“Poi te spiego la storia di De Ficchy, tutti gli intrecci e tutto quanto, comunque facciamo la cosa e la Duchini viene, come sempre abbiamo fatto regolarmente perché lì non abbiamo mal fatto una cazzata Giovà … mai! E mai l’avrei fatta, viene trasferita e tutto quanto …”.
È il 23 maggio scorso quando Luca Palamara dice queste parole all’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Il De Ficchy in questione, del quale Palamara avrebbe spiegato un giorno la “storia” e gli “intrecci”, è Luigi De Ficchy, ex procuratore di Perugia andato in pensione circa un mese fa. Come vedremo, in alcuni passaggi delle intercettazioni effettuate dalla procura di Perugia, si sostiene che De Ficchy sarebbe stato addirittura ricattato da qualcuno.
Antonella Duchini è invece l’ex procuratore aggiunto di Perugia, sotto inchiesta a Firenze con accuse di peculato, falsità ideologica, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione in atti giudiziari. È la stessa Duchini che ha istruito un fascicolo all’epoca esplosivo – che non rientra tra le contestazioni della procura di Firenze – sul presunto sequestro di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov, che fu espulsa, secondo l’accusa di Perugia illegalmente, con sua figlia Alua, nel maggio 2013. Con l’accusa di sequestro di persona sono imputati, in questa vicenda, l’ex capo della squadra mobile di Roma, Renato Cortese, e il responsabile dell’ufficio immigrazione dell’epoca, Maurizio Improta.
Palamara si ritrova a dover gestire la posizione su Duchini in sede disciplinare e si lamenta del fatto che non fu avvertito di essere, a sua volta, nel mirino dalla procura di Perugia, perché avrebbe dovuto astenersi. E invece, racconta il 16 maggio mentre viene intercettato, che in quel momento era “l’uomo più esposto della corrente della magistratura (…) il più sovraesposto e mi chiedi della Duchini e Riccardo ti chiama dice… no no Luca non lo fate astene’ perché non c’è niente su Luca… mi iscrivono dopo la Duchini? Guarda che è una cosa…”. E ancora: “…Riccardo parla con De Ficchy… assolutamente Luca non si deve astenè…”. Di questa vicenda parla anche il pm di Roma Stefano Fava, indagato a Perugia per rivelazione del segreto istruttorio e favoreggiamento nei confronti di Palamara, quando viene interrogato dai pm umbri: “Lui (Palamara, ndr) poi ripeteva la storia della dottoressa Duchini, aggiunto di Perugia”, dice Fava, affermando che l’aveva sostanzialmente fatta trasferire contro la sua volontà su impulso di alcuni magistrati di Perugia. E di De Ficchy, Palamara e Fava, parlano in un’intercettazione del maggio scorso. I due accennano a un “ricatto” che però, dalle parole dello stesso Fava, non era realizzabile perché De Ficchy non aveva nulla da temere, in quanto il suo comportamento era risultato corretto.
“…Perché su… De Ficchy nel mio fascicolo non c’è un cazzo capito?”, dice Fava. “Se lui si è fatto ricattare per questa cosa…”, aggiunge, “è veramente… oltre che in malafede e disonesto… cioè è veramente il cretino più cretino che esiste perchè non c’è un cazzo… cioè è come se io ti vengo a dire… io ti ricatto perché tu hai rubato un chilo di luna… un chilo di terreno dalla… luna… non so se mi spiego… cioè non c’è nulla… nulla!”.
E se è chiaro che De Ficchy non era ricattabile, resta da capire a chi si riferissero Palamara e Fava, quando sostenevano che qualcuno stesse ricattando l’ex procuratore di Perugia. E soprattutto: a quale scopo.