Con l’imbarazzo di chi flirta il pomeriggio con l’amante e poi va a cena a casa dalla vecchia fidanzata, la Serie A fa un passo verso MediaPro e il suo ambizioso progetto del “canale della Lega” su cui trasmettere dal 2021 tutte le partite, proprio nel giorno in cui presenta il calendario del campionato negli studi di Sky. Ancora, però, non ha scaricato definitivamente la pay-tv, che di sicuro avrà il calcio per i prossimi due anni e poi chissà. La svolta epocale è rimandata al 30 settembre, ammesso che si faccia davvero.
Mentre nasce la prossima stagione (si parte il 24 agosto, già alla seconda giornata il derby Lazio-Roma e Juve-Napoli), il calcio italiano guarda al futuro. Il 2021, quando scadrà il contratto con la premiata coppia Sky-Dazn, non è poi così lontano. Da mesi si discute freneticamente della proposta degli spagnoli di MediaPro, costretti a ritirarsi nel 2018 dopo l’accordo Sky-Mediaset e ora tornati alla carica. Il piano, anticipato dal Fatto Quotidiano a giugno, prevede che la Lega si faccia editore e costruisca con gli spagnoli il suo canale. Un prodotto unico, da trasmettere su varie piattaforme (dalle tradizionali pay-tv, Sky compresa, fino agli streaming online) senza esclusiva. Un modello diverso, rivoluzionario, che libererebbe la Serie A da un mercato asfittico (senza Mediaset, quello di Sky è di fatto un monopolio). Gli spagnoli promettono 1.150 milioni a stagione, 177 in più rispetto a Sky-Dazn, per 6 anni. Tanto. In cambio, però, pretendono quasi tutto, dalla pubblicità alla vendita degli abbonamenti. Questo, col rischio d’impresa, spaventa alcuni presidenti.
Ieri la Lega calcio del presidente Miccichè avrebbe dovuto decidere. Ovviamente non l’ha fatto. La delibera, approvata all’unanimità, è il classico colpo al cerchio e alla botte: ok a Mediapro, ma con un piccolo spiraglio ancora aperto per Sky. “L’assemblea intende mantenere la piena facoltà di rivolgersi agli operatori del mercato, valuta positivamente l’ipotesi di realizzazione del canale e delibera di definire l’accordo con Mediapro entro il 30 settembre 2019”. Tradotto: l’offerta degli spagnoli (che stufi di aspettare minacciavano di ritirarla) è accolta solo parzialmente, almeno sulla parte economica; l’ad Luigi De Siervo ha 2 mesi per chiudere. Un bando però sarà fatto comunque (lo prevede la Legge Melandri), e quindi Sky avrà la possibilità di superare la loro offerta, se sarà in grado di farlo.
È un modo per evitare lo scontro, nessuno si è sentito abbastanza forte per votare. Intanto la trattativa con MediaPro va avanti sui punti più critici: dalle garanzie alla penale pretesa in caso di mancata realizzazione del canale (30 milioni per 3 anni), fino alle fatturazioni ai club. Anche la tempistica della nuova scadenza forse non è casuale: a ottobre ci sarà il cambio della guardia in Sky, dove arriverà il nuovo amministratore Maximo Ibarra (che, tra l’altro, è fratello della compagna del n.1 Figc Gravina). La Serie A è spaccata, come sempre: c’è chi crede che la pay-tv non sarà in grado di garantire quel miliardo (scarso) che da un decennio manda avanti il calcio italiano, che è il momento di cambiare e che senza gli spagnoli c’è il rischio di rimanere a mani vuote. Ma ci sono resistenze, di chi è legato al vecchio sistema o semplicemente non si fida degli spagnoli: in testa la Juventus di Agnelli, l’ultimo dubbioso è Urbano Cairo, in origine sostenitore del canale, in visita qualche settimana fa a Sky dove ha incontrato l’ad Zappia. Così alla fine la Serie A ha deciso di rinviare: è la cosa che sa fare meglio.