“Il problema generale è che la corruzione è il reato più diffuso in Italia, ma è quello per il quale ci sono meno processi”. Sono parole di Paolo Borsellino, pronunciate l’11 dicembre 1986. Davanti ai commissari di palazzo San Macuto il giudice ucciso in via D’Amelio, da appena tre mesi procuratore a Marsala, raccontava la propria solitudine istituzionale di fronte alla carenza di magistrati e investigatori, alle scelte del Csm che penalizza la lotta alla mafia, alla carenza di protezione, al mancato coordinamento tra polizia e carabinieri che hanno il “divieto” di presentare rapporti congiunti, com’era accaduto, invece, nel clima di collaborazione sul maxi-processo. “Una volta il ministro Scalfaro disse che in Italia vi è la Costituzione ma, al di sopra di essa, vi è il regolamento generale dell’Arma dei carabinieri”, chiosa Borsellino. Contro di lui c’è una mafia già gonfia dei miliardi del traffico internazionale della droga e ormai proiettata verso i mercati finanziari: “Marsala sembra Lugano o il Lussemburgo, qui c’è una banca a ogni piè sospinto. Posso dire che stiamo svolgendo delle indagini penetranti in una piccola banca locale peraltro strana, sembra avere collegamento con l’ultimo fatto di sangue… Abbiamo buone speranze, se avremo i mezzi e il tempo, di scoperchiare finalmente il coperchio”. Non gliel’hanno lasciato. Ecco un’antologia delle dichiarazioni più significative del giudice davanti all’Antimafia.
La scorta? Solo di mattina
Di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata che non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 22. Non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi libero di essere ucciso la sera.
Mancano giudici: “Tanto c’è Borsellino”
Quando sono arrivato erano già stati trasferiti tutti i miei sostituti, ne trattengo in proroga uno. Il Consiglio ritenne che le esigenze del Tribunale di Mondovì fossero più pressanti di quelle della Procura di Marsala: “Tanto c’è Borsellino, se la sbrighi lui da solo!”. Borsellino è abituato a lavorare, ma non sa fare miracoli.
L’invidia per l’amico col nonno mafioso
Certo, la situazione sotto questo profilo è migliorata: oggi non si trova più uno come Paolo Borsellino che a 14 anni invidiava il compagno che aveva il nonno mafioso, ma bisogna stare attenti al fatto che fra dieci anni non ci si ritrovi nella situazione di punto e a capo.
Quel via vai di auto targate Catania
Questa zona della provincia di Trapani sembra che sia un anello fondamentale di collegamento fra le famiglie di Cosa Nostra palermitane e quelle catanesi. Mi reco spesso a Palermo, a trovare la mia famiglia, e ho notato una cosa che forse può far ridere, ma che conferma una mia idea: automobili di Catania percorrono continuamente questa autostrada.
Il killer del capitano e le visite in carcere
A Castelvetrano fu arrestato Armando Bonanno, che dopo qualche anno ritroviamo fra i killer del capitano Basile; a Marsala, Contorno visitava nel carcere (cosa estremamente inquietante perché indice di connivenze) Pietro Vernengo; a Marsala operava una società chiamata Stella d’oriente in cui troviamo come soci tutti i componenti della famiglia mafiosa campana Nuvoletta, insieme con Agate Mariano e personaggi palermitani. A Capo Granitola, nelle vicinanze di Marsala… in un complesso residenziale, ritroviamo, con nome e cognome, senza prestanome, il famoso Vito Roberto Palazzolo… che ha un ruolo importantissimo nel riciclaggio del denaro in Svizzera e che attualmente si trova detenuto in Svizzera.
Marsala, il “santuario” delle cosche mafiose
È una mia convinzione che la zona di Marsala sia diventata una specie di “santuario” delle cosche. Mi sono chiesto come mai Provenzano Bernardo, Riina Salvatore, capi riconosciuti di Cosa Nostra, hanno l’uno parenti e l’altro grandi proprietà terriere a Castelvetrano. Perché proprio lì?
Niente volante, dimezzo la scorta
Durante una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza a un certo punto mi venne in testa (per stanchezza, perché me ne volevo andare) di fare la proposta di dimezzarmi la scorta per fare la volante. A Marsala, quinta città della Sicilia, non c’è una volante né della polizia né dei carabinieri. In uno dei fatti di sangue che si sono verificati, la fortunata operazione con cui sono stati beccati i mafiosi o presunti tali, è avvenuta perché io quel giorno contravvenendo forse a un obbligo me ne ero andato a Palermo e la mia scorta era stata adibita al controllo sul territorio.
La polizia impegnata con la burocrazia
Ho avuto notizia che non erano state effettuate delle perquisizioni che avrebbero dovuto essere fatte. L’organo che procedeva era composto in totale da una quarantina di uomini, la metà dei quali impegnati in incombenze di natura amministrativa. Il commissariato a Marsala, infatti, funziona soprattutto per rilasciare le licenze: in Sicilia non vi è stato il decentramento di certe competenze nei confronti dei Comuni. Credo che sia l’unica Regione in cui i commissariati si occupano ancora interamente di questo aspetto, oltreché ai passaporti e via dicendo.
La flotta peschereccia trasporta morfina
La più numerosa flotta peschereccia d’Italia veniva utilizzata chiaramente per il trasporto della morfina. Ebbene, in questo circondario l’unica motovedetta che c’era per controllare una costa in cui sono stati effettuati degli sbarchi con il sistema della Normandia, è stata tolta e portata a Palermo.