“Non esistono più le mezze stagioni” è forse il prototipo delle frasi fatte, ma quando si realizza per davvero sono guai seri per i negozi di moda: le vendite – e quindi i guadagni – crollano a picco. Chi comprerebbe una t-shirt a manica corta o un paio di sandali a maggio, se fuori ci sono ancora dieci gradi? La primavera del 2019, che fino a maggio inoltrato è sembrata molto più un inverno – ha infatti portato danni molto grossi. Federmoda, che aderisce a Confcommercio, li ha pure calcolati: “Il clima meteorologico – ha detto il presidente Renato Borghi – ci ha fatto saltare la stagione, con un calo medio delle vendite nei negozi di moda italiani del 7% in aprile e dell’8% in maggio, con punte del 20 o 30% in meno rispetto all’anno precedente. Una circostanza che, ahinoi, si ripete sempre più spesso in questi ultimi anni provocando ingenti danni economici e marginalità sempre più risicate”. Il risultato è che buona parte della collezione primavera–estate sarà svenduta con i saldi di luglio, perché solo a giugno il caldo ha spinto le persone a rifarsi il guardaroba.
Prezzi stracciati, quindi profitti più bassi. Succede talmente spesso, a quanto raccontano i commercianti, che ormai l’associazione di categoria ha chiesto al governo di assimilare questo settore a quello dell’agricoltura, e quindi di poter invocare lo stato di calamità tutte le volte che le condizioni meteo influiscano pesantemente sugli affari.
Marco Sperati, titolare di un’azienda che distribuisce calzature, ha provato a rendere l’idea: “Per noi in genere la stagione inizia ad aprile, che è un mese di alto fatturato, ma quest’anno ci siamo trovati a rincorrerla a giugno, perché quasi tutti eravamo in difficoltà nei primi tre mesi. Questo ha spostato tutto verso i saldi e ora stiamo vendendo quello che avevamo comprato per la stagione, con problemi di marginalità”. Solo un reparto che ha retto l’urto e limitato i danni, le scarpe sportive: “Per fortuna – ha aggiunto Sperati – quelle le vendi 365 giorni all’anno”. In questo caso, non si subiscono gli impatti della temperatura. I modelli casual leggeri hanno dovuto aspettare le belle giornate che si sono fatte particolarmente attendere.
Il problema sembra dipendere anche dalle nuove abitudini degli italiani: prima si comprava per il gusto di farlo, oggi più per necessità. “Un tempo – racconta Andrea Pastore, imprenditore nel campo dell’abbigliamento – l’acquisto era istintivo. Passeggiavi, vedevi una maglia di un bel colore in vetrina, entravi e la prendevi. Oggi invece la gente ha tutto e di nuovo compra solo ciò che serve. Quindi quando salta la stagione ci sono commercianti che si ritrovano con l’intero magazzino da dare ai saldi. A noi per fortuna non è successo, ma parlando con i fornitori ho sentito di molte storie di questo tipo”.
L’associazione di categoria ha una serie di idee per provare a uscirne: un aiuto pubblico per recuperare le annate magre come questa, come avviene dopo le gelate nei campi agricoli, potrebbe essere una. Un’altra sarebbe quella di rimandare di qualche settimana l’avvio dei saldi, per mantenere ancora un po’ la merce a prezzo pieno. Ma secondo Sperati bisogna coinvolgere anche le industrie che producono vestiti, scarpe e accessori: “Dobbiamo metterci al tavolo con loro per trovare una soluzione”.
Il commercio online, poi, è sì un’opportunità per le aziende ma anche una minaccia. Ecco perché l’associazione propone una forma di web tax, “per evitare fenomeni di elusione”, sostiene la Federmoda.