Il leader venezuelano dell’opposizione, Juan Guaidó, ha chiesto l’apertura di un’indagine per chiarire se i propri rappresentanti abbiano sottratto indebitamente per uso personale i fondi destinati ad aiutare i militari dell’esercito venezuelano passati dalla parte del leader dell’opposizione, nonché autoproclamato presidente ad interim, e fuggiti oltreconfine nella città colombiana di Cucuta. Secondo il giornale online latino-americano PanAm che ha pubblicato un lungo articolo al riguardo, Guaidó mesi fa avrebbe inviato una lettera alle autorità colombiane spiegando di aver affidato il coordinamento degli aiuti ai membri del partito di cui è parlamentare, Voluntad Popular, Kevin Rojas e Rossana Barrera, quest’ultima cognata del deputato Sergio Vergara, molto vicino a Guaidó. Ma i nuovi rappresentanti incaricati di gestire i fondi destinati all’accoglienza dei militari pro Guaidó ne avrebbero raddoppiato il numero (da 700 fino a 1.450) per ottenere più soldi da scialacquare con amici e sodali in hotel di lusso, discoteche, alcol, vestiti firmati e noleggio di aerei per un numero imprecisato di persone.
La cifra totale sottratta ammonterebbe a circa 800 mila dollari. Il PanAm Post sostiene che Juan Guaidó e l’altro noto dissidente politico Leopoldo Lopez fossero informati di quanto stessero facendo i due incaricati, ma avrebbero voltato lo sguardo da un’altra parte. Per il giovane presidente ad interim questo giro di corruzione sarà un colpo enorme in termini di credibilità qualora dovesse risultare reale. Nonostante gli oppositori di Maduro siano convinti che questo scandalo si sgonfierà perché frutto di una trappola congegnata dall’intelligence per screditare l’opposizione, anche il Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati americani, Luis Almagro, ha sentito il dovere di denunciare la vicenda, scrivendo via twitter: “Chiediamo che la giurisdizione competente indaghi e chiarisca queste gravi accuse. La democratizzazione non è possibile sotto l’opacità di atti corrotti”. Almagro pur essendo stato un sostenitore di Chavez – padre politico di Maduro – non ha mai lesinato dure critiche al suo successore, accusandolo di essere un caudillo che si è approfittato di Chavez per ottenere potere e denaro. “Investigheremo a fondo” – ha detto Guaidó durante un discorso nello stato di Mérida –. Ogni centesimo di fondi pubblici dovrebbe essere sacro, è qualcosa che dobbiamo imparare come società”. Ora Guaidó avrebbe chiesto aiuto anche agli inquirenti colombiani. “Condanniamo ogni possibile atto di corruzione da parte dei cittadini nella gestione delle risorse per pagare il trasferimento, vitto e alloggio delle truppe arrivate in Colombia”, ha twittato il ministro degli Esteri colombiano Carlos Holmes Trujillo, invitando le “autorità competenti” a indagare. Guaidó lo scorso gennaio ha invocato la Costituzione per assumere la presidenza ad interim, sostenendo che la rielezione del 2018 di Maduro sia illegittima a causa di brogli. Da allora è stato riconosciuto come leader legittimo dalla maggior parte dei paesi occidentali e dell’America Latina, tra cui la Colombia. L’opposizione e i suoi alleati sostengono che Maduro sia un dittatore corrotto che, con altri alti funzionari, è diventato ricco quando l’economia venezuelana è crollata, spingendo 4 milioni a emigrare in soli 3 anni. Maduro, appoggiato da Russia e Cina, dal canto suo, accusa Guaidó di essere il burattino degli Stati Uniti che vogliono estrometterlo.