L’inchiesta sulla galleria della Pedemontana Veneta, tra Castelgomberto e Malo, ha scoperchiato uno scenario sconcertante, confermato dalle intercettazioni che coinvolgono anche i quattro indagati, Luigi Cordaro, Fabrizio Saretta, Giovanni d’Agostino e Adriano Turso.
Tubi non certificati. I primi aspetti riguardano l’escavazione e il consolidamento, “ovvero infiltraggi nella calotta con tubi di acciaio iniettati con miscela di cemento, in numero e di lunghezza inferiore rispetto a quanto indicato nel progetto”. La direzione non aveva effettuato controlli per accettazione sui materiali. Un tecnico dice: “Le barre che abbiamo sempre utilizzato… quelle Arco, non sono certificate. La documentazione che abbiano a corredo non funziona neanche bene perchè per la testina ci mancherebbe quel famoso certificato che abbiamo scoperto non andare bene… in quanto è fasullo fondamentalmente”.
ACCIAIO SCADENTE. Materiale di serie B. Un tecnico spiega a Saretta: “…l’acciaio doveva essere diverso da questo che è stato utilizzato, acciaio 355. Io invece ho indicato quello che doveva essere il materiale, un S450”. Saretta: “In questo certificato che c’è scritto?”. Stoppa: “S355, c’è scritto…”. Saretta: “Minchia!”. Ordinavano un tipo di acciaio, ne arrivava uno diverso e non controllavano. Scrive il gip: “Ciò nonostante la produzione continua con l’acciaio di minore resistenza”. E cita una intercettazione in cui la ditta fornitrice spiega che loro “l’acciaio S450 non lo hanno mai comprato”. Per ridurre i danni, qualcuno propone di lasciare due tipi di acciaio, uno più resistente per le barre, uno meno resistente per le testine. Ma così quest’ultimo si romperà prima, scrivono i consulenti del pm.
“FAI SPARIRE I TUBI”. Uguali problematiche si verificano per i pozzetti in cemento, “anch’essi non certificati, giacché provenienti da società per le quali vi è addirittura il concreto dubbio che non abbiano le certificazioni richieste, ovvero da fornitori considerati poco affidabili”. Idem per la fornitura e la posa in opera dei tubi in pvc. Continua il gip: “Si riscontra l’assenza della marcatura Ce e la non conformità ai requisiti contrattuali che richiedevano una maggiore resistenza dei tubi da utilizzare per la costruzione della galleria rispetto a quelli ordinariamente impiegati nell’edilizia”. Il grave è che “parte della fornitura era già stata posata”. Un tecnico, intercettato: “Noi abbiamo chiesto i tubi marcati Ce, ma nel magazzino sono arrivati gli altri e nessuno ha controllato, capito?”. E uno degli indagati arriva a suggerire “di farli sparire dal magazzino”.
“MANCA IL CEMENTO”. Il capitolo più agghiacciante è quello della copertura della volta. “Per il cemento utilizzato per le operazioni di spritz, la gettata di consolidamento della volta, si evidenzia la consapevolezza degli indagati della mancanza di conformità”. Il gip scrive di problemi drammatici, “sia per difetti di tenuta dello spritz, sia in occasione delle ‘volate’, cioè le esplosioni controllate per fare avanzare il cantiere, sia per fenomeni di ‘splaccaggio’ dello spritz, distacchi di vaste porzioni di gettata”. Le intercettazioni dimostrano “la sempre maggiore preoccupazione per la propria incolumità che pervade gli operatori destinati a lavorare all’interno della galleria”. Dice l’indagato Saretta: “C’è la questione dello spritz, che deve essere diverso da quello che usiamo… però lì possiamo sempre fare la storia che partiamo con lo spritz non qualificato e poi lo qualifichiamo dopo”.
“CROLLA LA VOLTA”. Lo stesso direttore dei lavori Turso spiega che se non hanno avuto spritz a sufficienza da mettere sulle centine “ti devi bloccare… non la puoi fare la volata (l’esplosione, ndr)…se tu vedi, mi hanno mandato le fotografie, ci stanno tutte le centine… perfino le catene si vedono e questo è un problema…”. Insomma, i vertici tecnici sanno che c’è rischio di crolli. Cordaro: “Ma sono proprio così eclatanti questi vuoti?”. Turso risponde: “Ci stanno sicuramente delle centine, soprattutto nella parte superiore. Guarda caso in calotta, tra le centine non ce ne sta spritz. Si vendono le catene”. Uno dei tecnici dice: “C’è un problema alla Nord-Vicenza. Qui si stacca il fronte, non tiene lo spritz… praticamente continua a staccarsi e quindi si sono fermati… la volta sta cedendo”. E Saretta ordina: “Fermiamo tutto prima che…”.
“ABBIAMO PAURA”. All’inizio di aprile un operaio è preoccupato. “Ieri sera ero là verso le 8 e si è spacchettato pure il fronte, ma a placche belle corpose…”. E così viene invitato “a fare un salto per rassicurare chi lavora in galleria…”. L’indagato Cordaro: “Facciamolo perché la gente sotto ha paura… quella sera ne sono successe due e, ti giuro, meno male che non c’era nessuno sotto che erano due splaccaggi proprio abbastanza forti, uno di un paio di metri quadrati e uno di circa un metro quadrato, che è venuto giù in maniera proprio repentina”. Un altro operaio, rivolto a Cordaro: “Lo conosci a mio fratello… è uno che in galleria ci sta 24 ore al giorno, il materiale lo conosce ed è molto preoccupato. Tu devi anche capire le nostre paure, perché sai che siamo coraggiosi e non ci tiriamo indietro”.