunatamente, non sanno nulla della fuga e lasciano passare lui e i suoi compagni.
“Nove calciatori algerini (tra cui Zitouni) sono spariti”, titolava allarmato il quotidiano L’Équipe il 15 aprile. Alla fine dieci riescono a ritrovarsi all’Hotel Majestic di Tunisi e in totale trenta calciatori raggiungono il Nord Africa per unirsi alla squadra del Fln. In quegli stessi giorni a Parigi cade il governo. In Francia regna l’instabilità politica e in Algeria il disordine. Il 13 maggio ad Algeri i militari e i coloni compiono un colpo di Stato. Vogliono il ritorno al potere del generale Charles de Gaulle, che diventa presidente del consiglio il 1° giugno. Il 24 giugno in Svezia la Francia perde in semifinale contro il Brasile, che poi si aggiudica la coppa Rimet. L’équipe algerina, invece, comincia a girare il mondo. Sotto pressione della Fff, però, la Fifa non riconosce la squadra del Fln e ammonisce chi giocherà contro gli algerini. Poco male. A disposizione ci sono moltissime squadre dell’Est Europa come la Yugoslavia, l’Ungheria, la Bulgaria, squadre del Medio Oriente, dell’Africa, ma anche la Cina e il Vietnam. “Giap (il generale che guidò la guerra d’Indocina per l’indipendenza del Vietnam dalla Francia, ndr) ci disse: ‘Noi abbiamo battuto i francesi. Voi batterete la Francia’”, ricordava Mekhloufi in un’intervista. Quattro anni dopo la loro fuga, il 5 luglio 1962, l’Algeria è indipendente.