Venerdì scorso il Fatto ha pubblicato due articoli: i commissari televisivi che sarebbero sempre di sinistra e mai di destra e il trasloco da Rai 2 a Rai 1 del commissario Schiavone. In quel contesto Fabrizio d’Esposito ha riportato una mia frase:
prima o poi ci sarà un commissario salviniano.
La frase è tratta da una risposta ad una domanda dal pubblico a Libri come, domanda che mi sento ripetere sempre più spesso negli ultimi due o tre anni nei miei incontri pubblici:
come mai i commissari televisivi sono tutti di sinistra?
Più che la risposta è interessante la domanda e la frequenza sempre maggiore con cui mi viene fatta. È da questa domanda sempre più frequente che nasce la mia risposta “prima o poi ci sarà un commissario salviniano”.
Provo a spiegarmi, è un po’ tortuoso, come un giallo.
Per il mio lavoro per un’università internazionale mi capita spesso di viaggiare in giro per il mondo e di parlare con professori o genitori americani, cinesi, arabi (a Tunisi c’è un’intera generazione chiamata generazione Rai 1). Moltissimi hanno visto Montalbano o, più di recente, L’amica geniale (che non è un poliziesco, ma il tema sinistra-destra non cambia). Dalle loro opinioni ho ricavato una certezza: queste produzioni migliorano nettamente l’immagine dell’Italia agli occhi degli stranieri, elemento di cui ringraziare la Rai. Questo non significa negare l’esistenza di mafia, camorra eccetera, ma ogni tanto, meglio sempre più, produrre soggetti che esulino da questi aspetti negativi, non per occultarli ma perché l’Italia certamente è altro e molto di più e di meglio. Agli occhi di americani, cinesi ed arabi Montalbano e L’amica geniale hanno mostrato l’immagine di un paese che oltre ad essere bellissimo (è sempre meglio ricordarlo) è anche pieno di persone che non sono mafiose o camorriste bensì come Montalbano, Mimì, Fazio, Catarella o come il Nino di De Gregori: non hanno paura di sbagliare il calcio di rigore e sono piene di coraggio, altruismo e fantasia.
Direi che sin qui non c’entrano sinistra e destra. Quando chiedo ai miei interlocutori stranieri se trovano Montalbano di sinistra o di destra mi guardano sorpresi, sostanzialmente non comprendono il senso della domanda. In Italia invece, questa domanda ha una risposta quasi istintiva ed univoca.
Montalbano è di sinistra
Perché in Italia Montalbano lo definiamo di sinistra? Perché il suo meraviglioso inventore Camilleri era di sinistra? Perché l’eccellente attore che lo interpreta è il fratello di un politico di sinistra? Perché combatte spesso contro ricchi imprenditori e politici corrotti, a volte legati alla mafia?
Può anche essere, ma io non credo che siano questi i motivi. Credo invece che la questione divisiva riguardi l’atteggiamento di Montalbano verso i migranti, che alcuni definirebbero umano ed accogliente, ed altri invece eccessivamente buonista e permissivo. Oggi è questo l’argomento divisivo, qui in Italia.
È per questo che ho risposto all’ennesima domanda sui commissari di sinistra con la frase riportata da Fabrizio D’Esposito. Lui l’ha definita una profezia, ma questo non era il senso, non ho né la posizione né l’animo del profeta. Da ingegnere, era una previsione, come tutte le previsioni non è certezza ma ha un grado di relativa certezza. Questa previsione si basa su quanto segue.
Inevitabilmente, nel tempo, la letteratura e poi la fiction televisiva che vi attinge, finisce per riflettere i tempi e i gusti in cui vive il suo pubblico. Forse ce lo siamo dimenticati, ma Maigret, il tenente Sheridan e anche quel meraviglioso sceneggiato Il segno del comando (per chi non ricorda provate con Din Don) andavano bene nella prima Repubblica in cui si occupavano per lo più di delitti familiari e in cui la politica era totalmente assente e l’unico talk show politico era Tribuna politica (uno spettacolo serio e quindi noioso).
Poi il mondo è cambiato, la Tv è cambiata, sono arrivati i talk show, internet e i social network e la politica è entrata nelle case, nei cervelli e nei cuori in modo meno ideologico ma più collegato ad alcuni aspetti che sono diventati per molti giallisti (non sempre, non tutti) parte della trama, dei personaggi o almeno dello sfondo. Questo non è un bene o un male, semplicemente un dato di fatto.
È evidente e naturale che la maggior parte degli scrittori (non sempre, non tutti) tenda a riflettere quello che chiamerei il comune sentire del momento. Badate bene, non sto parlando di omologazione al potere, ma al comune sentire di chi ci circonda.
Se il momento del comune sentire si estende in durata oltre un limite che non conosco, si traduce anche in potere politico stabile.
In quel caso la mia previsione (non profezia, non auspicio né il contrario di auspicio) si avvererà.
La Scheda
Non “profezia” ma “previsione”
Venerdì sul “Fatto” la notizia dell’attacco della destra alla “promozione” di Schiavone su Rai1 e l’analisi di Fabrizio d’Esposito sull’assenza di un detective di destra dal panorama italiano. Oggi l’intervento di Roberto Costantini, che dell’avvento del “commissario salviniano” non fa una “profezia”, ma una “previsione”