Due percorsi destinati a incontrarsi quelli della Premiata Forneria Marconi e di Cristiano De André. I tempi sono finalmente maturi per riproporre – quarant’anni dopo – lo storico concerto di Fabrizio De André con l’arrangiamento “made in Pfm”.
L’evento sarà all’Arena di Verona il 29 luglio, sarà equamente diviso da circa quaranta minuti di Cristiano (molti brani da Storia di un impiegato) e altrettanti della band di Franz Di Cioccio, per poi unire voce e strumenti nell’ora finale tutti insieme.
Ci sarà un unico palco – sottolineano i protagonisti alla presentazione per la stampa –, “ci è stato chiesto più volte dal pubblico di riportare quel tour unico ed emozionante e crediamo che sia arrivato il momento giusto”, chiosa Di Cioccio. “Quarant’anni fa quel tour ha cambiato la storia della musica italiana”, commenta Patrick Djivas: “All’epoca questo sforzo è stato riconosciuto da tutti, abbiamo arrangiato ogni brano di Fabrizio esattamente come lui componeva i testi, non si poteva modificare nemmeno un accordo”.
Di Cioccio apre il flusso dei ricordi: “Cristiano era un ragazzino, continuava a toccare i nostri strumenti, non stava mai fermo. Faceva i dispetti a suo padre. Adesso è un grandissimo musicista e – come noi – ha fatto un percorso e una ricerca con la musica di suo padre. Siamo figli della stessa storia, possiamo dire che noi della band siamo un po’ i suoi zii”.
Era il 1978 quando la Pfm si esibì con Fabrizio, ne fu tratto un album unico nel suo genere. La genesi la ricorda Di Cioccio: “Noi partecipammo all’incisione dell’album La buona novella, eravamo tutti capelloni e suonavamo spesso per altri artisti. Poi nel ’78 successe che suonavamo in due date vicine e Fabrizio venne a sentirci. Ma, non avendo la patente, chiese a un pastore di accompagnarlo. Ci ascoltò e venne in camerino a conoscerci, lui borghese ma ribelle come noi e pure visionario. Proponemmo l’idea di fare come in America, dove artisti di grande successo andavano in tour con i gruppi rock. Sapevamo che i puristi avrebbero storto il naso, noi dal progressive ci eravamo già spostati a Zappa e Wheater Report. Parlammo del progetto e ci disse: ‘Belin, è pericoloso. E proprio perché è pericoloso lo faremo’. È stato l’unico che ha avuto il coraggio di misurarsi con un gruppo che non aveva mai fatto un disco uguale all’altro”.
Cristiano nel 1996 portò in tour l’album Anime salve: “Quando canto mio padre non c’è malinconia ma la voglia di portarlo soprattutto alle nuove generazioni. Mio padre aveva una coerenza incredibile: attraverso la bellezza dell’arte non ha mai accettato compromessi, con l’occhio al mercato. Questa sua coerenza è diventata un appiglio esistenziale per i ragazzi che cercano qualcosa di più di un vestito alla moda o di Facebook o di quello che non hanno respirato a casa”.
Di Cioccio auspica che Cristiano e Lucio Fabbri – uno degli ospiti annunciati del concerto – possano “duettare” coi violini nel finale: “Sto solo cercando di farvi capire che vale pena di venirci a vedere, cazzo! Stiamo immaginando di tutto!”. Cristiano rivela una folgorazione per Fabbri: “Nel tour rimasi colpito dal modo di suonare il violino di Lucio e decisi di iscrivermi al Conservatorio nonostante mio padre non volesse. Lui avrebbe preferito che diventassi veterinario, magari facendo partorire le mucche nella casa in Sardegna”.
Il finale è per Di Cioccio, il più entusiasta e il più emozionato: “Abbiamo provato le canzoni e vi garantisco che sarà come avere sul palco Fabrizio”. Il concerto avrà il patrocinio della Fondazione De André con la presenza di Dori Ghezzi.