Egregio direttore, nel Suo editoriale del 10 luglio mi utilizza per criticare il modo come la segreteria nazionale del Pd affronta il tema del rapporto tra il partito ed i suoi rappresentanti istituzionali investiti da indagini giudiziarie. Tanta attenzione è davvero stupefacente per una vicenda giudiziaria che i fatti narrano in maniera assai diversa dal Suo giornale. Sembra quasi che la riflessione che Lei cerca di infondere fosse indotta dalla necessità di dare più credibilità ed enfasi ad ipotesi accusatorie che appaiono, anche ai lettori più sprovveduti, tanto risibili quanto inconsistenti ed infondate.
Lei per sostenere la critica verso il Pd è costretto a fare leva sulla classificazione delle ipotesi di reato oltre che esporre una costruzione dei fatti ancora più forzata di quanto non faccia l’ufficio del pubblico ministero. Lei stesso può verificare, anche per vie documentali, che il Suo editoriale opera una alterazione del merito del procedimento penale e rappresenta con toni ridondanti i reati attribuiti. Lei afferma che “il processo riguarda gravi illeciti nella gestione degli appalti sull’avio superficie di Scalea, l’ovovia di Lorica e per di una piazza a Cosenza”. Niente di più falso, perché l’Amministrazione regionale non ha bandito nessuno di questi appalti. E poi “la Regione aiutò Barbieri a mettere mani sui fondi europei”. Niente di più falso: la Regione non ha mai erogato, programmato o impegnato fondi di nessun tipo destinati a Barbieri.
Abbastanza fantasiosa è, poi, la descrizione che Lei fa intorno alla roboante ipotesi di corruzione. Anche dagli stessi atti giudiziari non si evince quello che Lei scrive, cioè che “Oliverio convinse a Barbieri a rallentare i lavori a Cosenza per danneggiare il sindaco di centro-destra e conseguire un tornaconto politico a danno della città”.
Inoltre, omette di scrivere che la richiesta di rinvio a giudizio, di cui non ho avuto ancora notifica e di cui alla data odierna non c’è ancora traccia presso l’ufficio del Gup, sopraggiunge dopo che la Corte di Cassazione ha sancito la insussistenza indiziaria e l’assenza di qualsiasi ragione che abbia potuto costringermi, per ben tre mesi, alla misura cautelare dell’obbligo di dimora. Immagino sappia che la Corte di Cassazione ha addirittura affermato che esiste un fondato “pregiudizio accusatorio”.
Un pregiudizio accusatorio che, di fatto, è provato anche dal Gip il quale, nel rigettare la richiesta di una ulteriore misura restrittiva in una altra indagine denominata “passepartout”, di cui non mi meraviglierei se presto anche per essa si formulasse una ulteriore richiesta di rinvio a giudizio, ha sottolineato, anche qui, la mancanza di indizi di colpevolezza. Un pregiudizio che si era già potuto intravedere, quando a distanza di pochi giorni dalla notifica dell’obbligo di dimora, l’ufficio del Gup ha sentenziato il proscioglimento di fronte ad un’altra richiesta di rinvio a giudizio della stessa Procura. Penso, dunque, che la vicenda giudiziaria che mi riguarda non sia affatto da paragonare con nessuno dei casi citati nell’articolo.
Mi auguro, poi, che Lei non voglia assumere come garanzia di certificazione della infallibilità del pubblico ministero che ha sottoscritto le ordinanze giudiziarie, il fatto che Matteo Renzi lo volesse nominare Ministro, a dispetto della funzione e delle sentenze emesse da giudici terzi e dalla Cassazione. Se così non è, mi sento di affermare, allora, che il mio caso giudiziario sarebbe meritevole di una Sua forte attenzione per un’inchiesta giornalistica, per conoscere e comunicare ai lettori le ragioni del pregiudizio accusatorio che anima l’ufficio della procura nei miei confronti e non, invece, per strumentalizzarlo in maniera più o meno interessata nelle manfrine della politica romana.
Egregio Oliverio, pubblico la sua lettera per pura cortesia, non avendovi alcun obbligo ai sensi della legge sulla stampa che lei impropriamente evoca, visto che non smentisce pressoché nulla del mio articolo. Ma si limita, com’è suo diritto, a proclamarsi innocente. Lei però è ufficialmente imputato per corruzione e abuso in seguito a una richiesta di rinvio a giudizio. E io ho chiesto legittimamente al Pd come mai abbia fatto dimettere per accuse molto meno gravi l’ex sindaco Marino e l’ex governatrice umbra Marini, mentre non dice una parola e non fa nulla per il caso di un imputato (non più solo indagato) come lei. I pronunciamenti della Cassazione e del Gip riguardano misure cautelari, mentre sul merito delle accuse a suo carico si deve ancora pronunciare il Gup. Ora apprendo che, a suo avviso, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri è un malfattore che usa la giustizia per perseguitare un politico innocente con “ipotesi risibili, inconsistenti e infondate”, animato da “pregiudizio accusatorio”. Alle mie domande al segretario Zingaretti aggiungo anche questa: il Pd condivide il giudizio del suo governatore su Nicola Gratteri?