Gli italiani sono stati più rispettosi delle regole anti-Covid la notte di Capodanno, che nel giorno precedente, cioè il 30 dicembre. A dirlo sono i dati del Viminale, secondo i quali il 31 notte sono state 179 le sanzioni elevate dalle forze dell’ordine per il mancato rispetto del Green pass, mentre il giorno precedente erano state elevate 242 infrazioni. Una decrescita dovuta anche al minor numero di controlli effettuati: il 31 sono state infatti controllate 83.988 persone, il giorno precedente 108.395. Stesso discorso per gli “esercizi commerciali”: a Capodanno sono stati 78 i titolari di attività sanzionati sui 9.982 controlli effettuati, il giorno precedente erano stati 147 ma su 12.655 controlli. In pratica, siamo stati più bravi ma solo perché a Capodanno si è controllato meno.
E ciò nonostante la circolare inviata dal Viminale il 30 dicembre “In materia di controlli sull’osservanza delle disposizioni finalizzate al contenimento dell’epidemia”, nella quale si sottolineava “l’esigenza di una mirata intensificazione dei dispositivi di controllo”, “anche nelle giornate prefestive e festive, specie nelle zone centrali e in quelle contraddistinte da una maggiore concentrazione di locali ed esercizi aperti al pubblico”. Al centro dell’attenzione, il divieto di feste in piazza e la chiusura di discoteche e locali da ballo. La circolare prevedeva poi controlli più accurati sul “green pass rafforzato”, obbligatorio dal 1° gennaio per l’accesso a musei, luoghi di cultura, mostre, piscine, palestre, centri benessere al chiuso, termali, parchi tematici e di divertimento, sale giochi e bingo. Compresi i controlli sul caffè al banco (solo col Super green pass). Ieri, è stato segnalato solo un caso di bevitore di caffè al banco sprovvisto di certificato, a Tor Bella Monaca (Roma), 400 euro di multa a lui e al proprietario.
I Nas hanno ispezionato 162 locali tra ristoranti, pub e luoghi di aggregazione, controllando 4.057 persone e contestando 19 violazioni all’obbligo del Super green pass, tra clienti e titolari, ritenuti responsabili di omessa verifica del certificato, per oltre 10 mila euro di sanzioni amministrative. Sei i locali che hanno chiuso i battenti: 2 nella provincia di Catania e 1 ciascuna nelle province di Taranto, Parma, Brescia e Cremona. A Sestriere (To) è stato nuovamente sanzionato il Tabata, storico locale: 10 giorni di chiusura per inosservanza delle norme Covid. La palma dei più onesti va ai trevisani: su 2.500 controlli a persone e locali, non è stata riscontrata alcuna irregolarità. Miracolo.
La non particolare “rigidità” dei controlli ha creato malumori. Soprattutto tra i gestori di discoteche, ferme fino al 31 gennaio (400 quelle chiuse solo in Lombardia, per un fatturato perso col Capodanno di 120 milioni). I gestori puntano il dito contro quanti si sono organizzati feste private in casa e dj set nei ristoranti. Per Roberto Cominardi, presidente di Silb Fipe Milano, l’Associazione italiana delle imprese di intrattenimento, “a un titolare conviene depositare la propria licenza di discoteca e aprire un ristorante”. Escamotage che molti hanno abbracciato, ma cambiare la “Scia” (Segnalazione certificata di inizio attività ndr) dall’intrattenimento a bar e ristorante è costoso. In attesa di ristori che non arrivano, Cominardi ha attaccato la chiusura, definendo il decreto “un regalo di Natale inaspettato” del governo: “Arrivare con questa decisione a sei giorni da una data così importante, dimostra una mancanza assoluta di conoscenza del comparto. Molti locali sono talmente disperati che stanno tirando dritto nonostante il ddl, c’è una tale preoccupazione per la tenuta economica delle aziende che spinge gli imprenditori a essere quasi dei bucanieri”.