C’è un nome per la casella di Commissario europeo che spetta all’Italia: Domenico Siniscalco, 64 anni, ex ministro dell’Economia, oggi vicepresidente e responsabile della banca Morgan Stanley. Nei rapporti di forza dentro la maggioranza, tocca alla Lega proporre un candidato per la posizione. Il governo punta alla casella della Concorrenza, da dove in questi anni sono state prese tante decisioni cruciali per l’Italia (dai salvataggi bancari alla gestione del caso Alitalia). Siniscalco non è un esperto di antitrust, ma ha il profilo internazionale e le relazioni giuste per il ruolo.
È stato ministro del Tesoro in una fase difficile, tra 2004 e 2005, quando le fibrillazioni dentro la maggioranza dell’allora governo Berlusconi portarono al temporaneo licenziamento di Giulio Tremonti dal ministero dell’Economia. Il 16 luglio la poltrona passò a Siniscalco, fino a quel momento direttore generale e indicato dallo stesso Tremonti come l’uomo giusto per una fase di transizione. Tremonti si riprenderà la poltrona il 22 settembre 2005 e a quel punto Siniscalco inizierà una carriera nel settore privato con stipendi di molti zeri superiori a quelli che aveva al governo: il passaggio è troppo rapido, non rispetta i vincoli della legge Frattini sul conflitto di interessi che però non ha sanzioni, l’Antitrust lo censura ma non può fare molto. A fine 2011, nel pieno della crisi finanziaria, la Morgan Stanley di Siniscalco riesce a farsi pagare dal Tesoro 3,4 miliardi di euro usando una clausola dimenticata da tutti in un contratto derivato sul debito la cui prima versione risaliva addirittura al 1994. La Corte dei Conti indaga sul caso, la Procura avanza richieste di risarcimento danni verso vari ministri e dirigenti coinvolti negli anni nella gestione dei derivati, Siniscalco incluso (89 milioni di euro). Il tutto si chiude con un’archiviazione a marzo 2019.
Siniscalco, torinese con un dottorato in Economia a Cambridge, nel 2010 ha cercato di arrivare alla presidenza di Intesa Sanpaolo, senza riuscirci. Ma ha continuato a tessere le sue relazioni, a Torino e non solo. A fine dicembre 2018 ha preso il posto dello scomparso Sergio Marchionne alla Presidenza del Consiglio Italia-Stati Uniti. Questi suoi rapporti americani Siniscalco li ha messi a disposizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Il viaggio del numero due della Lega negli Usa, a febbraio, è stato ispirato proprio da Siniscalco che lo ha invitato a un meeting del Consiglio Italia-Stati Uniti.
Non è la prima volta che il nome di Siniscalco incrocia l’esperienza dell’esecutivo gialloverde. Nella fase convulsa post-elettorale, a metà maggio 2018, per una notte il nome prescelto per guidare il governo è quello dell’economista Giulio Sapelli. Alle prime indiscrezioni, Sapelli commenta: “Sono stato contattato da entrambi le parti politiche e ho dato la mia piena disponibilità. Ho detto loro che vorrò dire la mia sui ministri, ho parlato con il collega Domenico Siniscalco, che spero di avere al mio fianco come ministro del Tesoro”. Pur lusingato, Siniscalco deve smentire, anche perché l’operazione è fallita e non ha senso rimanere legato a un progetto mai decollato.
A Siniscalco tornare in prima linea non dispiacerebbe affatto. È rimasto nell’ombra in questi mesi, riserva nell’establishment a disposizione dei gialloverdi ma soprattutto dei verdi, anche come potenziale sostituto di Giovanni Tria al ministero dell’Economia. Adesso però c’è la Commissione. E la guerra a colpi di retroscena dentro la Lega ha attribuito la poltrona a Giorgetti, il quale però non ha intenzione di lasciare Palazzo Chigi e può affidarla a Siniscalco. Che, nei giorni scorsi, è stato avvistato al Quirinale. Per fare il Commissario europeo, avere la benedizione di Sergio Mattarella è un passaggio necessario.