Quaranta gradi e una standing ovation da trionfo. Un duplice calore ha accolto Francis Ford Coppola ieri sera al Teatro Manzoni di Bologna, attesissimo ospite del Cinema Ritrovato che l’ha invitato a incontrare il pubblico in una Masterclass, ma anche a presentare di persona la versione “definitiva” di Apocalypse Now prevista stasera in piazza Maggiore: “Finalmente nella sua versione giusta, quella che ho sempre voluto dopo mille work in progress”.
Dalle origini italiane alle nuove tecnologie digitali, dagli esordi da assistente di Roger Corman (“che mi ha insegnato a lavorare con bassissimi budget”) alla chance di fare il Padrino a soli 30 anni (“ma nessuno credeva che sarebbe diventato un blockbuster!”), Coppola ha intrattenuto l’auditorium spaziando negli angoli remoti della propria esperienza e dell’universo-cinema facendo presente “che tante sono le professioni e altrettanti i momenti di lavorazione, e non si può parlare del cinema così genericamente”.
Ricevuto con tutti gli onori dal “collega e coetaneo” Marco Bellocchio in veste di presidente della Cineteca di Bologna (“per quanto lontanissimo in chilometri e stili, ammetto di essere stato influenzato anche io da Coppola”), il figlio di un flautista italiano di successo – emigrato negli States agli inizi del secolo scorso – ha confessato la sua crescente curiosità per il cinema che verrà, inevitabilmente e radicalmente modificato dalle tecnologie digitali. “Al momento sono interessato al live cinema che ancora non esiste, a discapito della tv in diretta che esiste da sempre. Immaginate, potremmo avere tutte le immagini in tempo reale grazie alle tecnologie sviluppate per le riprese sportive”. Per questo suo afflato verso il futuro e le nuove generazioni, il premio Oscar ha voluto espressamente che le domande venissero dagli studenti di cinema presenti in sala più che dai moderatori Gian Luca Farinelli e Paolo Mereghetti. “Trovate la vostra voce personale quando pensate che la tecnologia sembra prendere il sopravvento”, ha risposto a una studentessa di fotografia, e ancora: “Scrivete subito le vostre idee su un pezzo di carta per non dimenticare le emozioni che ve l’hanno portate, io faccio così”, ha suggerito a un’altra.
Ma poiché il futuro inizia dal passato e “le nostre radici e cultura arrivano dal vecchio cinema, quello che ci affolla la mente e i ricordi con mille capolavori”, il grande autore ha ribadito il paradosso di sua figlia “Sofia, che sta girando un film in pellicola, perché innamorata del vecchio cinema però – ha ribadito papà Francis – lei farà tutta la post produzione in digitale e il film sarà anche proiettato in digitale, quindi è comunque diverso da come si faceva ai miei tempi, è un ibrido!”. Un ibrido come lui stesso si percepisce, sia anagraficamente sia nella propria evoluzione artistica, cresciuta fra Hollywood e il cinema europeo, “che ho scoperto esattamente mentre iniziavo a interessarmi a questo medium nuovo e straordinario”.
Paragonando il cinema “analogico” alle vecchie macchine a motore “che amiamo tanto” e quello nuovo alle “auto del futuro che sapranno volare”, Coppola ha trovato una sintesi felice: “Noi voleremo col cinema del futuro ma continueremo a farlo scrivendolo, girandolo e montandolo: da lì non si scapperà, certo già lo stiamo facendo in una maniera più rapida e mirabolante”.