Assalto alla sede Cgil Il 2 marzo il processo

Avrà inizioil 2 marzo davanti alla prima sezione del Tribunale di Roma il processo per l’assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre. La Procura di Roma nelle scorse settimane aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino e Roberto Fiore, e altre undici persone in relazione agli scontri avvenuti nella manifestazione che aveva visto anche l’irruzione nella storica sede del sindacato di Corso d’Italia. Oltre a Fiore e Castellino al termine delle indagini preliminare i pubblici ministeri avevano sollecitato il processo con il rito immediato anche per l’ex Nar (Nuclei armati rivoluzionari) Luigi Aronica, Pamela Testa, Salvatore Lubrano, Francesco Bellavista, Roberto Borra, Luca Castellini, Fabio Corradetti, Lorenzo Franceschi, Massimiliano Petri, Federico Trocino e Massimiliano Ursino. Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore Michele Prestipino e dalla pm Gianfederica Dito, a tutti gli indagati vengono contestati i reati di devastazione aggravata in concorso e quello, sempre in concorso, di resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata. Nei confronti di Castellino, Fiore, Aronica viene contestato anche il reato di istigazione a delinquere.

Uccide il figlio di 2 anni gettandolo in mare: era convinta che avesse un ritardo mentale

Sulla spiaggia limacciosa di La Scala a Torre del Greco (Napoli) una mano pietosa ha piantato una croce di legno. È stata messa lì a ricordare Francesco, un bambino di due anni e mezzo annegato nell’acqua gelida antistante, la notte del 2 gennaio. Pareva un incidente e invece è stato un omicidio: la madre, messa sotto torchio dai carabinieri della sezione operativa, ha confessato. Era convinta, ossessionata da almeno tre mesi, che suo figlio soffrisse di un ritardo mentale, di autismo. Per questo lo ha gettato dalla scogliera, come a volersi liberare di un peso che le opprimeva il cuore e la mente. Farfugliando poi qualcosa su un fantomatico tentativo di rapina da parte di uno straniero, quando i primi soccorritori, due ragazzini, l’hanno trovata in mare col bambino e hanno provato a salvare Francesco. Si sono tuffati in mare e lo hanno trascinato a riva, dove un uomo ha poi provato a praticare sul piccolo un massaggio cardiaco. Non c’è stato nulla da fare.

La Procura di Torre Annunziata – pm Andreana Ambrosino, presente agli interrogatori in caserma – ha spiccato un decreto di fermo e la donna, Adalgisa G., è stata condotta presso il carcere di Pozzuoli con l’accusa di omicidio volontario. Ha 40 anni, proviene da una buona famiglia, ed era turbata dai problemi di salute mentale del figlio. Inesistenti, secondo il servizio sanitario. Come ha ribadito il procuratore capo di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso: “Sono tuttora in corso le indagini per accertare compiutamente i motivi dell’omicidio, ma allo stato, sulla scorta delle prime acquisizioni investigative, il gesto della donna sarebbe riconducibile al fatto che la stessa credeva che il figlio fosse affetto da problemi di ritardo mentale, nonostante non vi fosse alcuna conferma dal punto di vista sanitario”. Proprio ieri mattina era fissata una visita dallo psichiatra infantile. Forse la donna era oppressa dal terrore di una conferma dei suoi sospetti.

Sulle prime si era pensato che il bambino fosse morto come conseguenza di un tentativo di suicidio della madre, ma l’avvocato della signora, Tommaso Ciro Civitella, ha smentito: “Non c’è stato nessun tentativo di suicidio, non c’è stata premeditazione. La signora Adalgisa non era presente a se stessa, era entrata in un tunnel buio da tre mesi”. Il fermo deve ora essere convalidato dal giudice.

Circa un’ora prima della tragedia, intorno alle 21.00, il marito di Adalgisa aveva denunciato alle forze dell’ordine l’allontanamento da casa della donna e del piccolo. Gli inquirenti hanno sentito anche lui, gli hanno fatto domande sul disagio della moglie. La coppia ha un altro figlio, di 7 anni.

Morto l’ex brigatista Bertolazzi. Nel ’74 rapì il magistrato Sossi

Fra i fondatoridelle Brigate Rosse, Piero Bertolazzi è morto a 71 anni all’ospedale di Piacenza, dopo una lunga malattia che l’ha stroncato poche ore prima della fine del 2021. Soprannominato “il Nero”, divenne noto per aver organizzato nel 1974 il rapimento del magistrato genovese Mario Sossi, insieme a Mara Cagol e Alberto Franceschini. Nell’87 firmò un documento insieme ai compagni Renato Curcio, Maurizio Iannelli e Mario Moretti, nel quale i brigatisti dichiaravano la fine della lotta armata, invocando una “soluzione politica” per i detenuti.

Bimbo ammazzato, il Gip concesse al padre di vederlo

Il Gip lo aveva messo ai domiciliari con l’accusa di tentato omicidio per aver accoltellato un collega di lavoro. Ma lo aveva anche autorizzato a vedere suo figlio. Così il 1° gennaio Davide Paitoni, 40 anni, ha ucciso con una coltellata alla gola il piccolo Daniele, 7 anni, per poi ferire la moglie da cui si stava separando. “L’ordinanza per i domiciliari- ha confermato il presidente del Tribunale di Varese, Cesare Tacconi – è stata firmata il 29 novembre, avallando la misura richiesta dal magistrato che l’ha motivata con il pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale, e il giudice non può aggravare la richiesta del pm”. Poi “l’avvocato difensore ha chiesto che gli fosse concesso di vedere il figlio e la moglie” e il 6 dicembre “il Gip l’ha autorizzato a vedere il figlio”. Ma sul capo di Paitoni pendevano due denunce per maltrattamenti presentate dalla moglie. Gli stessi suoceri lo avevano segnalato e in Procura sarebbe stato attivato il “codice rosso”. Ma in Tribunale, ha concluso Tacconi, “non c’è alcuna pendenza a suo carico, quindi se le denunce ci sono sono ancora in Procura”.

C’è “rabbia, tanta rabbia, per veder ripetersi lo stesso copione”, attacca Antonella Veltri, presidente di D.i.Re., la rete dei centri anti-violenza. “Chi protegge i bambini da questi uomini violenti?”. “Non capisco questo accanimento verso un giudice molto scrupoloso – la replica di Stefano Bruno, legale difensore di Paitoni -. Se fosse stato ai domiciliari per violenze domestiche era un conto, ma era ristretto per una vicenda completamente avulsa dai rapporti madre-figlio-marito”. Oggi l’uomo sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia.

Renzi, B. e logge: un 2022 di inchieste sul potere

Il 2022 sarà – Covid permettendo – un anno di grandi processi e inchieste. Da quello in corso a Matteo Salvini a Palermo per il sequestro dei migranti sulla ong Open Arms, a quello che potrebbe iniziare a Firenze per Matteo Renzi per un’altra Open, la Fondazione cassaforte del renzismo. Il leader di Italia Viva però ha una grana anche a Roma dove è indagato per finanziamento illecito nell’ambito di un’inchiesta che riguarda i rapporti economici che lo legano all’agente delle star Lucio Presta. A Bari, invece, continua il processo che vede imputato Silvio Berlusconi, autocandidatosi al Quirinale, per aver indotto Tarantini a non dire il vero. La prossima udienza è fissata il 21 gennaio, nel pieno delle votazioni per il successore di Mattarella. A Siena, inoltre, il Cavaliere pregiudicato e riabilitato attende decisioni della Procura generale che potrebbe impugnare l’assoluzione di ottobre nel processo Ruby ter con l’accusa di aver corrotto il pianista delle sue cene eleganti di Arcore per indurlo a mentire. E ancora: nei prossimi mesi il Gup di Brescia sentenzierà se rinviare o meno a giudizio il pm di Milano Paolo Storari e l’ex consigliere Csm Piercamillo Davigo per la diffusione dei verbali segreti dell’avvocato Piero Amara sulla presunta Loggia Ungheria. Quest’anno potrà riservare parecchi colpi di scena.

 

Toscana Matteo d’arabia rischia di finire alla sbarra

La Toscana è la terra dei Renzi, anche da un punto di vista giudiziario. Quest’anno si saprà ad esempio se ci sarà un processo per il caso Open: a Firenze Matteo Renzi è indagato per concorso in finanziamento illecito con gli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi. I pm – che ritengono la Open un’articolazione politico-organizzativa della corrente renziana del Pd – hanno chiuso l’inchiesta a ottobre. Anche i genitori del leader di Iv hanno qualche grana a Firenze. Qui è in corso in primo grado il processo che vede imputati Tiziano Renzi e Laura Bovoli per la bancarotta di tre cooperative. Per Renzi sr. e Bovoli poi è in corso il processo in appello per fatture false: il 7 novembre 2019 i due sono stati condannati a 1 anno e 9 mesi, due anni sono stati inflitti all’imprenditore D’Agostino. A Firenze ci sono anche altre inchieste delicate, come quella che vede indagati Berlusconi e Marcello Dell’Utri con l’accusa, tutta da dimostrare, di essere i mandanti esterni nelle stragi del 1993: per questa ipotesi la Procura di Firenze dal 1997 in poi ha iscritto e archiviato già tre volte i due.

 

Lazio Consip, imputati tiziano Renzi e Luca Lotti

A Roma è attesa la sentenza di primo grado sul presunto depistaggio nel caso Cucchi: il pm Musarò ha chiesto otto condanne, fra cui 7 anni all’ex capo dei Corazzieri del Quirinale, Alessandro Casarsa. Il 10 gennaio ci sarà la nuova udienza preliminare del processo Regeni: si dovrà decidere la modalità per notificare gli atti ai 4 agenti della National Security egiziana accusati di aver rapito, torturato e determinato la morte del ricercatore. Continua il processo Consip: fra gli imputati Tiziano Renzi, papà di Matteo, accusato di traffico di influenze illecite e Luca Lotti, accusato di rivelazione di segreto. Fra le indagini in dirittura d’arrivo nel 2022 c’è quella sull’ex giornalista Rai, Mario Benotti: l’inchiesta riguarda l’acquisto da parte del governo, nel 2020, di oltre 800 milioni di mascherine dalla Cina. Indagato per peculato e abuso d’ufficio anche l’ex Commissario, Domenico Arcuri. Arcuri all’inizio fu iscritto per corruzione, ma per lui c’è stata richiesta di archiviazione. Va verso l’archiviazione anche la posizione del Commissario Figliuolo, finito in un’inchiesta su alcuni capi di abbigliamento donati da un imprenditore. Nel 2022 si attende la chiusura dell’inchiesta sulla morte dell’ambasciatore Attanasio.

 

Campania Appalti e favori: il sistema De Luca

Quest’anno sapremo se il governatore della Campania Vincenzo De Luca verrà risucchiato nel gorgo delle indagini sul Sistema Salerno, il collaudato meccanismo ‘appalti alle coop in cambio di voti’ di prassi per un ventennio a Salerno. Città di cui De Luca è stato a lungo sindaco.
Per ora raggiunto solo da un avviso di proroga delle indagini per corruzione, De Luca è spesso evocato nelle intercettazioni, dalle quali appare come il vero dominus di Salerno.
E il prossimo anno sarà quello decisivo per le indagini su ‘Lady Camorra’ Maria Licciardi. ‘A piccerella’ è ritenuta dalla Dda di Napoli una figura di vertice dell’Alleanza di Secondigliano. Fermata a fine agosto con il biglietto aereo per la Spagna in tasca, a inizio dicembre il ministro della Giustizia Cartabia ha disposto per lei il 41-bis.
La Dda partenopea nel 2022 dovrà sciogliere un altro nodo: quello dell’estradizione del narcos Raffaele Imperiale, l’uomo che custodì per anni a Castellammare di Stabia due Van Gogh rubati ad Amsterdam. L’Interpol lo ha arrestato in luglio a Dubai, mettendo fine a una latitanza dorata pluriennale. Ma Imperiale è ancora lì, in attesa che gli Emirati concretizzino le istanze del nostro governo.

 

Lombardia i guai di Fontana, lega e gestione covid

Il libro-mastro della Procura di Milano per il 2022 ha in elenco indagini delicate. A partire dalla Lega: dopo le condanne per il caso Lombardia Film Commission, si aprono nuovi scenari sul fronte dei soldi. Due le inchieste in corso sulla galassia 5S: la prima sui presunti 4 milioni arrivati dal governo venezuelano (è indagato per finanziamento illecito e riciclaggio il console in Italia), la seconda (fascicolo senza indagati né reati) sui finanziamenti alla Casaleggio associati da parte dell’armatore Vincenzo Onorato, indagato in un filone parallelo per bancarotta. Altro fascicolo aperto è quello sulla lobby nera: indagati per finanziamento illecito e riciclaggio l’eurodeputato di FdI Carlo Fidanza e il neonazista Jonghi Lavarini. Nel 2022 si attende anche la chiusura indagine per il caso Moscopoli: il reato contestato a Gianluca Savoini, uomo di Salvini in Russia, è corruzione internazionale. Caso camici: per il presidente Attilio Fontana c’è la richiesta di rinvio a giudizio per l’accusa di frode in pubbliche forniture, resta aperto il fascicolo sui soldi del leghista in Svizzera. A Bergamo prosegue l’inchiesta sulla mancata zona rossa e sulla gestione della prima ondata pandemica: i pm sono in attesa della super perizia del professor Andrea Crisanti.

 

Puglia Berlusconi in aula nei giorni del voto al colle

Tra la Puglia e la Basilicata, il 2022 sarà un anno di grandi colpi giudiziari. A Bari, infatti, il 21 gennaio – proprio nei giorni in cui si voterà per il nuovo capo dello Stato – è in programma l’udienza del processo che vede imputato Silvio Berlusconi per induzione a mentire, con l’accusa di aver offerto denaro all’imprenditore Gianpaolo Tarantini affinché mentisse ai pm baresi che indagavano sulle escort portate nelle ville dell’ex premier tra il 2008 e il 2009. Finora tra convalescenze, elezioni e strutture inagibili, il processo è stato rinviato molte volte. Basti pensare che il fascicolo è arrivato a Bari nel 2011. Qualche giorno prima dell’udienza di B., inoltre, sempre nel Tribunale di Bari si celebrerà anche l’udienza preliminare alle quattro escort accusate di aver mentito sui loro rapporti con il leader di Forza Italia. Procedimenti importanti anche a Potenza, dove quest’anno potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio della procura per gli indagati coinvolti nell’inchiesta sull’affare Ilva: dall’avvocato Piero Amara all’ex commissario straordinario dell’Ilva Enrico Laghi fino all’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo.

 

Umbria I casi a Perugia Palamara, “Ungheria” e l’esame farsa di Suárez

Quest’anno si saprà se ci sarà o meno un processo per il caso Suárez, il calciatore uruguaiano (non indagato) che, secondo i pm, sarebbe stato agevolato nel suo esame di italiano finalizzato a ottenere il passaporto italiano. Imputati a vario titolo per falso ideologico e rivelazione di segreto d’ufficio i vertici dell’Università Stranieri di Perugia e l’avvocato Maria Cesarina Turco, che secondo i pm agiva per conto della Juventus. Il 15 marzo poi ci sarà la nuova udienza del processo per corruzione all’ex pm Luca Palamara. La vicenda riguarda il pagamento di viaggi, soggiorni e cene che, per l’accusa, Palamara avrebbe ottenuto dall’imprenditore Fabrizio Centofanti (che ha chiesto il patteggiamento a 1 anno e 6 mesi). Il 17 gennaio invece si apre il processo d’Appello sul caso Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov espulsa nel 2013: condannate in primo grado 7 persone, fra cui l’ex capo della Squadra Mobile di Roma, Renato Cortese, e l’allora dirigente dell’Ufficio immigrazione, Maurizio Improta. Infine, è ancora in corso l’inchiesta per violazione della legge Anselmi sulla “Loggia Ungheria”, una presunta associazione segreta di cui ha parlato l’avvocato Piero Amara davanti ai pm di Milano.

 

Calabria Appello in corso per il boss stragista Graviano

Se il 2021 è finito con le motivazioni della sentenza di condanna a Mimmo Lucano da parte del Tribunale di Locri, l’inizio dell’anno giudiziario in Calabria è tutto dedicato all’attesa per le motivazioni della sentenza del processo “Gotha”, contro la componente riservata della le cosche reggine in cui è stato condannato a 25 anni di carcere l’avvocato ed ex parlamentare del Psdi, Paolo Romeo, ritenuto una delle due teste pensanti della ’ndrangheta. Il 2022, a Reggio, sarà dedicato al processo d’appello “’ndrangheta stragista”: in primo grado il boss Giuseppe Graviano è stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio di due carabinieri.
Procede anche, nell’aula bunker di Lamezia Terme, il maxi-processo “Rinascita-Scott” contro la cosca Mancuso e i presunti colletti bianchi arrestati nel 2019 dalla Dda di Catanzaro: imputato anche l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, da poco rispedito in carcere dopo aver scritto una lettera al ministro Mara Carfagna, violando, secondo il tribunale, le prescrizioni previste dai domiciliari.

 

Sicilia i “parenti” salvini e verdini, le accuse a Schifani

Il 2022 sarà l’anno del processo in primo grado a Matteo Salvini: l’ex ministro dell’interno è imputato a Palermo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il mancato assegnamento del pos (place of safety), il porto per lo sbarco, alla ong spagnola Open Arms, che nell’agosto 2019 rimase cinque giorni al largo di Lampedusa con a bordo 147 migranti. Nel capoluogo siciliano inizierà anche l’appello al giornalista Pino Maniaci, travolto nel 2016 da un’inchiesta della Dda, assolto in primo grado dall’accusa di estorsione, e condannato per diffamazione a 1 anno e 5 mesi. L’altro volto di questa vicenda invece si celebra a Caltanissetta, dove sul banco degli imputati per l’appello siede l’ex giudice Silvana Saguto, condannata in primo grado a 8 anni e 6 mesi per diversi episodi di abuso d’ufficio e corruzione. Sempre nel cuore della Sicilia si processa il “Sistema Montante”, da una parte l’appello per l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Calogero Montante, condannato in abbreviato in primo grado a 14 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Dall’altra, con rito ordinario, il troncone che vede imputati prefetti, 007 e anche l’ex senatore forzista Renato Schifani, accusato di rivelazione di segreto. A Messina invece si celebra il processo ‘Sistema Siracusa’: imputato l’ex senatore Denis Verdini, accusato di finanziamento illecito. Mentre due processi per corruzione elettorale attendono a Catania il deputato regionale neo leghista Luca Sammartino.

 

Liguria&Sardegna Crollo del Morandi, Grillo jr. e lo stupro

L’inizio del 2022 sarà decisivo per il processo sul crollo del Ponte Morandi e le altre inchieste che hanno coinvolto Autostrade per l’Italia. L’udienza preliminare è stata rinviata al 28 gennaio, per attendere la decisione della Cassazione sulla ricusazione del giudice Paola Faggioni, proposta dagli avvocati dell’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci e da altri manager Aspi. Sono 59 gli indagati per i 43 morti provocati dal disastro. Le altre tre indagini – i falsi report sui viadotti, le barriere fonoassorbenti pericolose e delle gallerie – saranno riunite in unico maxi-processo sulla mala gestione delle infrastrutture. Quest’anno il Tribunale di Genova sarà impegnato in un altro grande caso: i 33 imputati per presunte mazzette e gare truccate sul Terzo Valico, reati destinati però a essere prescritti a fine 2022. A Verbania (in Piemonte), invece, è in corso l’incidente probatorio sulle cause di un altro disastro: i 14 morti della funivia del Mottarone. Mentre il 16 marzo inizierà a Tempio Pausania (in Sardegna) il processo per violenza sessuale di gruppo che coinvolge Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5S, e tre amici: sono accusati di stupro nei confronti di una coetanea e di un’amica conosciuta al Billionaire.

Air Italy, partite le prime lettere di licenziamento: in 1.322 a casa

L’ultimo giorno di cassa integrazione è stato il 31 dicembre. E dopo appena 48 ore sono partite le prime lettere di licenziamento collettivo per i 1.322 dipendenti della Air Italy. La compagnia aerea, la ex Meridiana, partecipata al 49% da Qatar Airways e al 51% da Alisarda del principe Aga Khan, ha deciso di non prorogare per un altro anno la cassa integrazione guadagni, così come hanno chiesto per mesi i sindacati, ai quali ora non resta che appellarsi al governo. “Purtroppo il momento che abbiamo cercato di scongiurare fino alla fine è arrivato, le lettere di licenziamento dei lavoratori di Air Italy sono partite, nella totale indifferenza delle istituzioni”, commentano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo che chiedono “un intervento immediato per bloccare la procedura e scongiurare una tragedia sociale”.

Il 23 settembre 2021 la compagnia ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per lo stop delle attività disertando poi il 29 dicembre scorso il vertice convocato dal Mise.

L’esperienza Air Italy finisce dopo neanche quattro anni dalla presentazione in pompa magna, nel febbraio 2018 a Milano, del nuovo progetto (una flotta da 50 velivoli, 1.500 assunzioni, 10 milioni di passeggeri e pure profitti entro 5 anni) e dei grandi piani di sviluppo per l’aeroporto di Malpensa.

Un epilogo con cui, però, ora si complica la crisi acuta in cui da tempo versa il settore aereo e che il Covid non ha fatto altro che aggravare. Le compagnie del principe ismaelita Karim Aga Khan e della Qatar Airways erano state indicate nel 2017 dall’ex premier Matteo Renzi come esempio parlando della possibile soluzione del caso Alitalia, che poi passò nelle mani di Etihad. Un abbraccio che si è rivelato mortale in entrambi i casi.

“Il Super Green pass discrimina, allora meglio l’obbligo vaccinale”

Pierpaolo Bombardieri, dopo lo sciopero generale, lancia la proposta di un “patto contro la precarietà” sul modello spagnolo. E sul Super Green pass il segretario generale della Uil avverte: “No a discriminazioni, meglio l’obbligo per tutti”.

Bombardieri, dopo il vostro sciopero, in molti si sono accorti che la riforma fiscale del governo non è una manna per i più deboli.

Abbiamo visto grandi quotidiani accorgersi di ciò che sostenevamo in solitudine e cioè che quel primo intervento sul Fisco crea delle iniquità. Avevamo proposto una riduzione del cuneo fiscale per dare potere d’acquisto alle fasce in sofferenza, senza con ciò fare la guerra alle fasce più alte. I numeri parlano chiaro: il 70% dei lavoratori e pensionati ha un reddito inferiore ai 35 mila euro. Bisogna pensare soprattutto a loro, ai precari, ai rider, alle commesse, al lavoro part-time, a chi ha sofferto di più e continua a soffrire per la pandemia.

Il governo è sembrato sordo, quali priorità avete?

Lo sciopero è stato un successo nei numeri e ha costretto il Paese a interrogarsi. Ringrazio quei giornali che hanno voluto mostrare il fatto che esiste una popolazione in disagio. A dispetto della crescita stimata in oltre il 6% c’è un pezzo di Paese che soffre e questo ha provocato una riflessione nell’opinione pubblica. Ora comincia la discussione sui temi: le pensioni, che vanno oltre la previdenza ma riguardano il welfare e quindi i giovani e le donne, i lavori usuranti e quindi i morti sul lavoro. Tema per noi centrale sarà la precarietà del lavoro.

Che proponete?

In Spagna è stato sottoscritto un accordo a tre, tra governo, sindacati e associazioni confindustriali, che prevede l’eliminazione di ogni forma di contratto a tempo determinato salvo per sostituzione o per periodi di picco di lavoro. Si parla spesso di fare un “patto”: bene, noi lanciamo un patto per superare la precarietà sul modello spagnolo.

Un grande salto indietro a prima del 1997, quando si sono introdotte le forme più dure di flessibilità ed esisteva solo il Contratto formazione e lavoro?

Sì, noi pensiamo proprio a un unico modello che tenga conto della necessaria stabilità e della formazione. Dobbiamo puntare sul lavoro stabile, contro i falsi stage. Le forme surrogate del lavoro vanno eliminate. Su questo non ho sentito nessuna riflessione.

Siete favorevoli al salario minimo?

La direttiva Ue per il salario minimo deve servire a rafforzare la contrattazione. Quella direttiva è nata per contrastare i salari minimi che aggirano i contratti e servono a delocalizzare. Noi crediamo che occorre identificare il salario minimo con il minimo contrattuale garantito.

In linguaggio sindacale sembra un “no”.

L’aggancio ai contratti di categoria serve a evitare l’effetto dei contratti-pirata. Per battere i quali, tra l’altro, basterebbe non far valere i contratti sotto una certa soglia di lavoratori.

Siete anche preoccupati per gli effetti dell’assegno unico.

Stiamo preparando una legge di iniziativa popolare per eliminare le conseguenze negative della riforma. A partire da marzo, i vecchi assegni familiari non saranno in busta paga e insieme alle detrazioni per i figli a carico verranno sostituiti dall’assegno unico che si ottiene presentando l’Isee. Quindi esiste un doppio problema: il ritardo nella corresponsione dell’assegno, a carico dell’Inps e l’effetto negativo di una maggiore tassazione che deriverà dall’eliminazione di una detrazione. Chiediamo quindi che la clausola di salvaguardia che eviti effetti negativi venga portata da 25 a 35 mila euro. Parliamo di 700 mila nuclei familiari.

Cosa pensa del Super Green pass per tutti i lavoratori?

Penso che è arrivato il momento di passare alla vaccinazione obbligatoria per tutti coloro che hanno più di 18 anni. Lo abbiamo già proposto in agosto, lo Stato deve assumersi la responsabilità. Il Green pass solo per i lavoratori scarica invece la responsabilità dei controlli e delle sanzioni solo sui lavoratori. Facciamo il caso dei dipendenti pubblici che erogano un servizio: come facciamo a essere sicuri che chi si rivolge a loro sia vaccinato? È una discriminazione al contrario.

Come si costringe chi non vuole vaccinarsi?

Ce lo ha chiesto anche il governo e capisco che è un tema delicato, ma stiamo discutendo della vita delle persone e la ripresa di questo Paese.

Il ministro Brunetta insiste a dirsi contrario ad aumenti di smart working anche con i picchi pandemici.

Abbiamo stilato un mese fa l’accordo sul lavoro agile e noi chiediamo che sia attivato. Se aumenta la pandemia noi chiediamo di applicare quel contratto, non si tratta di fare guerre di religione.

Preferirebbe che Draghi restasse a Palazzo Chigi o andasse al Quirinale?

Ci auguriamo un governo stabile per affrontare i problemi del Paese. Identificare i nomi non è il nostro compito.

E che ne pensa della candidatura di Berlusconi?

Questo è un Paese che ha bisogno di figure che uniscono, non che dividono.

Brunetta cancella il lavoro agile, il resto d’Europa fa il contrario

“Va superato l’utilizzo del lavoro agile quale strumento di contrasto al fenomeno epidemiologico”. Così il 15 ottobre il ministro della Pa Renato Brunetta ha messo la parola fine allo smart working, “una perdita di tempo”, nella Pubblica amministrazione. E ai vari sindacati (Fp Cgil, Confintesa, Confsal, Covirp, Flepar e Flp) che nelle ultime ore stanno chiedendo di ripristinarlo, Brunetta ha spiegato che solo lui potrà decidere se e quando accadrà. Eppure basterebbe guardare oltre confine per capire che lo smart working resta una forma di contrasto alla pandemia. In Germania, lo scorso mese il cancelliere Olaf Scholz oltre ad aver disposto il lockdown per i non vaccinati, ha previsto anche il ricorso massiccio allo smart working. Due misure che hanno fatto crollare i contagi. E a Berlino, dove le scuole hanno riaperto in presenza, per tutta la settimana i bambini saranno sottoposti a test antigenici quotidiani. Il Portogallo, che è tra i Paesi con il maggior tasso di copertura vaccinale al mondo, tra le restrizioni imposte prevede l’obbligo di smart working e il prolungamento delle vacanze scolastiche di Natale. In Francia, con oltre 150 mila casi, Emmanuel Macron ha già reintrodotto il lavoro agile per tre giorni a settimana. In Belgio, dove lo smart working è stato obbligatorio quattro giorni alla settimana fino a metà dicembre, ora è di tre giorni. Ieri, intanto, la banca d’affari Goldman Sachs ha invitato i propri dipendenti Usa a lavorare da remoto fino al 18 gennaio. Chissà che ne pensa il ministro Brunetta che ha ridotto tutto a una questione di Pil.

Focolaio su Msc Crociere: a bordo son tutti vaccinati

La protezione era garantita dalle massime garanzie disponibili al momento: una popolazione – 5mila passeggeri e 900 membri dell’equipaggio – rigorosamente vaccinata almeno con doppia dose e munita di Super Green Pass. Oltre a un protocollo che prevede distanziamento, mascherine, tamponi e sanificazione. Non è bastato a evitare un focolaio di coronavirus. In 120 sono risultati positivi a crociera avviata. Isolati in cabina, sono stati costretti a scendere e a tornare a casa, in quarantena. Questo però non ha fermato la crociera: 700 nuovi passeggeri, ieri, secondo quanto riferito dalla compagnia di navigazione, si sono presentati al molo per essere imbarcati. La vacanza va avanti. Dopo Marsiglia e Genova, Civitavecchia, Palermo e Malta. “Nel rispetto delle norme di sicurezza”, precisano da Msc.

La vicenda è stata resa nota ieri mattina. A bordo della Msc Grandiosa 120 passeggeri hanno il Covid. La buona notizia è che, stando a fonti dell’armatore e della Capitaneria di porto, al momento non sono stati segnalati casi gravi: “La maggior parte è asintomatica”, assicurano. La cattiva notizia, se così si può dire, è che a bordo era in vigore un protocollo di massima sicurezza: Super Green Pass obbligatorio per tutti. Dunque, con una sola dose di vaccino non si poteva nemmeno pensare di partire. Oltre a questo, controlli cadenzati imposti a tutti: tre tamponi per i turisti (a inizio, a metà e a fine viaggio) e ogni 48 ore per i marittimi. Misure che forse hanno arginato il virus, ma non ne hanno impedito la diffusione. Il giro di vite stato deciso da Msc già a partire da dicembre. L’equipaggio era stato sottoposto all’obbligo vaccinale da molto prima.

Quaranta positivi hanno passato una mini quarantena in cabine con balcone, e sono stati fatti scendere nel capoluogo ligure, dove verranno condotti a casa “in modalità protetta”. Gli altri 80 lasceranno la nave fra Civitavecchia e Palermo. Operazioni che sono state concordate con la Capitaneria e l’ufficio della sanità marittima del porto di Genova. Il caso non ha fatto perdere fiducia a chi aveva già acquistato il biglietto: allo stato non sono state segnalate defezioni.

In una nota Msc rimarca l’applicazione di controlli rigorosi e un’intensa attività di tracciamento: “L’identificazione di alcuni casi isolati dimostra, ancora una volta, la validità del ‘Protocollo di sicurezza e salute’ di Msc Crociere, a efficace tutela di tutti i passeggeri, dell’equipaggio e dei territori visitati dalle nostre navi. Msc ha trasportato in sicurezza oltre un milione di passeggeri dalla ripartenza delle crociere (agosto 2020) a oggi. A bordo vengono applicati, infatti, protocolli di sicurezza che non trovano riscontro in nessun altro settore del turismo e dell’ospitalità, permettendo così di individuare casi di persone positive che a terra non sarebbero probabilmente mai stati identificati e che rappresentano, in ogni caso, una percentuale nettamente inferiore rispetto ai casi di contagio sviluppati a terra. La nave ripartirà regolarmente per proseguire il suo itinerario settimanale”.

“Sullo smart working una retromarcia dannosa e antistorica”

La ministra che prima sedeva sulla poltrona di Renato Brunetta sostiene che il muro del forzista allo smart working per la Pubblica amministrazione è sbagliato, di fatto antistorico: “In Italia siamo stati i capofila del ricorso al lavoro agile per i lavoratori, sia pubblici che privati, e ora diciamo no proprio mentre in tutta Europa vi fanno ricorso?”. Così la pensa la 5Stelle Fabiana Dadone, ora responsabile delle Politiche giovanili.

Voi del M5S, assieme ai sindacati, invocate il ritorno allo smart working per i dipendenti della Pa, ma il ministro della Pa Brunetta proprio non vuole saperne.

Io penso che il lavoro agile sia uno strumento da implementare. Quando cominciammo ad adottarlo nel passato governo fu un grande passo, un cambiamento di concezione. E ora l’impennata dei contagi impone di tornare ad adoperarlo.

Dal ministero obiettano: “Le amministrazioni pubbliche possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49 per cento, sulla base di una programmazione mensile”. Non è sufficiente?

Teoricamente la flessibilità è possibile, è vero, ma deve arrivare un input dal ministro per farla ripartire. In pratica serve una circolare, e non si può più aspettare: bisogna decongestionare il flusso delle persone in movimento. Pensi ai mezzi pubblici in una città come Roma.

Brunetta potrebbe obiettarle che tenere i dipendenti in presenza aumenta la produttività e fa bene ai consumi, no?

Non sono un’economista, ma il punto è che bisogna cercare un equilibrio tra la garanzia di servizi e la salute pubblica. Ora l’obiettivo, ripeto, deve essere quello di contenere gli spostamenti dei lavoratori, ma assicurando i servizi ai cittadini, ed esistono strumenti differenti per farlo rispetto a un anno e mezzo fa, quando iniziammo da zero.

Come 5Stelle porrete il tema nel prossimo Consiglio dei ministri?

Il capodelegazione Stefano Patuanelli aveva già posto il problema nella scorsa cabina di regia, ma anche altri ministri avevano sollevato la questione. Nel prossimo Cdm il tema verrà risollevato con forza, almeno da parte nostra.

Nel prossimo Cdm dovrebbe anche essere approvato l’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori, ma il M5S non sembra convinto o comunque compatto sul punto, tanto che farete una riunione per decidere la linea.

Bisogna ragionarci bene, guardando i dati. Banalmente, io non riesco ancora a farmi somministrare la terza dose, quindi prima di tutto dobbiamo semplificare l’accesso ai vaccini.

Lei è contraria all’obbligo, giusto?

Non so se l’obbligo sia la chiave per affrontare la pandemia: temo di no.

Infine, il Quirinale: Patuanelli è tornato a proporre una donna, ma Conte ha aperto ufficiosamente all’elezione di Draghi. Lei cosa si augura?

L’apertura a un presidente donna è a mio avviso importante, perché ha aperto un dibattito su come individuare un profilo nuovo, facendo un salto anche culturale. Dobbiamo chiederci se siamo pronti per avere una donna al Quirinale. Dopodiché, sarebbe meglio che Draghi restasse a Palazzo Chigi. Con un nuovo governo, avremmo almeno quattro mesi di blocco della macchina amministrativa.

Ma Draghi resta comunque il favorito…

È un uomo di indubbio valore, ma qui il punto non sono le sue capacità come presidente del Consiglio, in un ruolo europeo o alla Presidenza della Repubblica, ma piuttosto le capacità di chi dovrebbe succedergli a Palazzo Chigi.