Concorso in omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione e somministrazione di droga a minore. Con queste accuse la Procura di Roma chiederà il processo per i quattro africani accusati di aver causato la morte di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita la notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 a Roma, in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo, poco distante dalla stazione Termini. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza hanno infatti chiuso l’indagine sul decesso della ragazzina. Le persone a rischio processo sono in tutto sette. Oltre ad Alinno Chima, Mamadou Gara (accusato anche di prostituzione minorile per fatti antecedenti al giorno della morte della ragazza), Yusef Salia e Brian Minthe, ci sono anche Marco Mancini e Antonella Fauntleroy, entrambi accusati di cessione di droga a minore, e Alexander Asumado, accusato genericamente di spaccio all’interno del palazzo abbandonato di San Lorenzo.
Oltre che per la tragicità dei fatti, la storia di Desirée ha colpito molto l’opinione pubblica, sia per le circostanze sia per il contesto in cui è avvenuto il decesso. Dalle indagini, infatti, è emerso come la ragazzina fosse già moribonda quando ha subito le ulteriori violenze sessuali da parte di alcuni dei presunti assassini e di come le fosse stata somministrata droga sebbene le sue condizioni fossero già visibilmente critiche. Poi c’è il contesto. Il “tugurio” di via dei Lucani da anni è terra di nessuno, nonostante la mobilitazione dei residenti e il contenzioso fra i proprietari privati e il Comune di Roma. Lo stesso Municipio II negli otto mesi precedenti alla tragedia aveva presentato almeno sette segnalazioni alla Prefettura. Allarmi rimasti inascoltati. Nel mese di maggio, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha presentato un progetto di recupero del complesso abbandonato.