Salone dell’Auto, presa in giro per screditare la giunta
Alcune riflessioni sulla vicenda del Salone dell’Auto.
Una manifestazione come quella non si sposta dall’oggi al domani; se dopo le incaute affermazioni del vicesindaco Montanari gli organizzatori hanno subito dichiarato che il prossimo salone si terrà a Milano, vuol dire che già ben prima avevano la volontà di abbandonare Torino, forse per mettere in difficoltà la giunta Cinque Stelle; ma chi credono di prendere in giro?
La manifestazione torinese tutto era tranne che un salone dell’automobile. Chi scrive ricorda i saloni degli anni sessanta, a Torino Esposizioni, in cui le case automobilistiche presentavano i loro modelli, accessibili alla maggioranza del pubblico, formato da operai Fiat, impiegati, piccoli commercianti; nell’esposizione degli ultimi anni si vedevano solo auto da sogno.
Per il motivo precedente è risibile l’affermazione di chi dice che, proprio quando a Mirafiori inizierà la produzione della Cinquecento elettrica, Torino perde il salone; ma la Cinquecento elettrica non è certo vettura che possa competere o anche solo lontanamente paragonarsi a quelle presenti nelle ultime edizioni dell’esposizione.
Non si capisce poi perché questa manifestazione dovesse tenersi proprio nel parco del Valentino, il più bello d’Italia, a cui recava nocumento con la presenza ingombrante degli stand e delle attrezzature logistiche. Se si vuol attribuire una colpa all’amministrazione comunale, essa consiste nel non aver saputo trovare un altro posto.
Si dice poi che la manifestazione attirasse circa settecentomila visitatori. Non so come sia stata fatta questa valutazione, dato che l’ingresso era libero; inoltre, quanti di questi presunti settecentomila visitatori arrivavano da fuori, creando lavoro agli esercizi commerciali, e quanti invece erano di Torino o dei dintorni, i quali al massimo avranno consumato qualche bibita e qualche caffè?
Ing. Guido Bertolino
DIRITTO DI REPLICA
A proposito dell’articolo “L’uomo di Descalzi all’Eni voleva il ritiro delle accuse”, come già ribadito, il dottor Granata non ha mai più visto il signor Armanna da quando, per conto di Eni, lo licenziò nel 2013 per gravi violazioni di procedure aziendali e tentata truffa all’azienda.
Granata non ha mai partecipato ad alcun incontro con Amara e Armanna nella primavera del 2016, non ha mai incontrato, né sa chi sia, Calafiore, e sta prendendo le iniziative legali del caso contro Calafiore stesso, pregiudicato per corruzione di magistrati e reo confesso di falso ideologico e materiale.
Eni è fermamente convinta che il ruolo attivo perpetrato da Armanna nel tentativo di destabilizzazione della società (nonché la sua conoscenza con l’avvocato Amara con cui ha collaborato e collabora a tale fine) nelle vicende “Nigeria” e “ depistaggio” emergerà a breve ad esito degli imminenti eventi giudiziari.
Nessuno ha mai proposto al signor Armanna di rientrare in Eni, men che meno in cambio di eventuali “ammorbidimenti” di dichiarazioni (false). Si ricorda che Armanna non è un “testimone chiave” bensì imputato nel processo OPL 245.e l’unico che risulta avere percepito somme di provenienza varia e multipla dalla Nigeria.
Tra la fine del 2013 e 2019, Eni ed il dottor Granata hanno ricevuto numerose mail anonime (attività di cui Armanna si è definito esperto, nelle proprie dichiarazioni rese come imputato alla procura di Milano) e sms di intimidazione e minaccia di vendetta genericamente collegate alle vicende delle attività di Eni in Nigeria. La gran parte di questi sono stati oggetto di esposti alla procura di Roma.
La funzione diretta dal dottor Granata e lo stesso mai si sono occupati di attività legale in azienda. Si può pertanto escludere che lo stesso avesse conoscenza degli spostamenti tra le procure di Trani e Siracusa. Fermo restando gli accertamenti in corso a carico di singoli, Eni non aveva sino a tempi recenti alcuna evidenza degli interessi di complici dell’avvocato Amara in Napag,
Eni sospese Napag già nel febbraio 2019, avviando un audit interno (finalizzato a comprendere anche eventuali interessi di Amara o altri terzi nella Napag) nell’aprile 2019, ben prima di ogni accesso da parte della procura di Milano. L’audit ha evidenziato connessioni di Napag con Amara, e portato al licenziamento di Alessandro Des Dorides (della Ets di Londra) per operazioni con Napag, a cui è seguita una denuncia per truffa (metà giugno 2019), sempre su Napag, presentata ai magistrati che indagano sul depistaggio.
È quindi semplicemente inverosimile (e smentito dalle denunce presentate) che Eni abbia consapevolmente intrattenuto rapporti contrattuali con Napag per generare utilità per Amara o perché lo stesso ne traslasse benefici a terzi.
Eni si è dichiarata parte offesa nel cosiddetto “depistaggio” in data 9 maggio 2019 e perseguirà, e ha già dimostrato di perseguire con vigore e in ogni sede opportuna la tutela della propria reputazione nei confronti di chiunque risulti responsabile di condotte censurabili.
Erika Mandraffino,
Senior Vice President, Global Media Relations and Crisis Communication Eni
Preso atto delle precisazioni di Eni, sinteticamente già riportate nell’articolo in questione, ne confermiamo integralmente il contenuto.
A. Mass.