Per Saviano la fame nel mondo è ineluttabile, ma ha torto
Roberto Saviano ha dedicato il suo articolo “Le terre dimenticate dove impera la fame”, pubblicato su L’Espresso il 28 luglio, al problema della fame nel mondo. Lo ha concluso con: “La fame nel mondo non è causata da eventi eccezionali, ma è la normalità per almeno 800milioni di persone, eppure nessun telegiornale ne parla, nessun giornale: è un dramma quotidiano, un dramma rimosso. Per fame, e per ragioni ad essa connesse, ogni giorno muoiono nel mondo 25mila persone. Più di 1000 ogni ora. Se impiegate 2 minuti e 30 secondi a leggere queste mie righe, sappiate che nel frattempo saranno morte per fame più di 35 persone. Così è e così sarà”. Non sono d’accordo. Non è vero che nessun telegiornale o giornale parla della fame nel mondo e non è vero neanche che il problema ha grosse dimensioni. L’Onu, la Fao e varie altre organizzazioni internazionali e associazioni no profit sono impegnate da molto tempo nella lotta alla fame. Nel libro Factfullness di Hans Rosling, Ola Rosling e Anna Rosling Rönnlund, pubblicato l’anno scorso anche in Italia, viene spiegato dettagliatamente perché negli ultimi decenni il numero di coloro che hanno fame è diminuito drasticamente. Venti anni fa il 29% della popolazione mondiale viveva in povertà estrema; ora questo numero è pari al 9%. Nel 1997, il 42% della popolazione indiana e cinese viveva in condizioni di estrema povertà. Nel 2017, in India, questa cifra era scesa al 12%, con 270 milioni di poveri in meno rispetto a soli venti anni prima. In Cina, nello stesso periodo, il dato è precipitato ad un sorprendente 0,7%. Nel frattempo l’America Latina ha registrato una diminuzione dal 14% al 4%: altri 35 milioni di persone.
Franco Pelella
Riscaldamento globale: basta estrarre combustibili
Ecco arrivare dallo spazio una voce colta e indipendente, di un militare astronauta italiano, Luca Parmitano, attualmente in orbita nella stazione spaziale internazionale in qualità di comandante. “Negli ultimi sei anni – ha detto – ho visto i deserti avanzare e i ghiacciai sciogliersi. Spero che le nostre parole e visioni possano essere condivise per allarmare davvero le persone verso quello che oggi è il nemico numero uno, cioè il riscaldamento globale”. Purtroppo per arrivare a invertire la tendenza al riscaldamento globale bisogna superare la ignorante e ottusa tesi dei negazionisti (Trump in testa), che non considerano l’economia mondiale basata sull’uso dei fossili (carbone, petrolio, gas) responsabile dei cambiamenti climatici, contrapposta a quella degli scienziati, che da 30 anni avevano previsto il fenomeno, confermato dalle osservazioni di Parmitano e dai fenomeni estremi che osserviamo sempre più di frequente. Senza una drastica “decarbonizzazione” del modo di produzione industriale, degli spostamenti delle merci e delle persone, dell’illuminazione e del riscaldamento, buona parte degli abitanti della Terra, soprattutto quelli che vivono in climi già caldi, rischiano un futuro tragico. A livello globale abbiamo una classe politica totalmente assente che, dal Trattato di Kyoto in poi, pur firmando solennemente impegni per diminuire le emissioni di gas serra e Co2, ha ottenuto il brillante risultato di aumentare l’inquinamento, senza mai produrre decisioni vincolanti e operative. Tutti coloro, soprattutto giovani e giovanissimi che vogliono un futuro senza tragedie, devono avere l’obiettivo di dare il potere politico a chi si impegna a decarbonizzare il pianeta lasciando carbone, petrolio e gas sotto terra.
Paolo De Gregorio
Il fine giustifica i mezzi? Molti crimini sono nati così
Sulla vicenda della diffusione della fotografia del giovane americano bendato, fermato per l’uccisione del Carabiniere di Roma, l’Assessore alla Polizia Locale del Comune di Pavia, Pietro Trivi, ha commentato sulla propria pagina Facebook: “Se bendare un uomo può servire a trovare l’arma di un delitto, per me, può essere bendato. Se quest’uomo ha ucciso senza ragione tuo figlio, tua madre o la persona a te cara, credo che tu vorresti che venisse ammanettato e interrogato. E se utile allo scopo, anche bendato. Se chiedete a un carabiniere di dare la vita, per difendere tutti noi, e lui lo fa, siate cauti nel giudicare i suoi colleghi che ogni giorno, per tutti noi, sono chiamati a fare altrettanto”. Sul piano giuridico, c’è poco da dire: il codice di procedura penale non prevede il bendaggio fra le modalità di interrogatorio dei fermati, e dunque, tale comportamento costituisce reato. Tuttavia, la perspicua presa di posizione dell’esponente leghista, verosimilmente del tutto inconsapevole, evoca un tema assai frequentato dalla filosofia morale: il fine giustifica i mezzi? La risposta positiva a tale interrogativo ha generato alcuni dei più grandi crimini della storia.
Andrea Nobili