“Là dove c’era l’erba ora c’è un palazzo”. Dalla via Gluck di Celentano a Fiano Romano, una trentina di chilometri dalla Capitale: al posto di un giardino pubblico è sorta una palazzina. Esempio di abusivismo quotidiano quello che non fa clamore ma nel piccolo centro diventa un caso.
Un contenzioso tra Comune e Prefettura per una questione di 200 mila euro, necessari per abbattere e smaltire i resti dell’abuso edilizio. La storia inizia undici anni fa. I costruttori procedono perchè il Comune lo permette nonostante, per quella pratica edilizia, manchi un documento fondamentale come il nulla osta paesaggistico rilasciato in sede regionale. Il Pgt (piano del governo del territorio) comunale consente l’edificabilità dei 13 appartamenti dichiarati poi abusivi. La ciliegina è che il nulla osta non può essere rilasciato a ritroso, ergo si deve procedere all’abbattimento.
Ma chi paga? Nonostante gli appelli dell’attuale sindaco Ottorino Ferilli, la Prefettura fa orecchie da mercante. L’ultima richiesta inviata al Ministero dei Beni Culturali e alla Prefettura sottolineava anche che “nelle more dell’abbattimento, l’immobile può essere illegalmente rioccupato, con pregiudizi per l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”. Nella cronistoria non poteva infatti mancare il passaggio di una decina di famiglie disagiate, che per un periodo – quando gli spazi erano sotto sequestro in attesa di giudizio – ne avevano preso possesso. Famiglie con minori che il Comune guidato da Ferilli si è poi preoccupato di aiutare a sistemarsi in modo adeguato.
“La società costruttrice a seguito dell’avvio del procedimento di acquisizione chiese al Comune addirittura un risarcimento danni che andava dai 3 ai 5 milioni di euro” spiega il sindaco specificando quanto il contenzioso giudiziario sia costato in termini di soldi pubblici. “Tutto per difendere vincoli urbanistici e quando viene definitivamente riconosciuto che la costruzione è abusiva gli appelli rimangono inascoltati. Anzi qualche tempo fa sono stato chiamato dal vice prefetto per una questione di ospitalità per 40 immigrati. Ho chiesto a che punto fossimo con la demolizione. Più sentito nessuno”. Nel carteggio figura anche la richiesta del ministero dei Beni culturali al prefetto “di includere l’edificio nell’elenco delle opere non sanabili per le quali il responsabile dell’abuso non ha provveduto nel termine previsto alla demolizione e alla messa in ripristino dei luoghi”. I fianesi attendono.