In quel tempo, Gesù prese a parlare loro del Regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”. Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Ma essi risposero: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”. C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: “Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa”. Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste (Luca 9,11b-17).
Il Corpus Domini è la solennità che ci riporta alla memoria il giovedì santo! È un invito a fermarsi per contemplare il mistero che alimenta la fede cristiana e la rende vivacemente presente nel mondo dei poveri, degli ultimi. L’Eucaristia è il dono di Dio fatto all’umanità mediante la via della Chiesa. Essa è chiamata a servire l’uomo nella fame di pane, nel bisogno di cure, nella ricerca della verità e di Dio stesso. L’origine di questa solennità è l’adorazione del SS.mo Sacramento a partire dal secolo XII a cui contribuì la visione della monaca agostiniana Giuliana di Liegi; Urbano IV poi, nel 1264, prescrisse la solennità a tutta la Chiesa. In questa giornata è confluita, poi, anche la festa del preziosissimo Sangue che veniva celebrata il 1° luglio introdotta, nel 1849, dal beato Pio IX.
Se il Corpo e il Sangue del Signore sono offerti a noi anzitutto come cibo e bevanda di vita, essi sono da circondare di venerazione, di riconoscenza, di adorazione a partire dal riconoscimento del mistero di amore e di condivisione che l’Eucaristia diviene nei riguardi di tutta l’umanità.
Ce lo ricorda chiarissimamente Paolo quando, con la narrazione più antica della storia (cfr. 1Cor 11,23-25), ci fa fare memoria dell’istituzione dell’Eucaristia nella notte della cena pasquale: “Il Signore Gesù… prese del pane… e disse: ‘Questo è il mio corpo, che è per voi’. Allo stesso modo… prese anche il calice: ‘è la Nuova Alleanza del mio sangue… fate questo… in memoria di me’”.
L’uomo è un essere indigente! Molti, anzi troppi sono ancora affamati di cibo, ma tutti abbiamo fame di esistenza. Questa esigenza che portiamo inscritta nel profondo del cuore, può essere soddisfatta solo da Dio. Ci soccorre, in questo senso, l’evangelista che, nel racconto del pane moltiplicato per la folla affamata e bisognosa di cure tuttavia continuava ad ascoltare Gesù. È lui che si occupa dell’emergenza e, sfidando i Dodici, prelude e prepara la figura di un altro Pane.
Questo cibo ha una caratteristica che quello usuale non possiede: tutti mangiarono a sazietà. La Parola ascoltata e il pane distribuito dai discepoli, su ordine e benedizione di Gesù, saziano la fame della folla e il desiderio di una vita buona. I Dodici consigliano al Maestro di congedare la moltitudine perché vada nei villaggi e nelle campagne… per alloggiare e trovare cibo, ma quel divino Maestro, Gesù individua e fa suo il bisogno della gente, proprio perché riconosce e sa che siamo in una zona deserta, come noi nel mondo: incapace cioè di soddisfare la nostra fame di vivere. Coinvolge, così, i discepoli in un progetto nuovo, affida la missione che trascende la loro impotenza: Voi stessi date loro da mangiare! Siate voi stessi vita condivisa e donata per la salvezza del mondo come è la mia fino alla fine.
La santissima Eucaristia, sorgente e vertice di tutta la vita cristiana, è Cristo stesso, nostra Pasqua: se impariamo a condividere ogni bene, anche il pane quotidiano basterà per tutti.