Quattro mesi fa moriva Imane Fadil, una delle testimoni chiave del Rubygate. Moriva nel reparto di chirurgia generale dell’ospedale Humanitas di Rozzano. Era il primo marzo scorso, ma la notizia fu comunicata solo due settimane dopo. Da allora si indaga per omicidio volontario anche se allo stato ancora non si sa di cosa sia morta l’ex modella. E con buona probabilità i tempi per conoscere le cause del suo decesso si dilateranno ancora. Il deposito della perizia atteso per la prossima settimana slitterà nuovamente, dopo che i magistrati guidati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano hanno concesso ai consulenti una proroga fino al 22 giugno scorso e un’altra fino alla prossima settimana. Tutto, dunque, resta ancora avvolto nel mistero. Il lavoro dell’equipe coordinata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo prosegue con analisi che ogni volta danno esiti negativi. Dopo l’esclusione di sostanze radioattive nel corpo della donna, tutto il resto viene analizzato e poi scartato. I metalli pesanti sono stati cercati a più riprese ma non trovati in quantità mortali. Anche per questo i tempi della perizia si stanno dilatando. Tutta la vicenda della morte resta agganciata a questo rapporto. Il resto appare contorno.
In queste settimane i consulenti hanno tentato di ricostruire i dati sulla presenza di metalli nel sangue di Fadil prima del ricovero per stabilire se fossero più alti o più bassi e di quanto rispetto ai già alti valori riscontrati pochi giorni prima che la giovane morisse. Per questo gli esperti si sono concentrati sugli esami tossicologici, in particolare sui livelli di metalli, una presenza anomala ed elevata per alcuni elementi ma non mortale. Il quesito, a cui l’equipe medica è stata chiamata a rispondere, prende in considerazione più aspetti: si va dall’avvelenamento per intossicazione da metalli, pista che pare scartata, fino alla morte naturale per una malattia rara, si era ipotizzata anche una forma rarissima di aplasia midollare. Si prova tutto. Anche un’intossicazione da otturazioni dentali in mercurio o in piombo, magari eseguite in Tunisia, paese di origine di Imane Fadil, la quale avverte i primi sintomi di malessere grave circa una settimana prima del ricovero. Lo scorso 26 marzo era iniziata l’autopsia. Ma gli accertamenti degli esperti sul cadavere della giovane sono iniziati solo dopo che esami più approfonditi avevano escluso la presenza di radioattività negli organi della modella, radiazioni che erano state, invece, rilevate in analisi sulle urine e sul sangue. Nel frattempo, la Procura ha sentito diversi testimoni. Tra questi l’ex olgettina Marysthell Polanco tornata alla ribalta per aver dichiarato di voler raccontare la verità sul Rubygate. Una verità che la Polanco potrà svelare, se vorrà, da imputata nel Ruby ter. Mentre Fadil, poco prima della morte, era stata esclusa come parte civile dello stesso processo. Ieri si è celebrata l’udienza del Ruby ter nella quale gli avvocati di Silvio Berlusconi, imputato per corruzione in atti giudiziari, hanno dato il via libera all’acquisizione dei verbali di Imane. Tutti, tranne quelli del Ruby uno e due.