Si è avvalso della facoltà di non rispondere, davanti al gip di Roma a cui l’interrogatorio era stato delegato, Paolo Arata, l’ex consulente della Lega arrestato la scorsa settimana con le accuse di corruzione e intestazione fittizia. Insieme ad Arata sono stati arrestati il figlio Francesco e Vito Nicastri, imprenditore ritenuto dal pm siciliani vicino a Matteo Messina Denaro. Ai domiciliari nell’ambito della stessa inchiesta è finito un funzionario regionale accusato di corruzione. Secondo i pm palermitani, quindi, Nicastri aveva attribuito ad Arata e altri la “titolarità e la disponibilità” di alcune società al fine di “eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale”. In quel momento infatti Nicastri si trovava ai domiciliari per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e trasferimento fraudolento. Dalle carte dell’inchiesta viene fuori anche una rete che toccava pure i livelli politici della Regione. Paolo Arata, scrive la procura di Palermo, “ha fatto tesoro della precedente militanza politica per attivare canali privilegiati di interlocuzione con esponenti politici regionali ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare i progetti relativi al bio-metano”.
Carenza di personale, sciopero dei lavoratori della giustizia
Cgil Cisl e Uil hanno proclamato lo sciopero nazionale dei lavoratori del Ministero della Giustizia per il prossimo 28 giugno, “data l’assenza di soluzioni e confronto col Ministro Bonafede, e l’immobilismo sulla road map di interventi stabiliti e condivisi dal 2017 con il Ministero”. Lo sciopero è stato indetto proprio per la carenza di personale: negli uffici giudiziari del Lazio già mancano oltre 1000 unità. “Abbiamo denunciato da tempo – commentano le categorie regionali del pubblico impiego di Fp Cgil, Cisl Fp, UilPa – la crisi occupazionale attuale e il preoccupante quadro delle fuoriuscite, aumentate dall’ingresso di quota100. Solo nel distretto di Roma, a inizio 2019 si registrava già il 23,56% in meno del personale previsto. In tutti gli uffici giudiziari centrali di Roma, le carenze vanno dal 40 al 100%”. E ancora: “Dai cancellieri agli assistenti giudiziari, per ogni profilo si registrano vuoti. Al netto dei 903 assistenti giudiziari che saranno assunti dalle graduatorie in vigore, le 4.200 unità per tutta Italia previste con i prossimi concorsi non saranno altro che una goccia nel mare se, solo nel 2019, andranno in pensione oltre 7.000 dipendenti, che supereranno i 10.000 entro il 2021”.
Il dibattito aperto da Ferri che definisce illegittime le intercettazioni
Il deputato del Pd Cosimo Ferri in un’intervista al Fatto ha sostenuto che l’intercettazione della riunione del 9 maggio a Roma captata col trojan installato sul telefonino del pm Luca Palamara ha violato l’articolo 68 della Costituzione. È la riunione in cui Palamara, Ferri, Lotti e alcuni consiglieri del Csm hanno discusso della nomina del nuovo procuratore di Roma. Secondo Ferri gli inquirenti erano certi della sua presenza e quindi avrebbero dovuto spegnere il trojan: per intercettare un deputato bisogna chiedere l’autorizzazione preventiva della Camera.
Ainis: “Il problema è un altro: è giusto usarlo per perseguire la corruzione”?
Se ci fosse stata certezza della presenza dell’onorevole Cosimo Ferri, la violazione della Costituzione tramite l’intercettazione col trojan sarebbe avvenuta. Però io posso darle un appuntamento per domani sera, sono certo di confermarlo, poi domattina mi rompo un piede e non vengo più. C’era la certezza? Esiste solo quando si verifica il pronostico. Che è un pronostico, più affidabile, meno affidabile. Il trojan è uno strumento invasivo, che aggredisce il primo diritto, quello alla privacy, di cui sono figli tutti gli altri. Per comprimere questo diritto, devi contrapporre un valore costituzionale altrettanto forte. Prima c’era una coerenza di fondo: si poteva utilizzare il trojan solo per mafia e terrorismo, reati dove ci scappa il morto. Con la spazzacorrotti si è affermato il principio irragionevole di assimilare i reati di pubblica amministrazione a quelli di mafia e terrorismo. La corruzione è un reato odioso, ma se lei mi chiede se giustifica l’uso di un trojan per perseguirlo le direi sinceramente no. E le domanderei a mia volta: perché per la corruzione sì e per la rapina a mano armata no?
Villone: “Lecito o non lecito che sia, resta intatta la sostanza dei dialoghi”
Ho letto che i pm di Perugia avevano dato istruzioni di spegnere il microfono del trojan nel caso fosse emersa la presenza di un parlamentare, e queste cose hanno anche un margine di possibile errore. Vorrei però ricordare che la garanzia costituzionale è a tutela delle funzioni del parlamentare contro possibili prevaricazioni, e non per coprire queste operazioni di bassa cucina. Quindi non sono disponibile a pensare una eventuale violazione della Costituzione. E poi una cosa è la rilevanza sul piano giuridico, altra cosa è la valutazione della correttezza del comportamento. Mi pare evidente che non sia coerente coi principi di disciplina e onore dell’esercizio del ruolo e delle funzioni, come dice la Costituzione. Sì, il trojan è molto molto invasivo. Ma i reati di corruzione sono molto molto nascosti. C’è il cointeresse del corrotto e del corruttore a coprirli e il trojan consente un’efficacia investigativa che altrimenti non si avrebbe. La corruzione lede profondamente il tessuto civile e la fiducia nelle istituzioni, e solo chi crede che sia uguale a rubare una caramella ritiene il trojan eccessivo.
Quattro amici all’Hotel Champagne (meglio se dopo l’orario di chiusura)
Un luogo spartano e insospettabile, alle spalle della stazione Termini a Roma. Qui, allo Champagne Palace Hotel di via Principe Amedeo, non c’erano solo i turisti. Di notte, ospitava anche le riunioni tra magistrati e politici. Si andava oltre l’orario di chiusura. Alle 00.07 del 9 maggio scorso le intercettazioni raccontano come proprio in quell’hotel si sedevano l’ex sottosegretario Luca Lotti e gli ex consiglieri del Csm Luca Palamara, Cosimo Ferri e Luigi Spina. Fino all’una di notte, nella saletta di solito riservata alla colazione degli ospiti, si discuteva di nomine importanti come quella del futuro procuratore capo di Roma. Un posto con pochissimi dipendenti, di notte frequentato solo dagli avventori che popolano le sue camere.
Una riservatezza tale che Il Fatto, arrivato sul posto per provare a chiedere conferme e particolari, ha ricevuto un’accoglienza davvero poco gentile.
“Qui non viene nessuno, non si riunisce nessuno. Ci sono solo turisti”, dice l’addetto alla reception. “Forse avrete sbagliato indirizzo”, aggiunge. Insistiamo: “Quella saletta è riservata agli ospiti”. E ancora: “Io alle 23 chiudo, poi non so cosa succede”. Proprio accanto alla sede del Csm, nella centrale piazza Indipendenza, c’è un hotel gemello, lo Champagne Garden Hotel. “Qualcuno viene ma di riunioni non ne fanno”, ci racconta. “A colazione è tutto riservato per gli ospiti. Ogni tanto chiudiamo un occhio, quando c’è poca gente. La sera? Forse non è il luogo indicato”.
Ma è proprio intorno alla sede del Csm dove sfilano magistrati. Per esempio al caffè Florian’s, a metà fra la sede del Csm e quella del Corriere dello Sport, Luca Palamara – il magistrato ora indagato a Perugia per corruzione – passava quasi tutti i giorni a fare colazione. Qui alcuni dipendenti però raccontano di aver incrociato “spesso” anche Luca Lotti. “Veniva, veniva”, dice un cameriere in riferimento al renziano. Insieme a Palamara? “Forse no, ma non saprei dire. Però si sedeva nella nostra sala e incontrava gente”. Un racconto simile arriva anche dalla trattoria “Al Camoscio d’Abruzzo”, in via Castelfidardo: “È un po’ che non lo vediamo, ma Palamara veniva spesso”, ci dice un dipendente. Con Lotti? “Lotti veniva ma non con Palamara”. E con chi? “Beh, se gli piaceva stare da noi, oltre che per il cibo, è perché ci facciamo gli affari nostri, non crede?”.
L’email di Verdini a Lotti per segnalare il giudice
L’ex Ministro dello Sport Luca Lotti sarà ascoltato giovedì pomeriggio a Messina come testimone, per spiegare la mail ricevuta da Denis Verdini in cui si suggeriva la nomina al Consiglio di Stato (mai concretizzata) dell’ex giudice amministrativo Giuseppe Mineo.
È uno dei filoni del processo denominato “Sistema Siracusa”, in cui Mineo è imputato per corruzione in atti giudiziari e Verdini per finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa l’ex parlamentare avrebbe ricevuto circa 300 mila euro di finanziamenti dal legale Piero Amara – avvocato finito in un’inchiesta su un giro si sentenze “taroccate” – come finanziamento al gruppo politico “Ala”.
Al centro dell’indagine però ci sono anche altri 115 mila euro che partono da un’altra società di Amara e finiscono in un conto maltese dell’imprenditore Alessandro Ferraro, denaro che secondo le accuse serviva per pagare le cure mediche dell’ex presidente della Regione Sicilia Giuseppe Drago, scomparso nel dicembre 2016.
Lotti in questo processo non è mai stato indagato, è stato però sentito come persona informata sui fatti. Ed è in questa veste che ha consegnato ai magistrati messinesi la successione delle mail ricevute da Verdini, al quale aveva scritto proprio Drago per chiedere una raccomandazione per Mineo. Tuttavia l’ex sottosegretario renziano invitato a deporre come testimone non si è presentato.
Nel corso dell’ultima udienza, lo scorso 28 maggio, infatti, il giudice Mario Samperi era pronto a disporre “l’accompagnamento coatto” per Lotti, “a causa delle sue ingiustificate assenze”.
Il deputato renziano via mail ha spiegato al giudice che in quella stessa data si trovava a Roma per assistere all’udienza preliminare Consip, davanti al gup Clementina Forleo. Si tratta dell’indagine in cui è imputato per favoreggiamento. Secondo le accuse dei pm romani, avrebbe informato Luigi Marroni, ex amministratore delegato di Consip, dell’esistenza di un’indagine della procura di Napoli sulla stazione appaltante.
Ma torniamo a Messina. Qui a Lotti verrà chiesto anche di spiegare perché la nomina di Mineo non si concretizzò. Su questo a marzo scorso in aula è stato già sentito proprio Amara. “Era pendente un procedimento disciplinare nei confronti del professore Mineo – ha raccontato l’avvocato –, per ritardi credo nel deposito di sentenze di cui si era occupato dinanzi al Cga, e per questa ragione poi questa nomina non andò in porto”.
Mineo quindi sarebbe stato “agganciato” da Amara e dal suo collega Giuseppe Calafiore perché giudice amministrativo a Palermo, dove gli avvocati erano interessati ai risarcimenti danni dell’Open Land e della AM Group, i due gruppi riconducibili alla compagna di Calafiore, che avevano dei contenziosi con il Comune di Siracusa.
La coppia Amara-Calafiore sperava quindi di poter ottenere dal giudice una “sovra-qualifica” del danno e in cambio avrebbe caldeggiato la nomina di Mineo al Consiglio di Stato, oltre ad aver contribuito economicamente a un’operazione chirurgica in Malesia per Drago, amico del giudice.
Ma in aula Amara racconta anche i suoi rapporti con Verdini e parla pure di Lotti. “All’epoca avevo dei rapporti abbastanza consolidati sia con l’onorevole Verdini e indirettamente con Luca Lotti, che era sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Mi rivolsi a Verdini, con cui avevo un rapporto di amicizia nonché di natura economica e gli chiesi questa cortesia e lui indicò a suo dire il nome di Mineo al dottor Lotti il quale lo presentò alla presidenza del Consiglio e venne proposta la nomina”. Che però non si è mai concretizzata.
Questa la versione dell’avvocato Piero Amara. Adesso la parola passa a Lotti, giovedì in aula.
“Ardita è un talebano, come arriviamo a lui?”
Scene da un altro pianeta. Quello del Csm. Ieri plenum straordinario per prendere atto formale delle dimissioni di 3 togati ed eleggere un giudice disciplinare (Bragion). Tutti i consiglieri con la faccia di circostanza ma nessuno chiede la parola, anche se fuori programma, dopo la nuova ondata di intercettazioni che consolidano l’idea di quanto questo Consiglio (e almeno quello precedente) sia stato permeabile alle interferenze. D’altronde la giornata era cominciata in salita con la notizia che il Pg della Cassazione Riccardo Fuzio, che ha esercitato l’azione disciplinare verso i magistrati coinvolti nello scandalo, è stato registrato mentre parlava con Luca Palamara, ma non sappiamo in che termini perché il colloquio è ancora segreto.
Il pm romano ed ex Csm, indagato a Perugia per corruzione, era inferocito e per l’indagine e per l’arrivo di quelle carte al Csm: “Che cazzo fa Riccardo?”, aveva detto all’ormai ex consigliere Luigi Spina, togato di Unicost come Palamara e indagato a Perugia per il suo favoreggiamento. Per dire quanto Palamara e Cosimo Ferri (ex Csm, ora deputato del Pd) e Luca Lotti, autosospeso dal Pd, ci tenessero a gestire diverse nomine, quella del procuratore di Roma e pure degli aggiunti, in testa, arrivano a sperare in Sebastiano Ardita, togato di Autonomia e Indipendenza, “davighiano” di ferro. Con Piercamillo Davigo è tra i fondatori di Aei, costola di Magistratura Indipendente, la corrente di destra rimasta una creatura nelle mani di Ferri anche quando è diventato sottosegretario alla Giustizia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. A Palamara, Ferri e Lotti, cerca di dare una mano da dentro il Consiglio, Spina.
Il pm romano, che si definisce “La P5”, ha fatto domanda come aggiunto della Capitale, scalpita per capire se avrà altri voti oltre quelli di Unicost e di Mi: “Ma qualcuno ha chiamato Ardita?”. Il consigliere ha sempre detto di essere contrario alla nomina di Palamara. Di Ardita, Palamara parla con il collega Stefano Fava, autore di un esposto contro l’ex procuratore Giuseppe Pignatone e contro Paolo Ielo, procuratore aggiunto, smentito, scrive Perugia, dai documenti acquisiti. Palamara è convinto che dietro l’indagine di Perugia ci sia un complotto contro di lui: “Vediamo se capisce che cazzo c’è dietro. Sebastiano è forse l’unico che può capì sti ricatti”. E Fava: “Ma ieri ha chiamato a Erminio”.
Il riferimento sembra essere ad Erminio Amelio, pm romano, anche lui candidato come aggiunto. Ardita è membro della Prima commissione del Csm, che esamina l’esposto di Fava, dato che si occupa di incompatibilità ambientali e funzionali. Vuole vedere chiaro su questo esposto e, da quello che si evince dalle intercettazioni che si conoscono, vorrebbe fare delle convocazioni. A partire da Fava, l’autore dell’esposto, anche lui indagato a Perugia per favoreggiamento di Palamara.
Ma questa normale azione di Ardita preoccupa chi quell’esposto lo vuole usare contro Ielo. Spina: “C’è coso che vuole spingere… Sebastiano… digli di stare calmo..”. Ferri: “Ti volevo dire… scusami… ma voleva convocare Ielo?”. Spina: “No, voleva convocare Fava ..Ma più sta quella pratica, meglio è”. E Ferri, che ha militato in Mi con Ardita, chiosa: “È intelligente, ma per lui o è bianco o è nero”. Spina: “Un talebano!”.
E un altro interlocutore: “È uno che non si fa i fatti suoi”. Ferri, dopo lo smacco della scissione di Davigo e Ardita teme lo scippo di Mi: “È tosto. Ardita vuole rientrare e prendere in mano Magistratura Indipendente politicamente, come segreteria, perché lui il cuore ce lo ha lì, dai”. Spina: “È più a destra di tutti, ragazzi…”. E Ferri: “A lui piace la politica, è uno che ragiona, non è un coglione”. Palamara, ossessionato dal complotto, pur sapendo che Ardita non lo voterà come aggiunto, spera in lui perché sveli la trama di cui pensa farebbe parte l’ex procuratore Pignatone, nonostante, a suo dire, “gli ho protetto il culo”. Dice a Fava: “ Questo ormai è un rica… una storia pazzesca. Poi a chi va a finire in Prima commissione, per fortuna che c’è Ardita, lui può capì sti ricatti…”. Il fascicolo, infatti, è in Prima. Venerdì il plenum con il presidente Mattarella: su 4 togati andati via ne subentrano 2. Per gli altri 2 elezioni a ottobre.
La Grande Colazione
L’ha notato anche il ragionier Cerasa sul Foglio, quindi non è detto che sia vero. Ma è un tema interessante: ma se il Pd, finiti i popcorn e persi altri voti, comuni e regioni, scendesse dall’Aventino per impalmare la Lega? Noi, ingenui, ripetiamo da anni che l’unica alternativa a questa destraccia è un contratto di governo fra i 5Stelle e un centrosinistra totalmente rinnovato. Ma di questo passo finiremo col rassegnarci: “centrosinistra rinnovato” è un ossimoro, come acqua asciutta, ghiaccio bollente, Tav utile, Berlusconi onesto. In compenso, a furia di riciclare vecchie pantegane e vecchissime pratiche, il Pd sta diventando il partner perfetto per l’altro partito stravecchio e ultrastagionato: la Lega. Se non ci fosse di mezzo l’immigrazione, più per i toni e le parole di Salvini che per le sue politiche concrete (molto simili a quelle di Minniti, governo Gentiloni) probabilmente saremmo già alle pubblicazioni di matrimonio. Guardiamo ai fatti, cioè a quel che accade ogni giorno in Parlamento. La Lega vota l’emendamento Pd che regala altri 3milioni di soldi nostri a quella macchina tritamilioni chiamata Radio Radicale: un’azienda privata, appartenente in parte a un partito estinto e in parte a un gruppo della grande distribuzione, che dalla notte dei tempi succhia allo Stato, grazie ai governi di destra, centro e sinistra, una media di 14 milioni all’anno e se la mena pure da “liberale, liberista, libertaria” e – le pazze risate – “anti-regime”. Di punto in bianco, sui giornaloni e pure sui giornalini “de sinistra”, Salvini smette di essere quel mostro fascista-nazista-razzista-xenofobo e diventa il salvatore della libertà e del pluralismo dell’informazione.
Quando ci sono di mezzo gli affari, specie se a spese nostre, non c’è più destra né sinistra: ci si siede a tavola tutti insieme appassionatamente, e si mangia a quattro ganasce. Talvolta la grande coalizione Lega-Pd si sposta dal desco alla piazza. È accaduto a Torino con le marcette delle madamine e dei loro mandanti per il Tav: lì i compagni Chiamparino (parlandone da vivo), Fassino e Martina non hanno avuto remore a sfilare a braccetto con i capatàz salviniani, fino al punto di invitare il (non più) fascista Matteo a votare la loro mozione pro Tav in Parlamento. La scena si ripete per i mega-affari degli inceneritori, del Tap, del Terzo Valico, delle trivelle petrolifere, delle concessioni autostradali (difesa strenua di Atlantia-Benetton, ci mancherebbe), così magari ci scappa qualche finanziamento. Ma almeno Salvini, diversamente da Zinga&C., evita di travestirsi da Greta Thunberg. E le grandi navi a Venezia?
Ora pare che ce le abbia mandate Toninelli, ma sono un altro lascito dei governi di destra e sinistra e del Veneto forza-leghista. L’“autonomia differenziata”, cioè la norma incostituzionale per la secessione del Nord dal resto d’Italia, l’hanno innescata due regioni targate Lega (Lombardia e Veneto) e due targate Pd (Emilia Romagna e Piemonte). Sull’Anticorruzione e sul nuovo reato di voto di scambio, la Lega ha votato a favore per obbedienza al Contratto, ma con mille distinguo e mal di pancia, visto che la pensa come il Pd, che ha votato contro. Ora la Lega vuole limitare le intercettazioni e imbavagliare la stampa che le pubblica, esattamente come aveva fatto il Pd col famigerato decreto Orlando cancellato da Bonafede. Lo stesso vale per l’ultima trovata della Bongiorno, in perfetta linea con le vecchie scemenze forza-piddine su taglio dei tempi per le indagini. Politiche sociali: Pd e Lega combattono il dl Dignità, il reddito di cittadinanza, il riposo domenicale degli ipermercati e prossimamente il salario minimo (in perfetta simbiosi con Confindustria e, paradossalmente, anche con i sindacati). Come dice Cacciari: “A furia di spostarsi al centro, il Pd è prigioniero del centro storico”. Politica estera: i 5Stelle spingono per il disimpegno dalla guerra in Afghanistan, dall’acquisto di F35 e dall’export di armamenti ai paesi arabi, mentre Lega e Pd non ne vogliono sapere, avendo fatto parte dei governi che hanno attivato quelle politiche. Sul Venezuela, il Pd e Salvini si schierano all’unisono con il golpista Guaidó contro il dittatore Maduro, i 5Stelle (e per fortuna il governo Conte) restano neutrali. Sulla Via della Seta, che tanto dolore dà agli americani, la Lega era partita in tromba quand’era amica di Putin; poi Salvini e Giorgetti hanno capito che era meglio tornare fra le braccia degli yankee (altrimenti col cavolo che si governa tranquilli), e allora oplà, mille distinguo sulla Cina, in perfetta simbiosi col Pd, che finge di detestare Trump, ma quando Washington chiama torna precipitosamente a cuccia.
Quindi sì, siamo stati troppo ingenui a pensare che il Pd potesse rinnovarsi e fosse sincero quando scriveva certe cose nei suoi programmi, così da diventare un partner per i 5Stelle appetibile e compatibile. I fatti s’incaricano ogni giorno di dimostrare che i programmi sono esche per gonzi, così come i finti propositi di rinnovamento e le finte battaglie contro il “nuovo fascismo”. C’è chi si tiene gli Arata, chi si tiene i Lotti e, appena in Sicilia i Miccichè entrano in rotta di collisione con Salvini, c’è subito il Pd pronto ad accordarsi per un pugno di voti. Il Pd che, a ogni vittoria di Salvini sui 5Stelle, non riesce a trattenere l’esultanza, confessando così qual è il suo nemico principale, anzi unico. A questo punto, se cade il governo Conte, non si vede perché tornare a votare. Un’alternativa c’è, già in questa legislatura: un governo Salvini con l’appoggio esterno del Pd sulle questioni di fondo (esclusi i barconi dei migranti, peraltro ridotti al lumicino, e il futuro dell’Europa, che peraltro non dipende dall’Italia). Se non si farà, sarà solo perché Salvini non vuole.
Facce di casta
Bocciati
DISTURBI DI PERSONALITÀ MULTIPLA. “Lo ripeto, il governo vada avanti perché c’è un contratto da rispettare con ottime proposte ancora da realizzare”. “La Lega, un partito che non sta rubando a Forza Italia solo voti. Purtroppo gli sta rubando uomini e dinamiche. Arata, d’altro canto, prima di diventare (secondi i giudici) ‘socio occulto di Vito Nicastri, a sua volta legato al boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro’ e prima di partecipare a convention leghiste sull’energia è stato deputato proprio di Forza Italia. D’altronde il berlusconismo proverà a sopravvivere allo stesso Berlusconi. Come? Diventando il tratto distintivo di altre forze politiche”. Che questi due concetti siano espressi dalla stessa persona, per giunta non a distanza di mesi ma all’interno di uno stesso post, appare decisamente impossibile, a meno che l’utente non soffra di disturbi di personalità multipla. È dunque alla sanità psichica di Alessandro Di Battista, autore di questi pensieri che si rivolgono le nostre preoccupazioni: come si può pensare il peggio di una forza politica e al contempo continuare a sostenere le virtù di un’azione di governo condivisa se non in preda ad una forte dissociazione identitaria?
voto 4
Promossi
CHI DI CICALA FERISCE… Uno degli effetti collaterali dell’essere un vicepremier da social, è che su Twitter anche una showgirl ha piena facoltà di ‘blastarti’ senza sentirsi in alcun modo rea di aver offeso un’istituzione. Matteo Salvini, il leader politico più pop del continente, ha cinguettato tutto la sua tristezza per la fine dell’ultima stagione del GF, del quale ci tiene a mostrarsi assiduo spettatore per certificare la sua immagine di ministro della porta accanto: ”E anche quest’anno è andata! Il Grande Fratello come la serie A: come si può stare senza per tutti questi mesi?? Dai, un sorriso allunga la vita”. Al segretario leghista ha replicato, in piena conformità alle regole del gioco mediatico nuova versione, Heather Parisi, la cui insubordinazione al sovranismo è ormai nota ai più: “Azzardo una risposta al dubbio amletico di Salvini: ‘Si può stare senza Grande Fratello tutti questi mesi??’ Probabilmente sì, se si ha qualcosa da fare; no, se non si ha nient’altro da fare. H*”. E dire che è proprio la cantante americana ad aver ispirato la filosofia politica del Capitano: il teorema della cicala sovranista contrapposto agli assiomi delle formiche di Bruxelles…
voto 7
DIO, MARX E GLI ALTRI. Dall’alto dei suoi 94 anni Andrea Camilleri tira le somme del quadro politico attuale. Il saldo non è positivo. Salvini? “Non credo in Dio, ma vederlo impugnare il rosario dà un senso di vomito. Fa parte della sua volgarità”. Movimento Cinque Stelle? “Dal punto di vista politico sono nessuno, mai avrei pensato che avrebbero fatto come i vecchi partiti sul processo a Salvini”. Partito democratico? “La rinascita non nasce come un fungo: è preparata da anni di paziente lavoro. E io non vedo un’idea di rinascita”. In altre parole Dio è trascinato per la giacca, Marx si rivolta nella tomba e anche noi non ci sentiamo tanto bene.
voto 7
L’acqua sta finendo. Ma il “super water” salverà l’oro blu
La cattiva notizia è che di acqua ce ne sarà davvero sempre meno, tanto che siamo un paese a rischio siccità, sebbene gli italiani continuino a tenere l’acqua aperta mentre si fanno la barba e usino gli elettrodomestici in maniera scriteriata. La buona notizia, invece, è che la tecnologia ci viene in aiuto: negli ultimi anni sono arrivate sul mercato le più svariate invenzioni ecologiche per risparmiare acqua dentro le mura domestiche. Un ingegnere finlandese, ad esempio, ha messo a punto un modello che rimette in circolo l’acqua usata nella doccia, che viene filtrata e poi sterilizzata da una lampada Uv. Idea simile quella di un designer svedese, che a sua volta ha inventato una doccia antispreco elaborata dalla tecnologia usata per le astronavi spaziali: oltre a riciclare l’acqua, recupera il calore che serve a riscaldarla. Un altro sistema più facilmente accessibile è invece la doccia-spray con getti nebulizzanti, un’erogazione che, oltre a risparmiare acqua, fa bene alla pelle. Ci sono poi i rubinetti antispreco: miscelatori da lavabo che consumano pochissimo, oppure utilizzano l’aria per arricchire il getto o si chiudono con la voce.
Per non parlare poi degli elettrodomestici dotati di tecnologie “saving water”, come lavatrici e lavastoviglie che rilevano quanti piatti o panni ci sono per erogare solo l’acqua necessaria. Ma il re del possibile risparmio idrico è sicuramente lui, il wc. Il vecchio water dove tutto finisce insieme, portato via da litri di preziosa acqua potabile sarà un ricordo: oltre alle toilette che minimizzano lo spreco idrico, il futuro è dei wc senz’acqua.
Super water capaci di separare liquidi e solidi, usando questi ultimi come fertilizzanti. Bill Gates ne ha brevettato uno – che riconverte in acqua l’urina mentre essicca le feci – per i paesi in via di sviluppo, ma chissà che presto non possa interessare anche noi. Sistemi troppo costosi? Non proprio. E comunque oggi nessuna scusa è valida, visto che esistono sistemi antispreco da pochi euro: dispositivi da tenere sul fondo della doccia vicino al buco per monitorare l’acqua usata, valvoline di silicone che si attaccano al buco di scarico della cucina per far defluire l’acqua più lentamente, fino ad arrivare al braccialetto da usare quando si lavano i denti (che si avvolge alla leva del rubinetto chiudendolo) o alla bottiglia intelligente che tiene traccia dei liquidi assunti durante la giornata. Nulla che, comunque, sostituisca il buon senso, e i gesti che dovrebbero scaturire dal semplice sapere che l’acqua è scarsa.
Aspettando che le nostre inefficienti municipalizzate azzerino gli sprechi da perdite o si impegnino in campagne vere di sensibilizzazione delle persone, tocca a noi cambiare abitudini. È facile: basta sostituire quel maledetto rubinetto che perde, non sostare sotto la doccia mezz’ora, chiudere l’acqua quando si lavano i piatti, riempire tutta la lavatrice, sostituire la cassetta dello scarico del wc con una a doppio dosaggio. Cose banali, ma che sarebbe meglio capire prima che il costo della bolletta salga vertiginosamente.
La settimana incom
Bocciati
A tutta birra. “Lei Bianchina ha detto che venendo qui mi ha reso famoso, ci ho guadagnato e penso che ci ha guadagnato anche lei”. Ennesimo scazzo nella trasmissione del martedì di RaiTre tra lo scrittore di montagna Mauro Corona e la conduttrice. Bianca Berlinguer notoriamente non le manda a dire: “Guardi che non ho mai detto queste cose, le sta dicendo lei. Se stasera è venuto con questo stato d’animo, arrivederci!”. Risposta dello scrittore: “Mancano due puntate, ma mi sa che la finiamo qui” e poi, forse in omaggio al suo cognome, si è messo a bere una birra in diretta. E lei: “Intanto in questa trasmissione non si viene a bere in diretta e ognuno si regola come vuole nelle altre trasmissioni, lei è stato molto maleducato nei miei confronti e non solo”. I maligni dicono che non sono tutti litigi veri, però in ogni caso: ma perché dare tutta questa #cartabianca a Corona?
Promossi
Gli Stregati. Estate, tempo di Premio Strega. In cinquina sono entrati Antonio Scurati con “M. Il figlio del secolo” (Bompiani), 312 voti; Benedetta Cibrario, a sorpresa seconda, con “Il rumore del mondo” (Mondadori), 203 voti; Marco Missiroli con “Fedeltà” (Einaudi), 189 voti, che si era già aggiudicato l’ altro ieri lo Strega Giovani; Claudia Durastanti con “La straniera” (La nave di Teseo), 162 voti; Nadia Terranova con “Addio fantasmi” (Einaudi Stile libero), 159 voti. Il 4 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, vedremo la gran battaglia all’interno del Gruppo Mondadori, cui appartengono i marchi Einaudi e appunto Mondadori. Bisognerà vedere se il voto finale convergerà sul libro, tra i tre, che ha ottenuto più preferenze. Premio alla dichiarazione più ironica a Scurati: “Sono recidivo, è la terza volta che entro in cinquina”. Chi berrà il dolcissimo calice giallo (non c’è nulla di più dolce della Strega)?
Carlito’s Rai. Intervento di Carlo Freccero, direttore di Rai Due, sulla polemica che ha coinvolto il programma Realiti, a causa delle dichiarazioni di due cantanti neomelodici. “Bisogna domandarci per quanti anni si è pensato di respingere ed espellere quello che non appartiene al politicamente corretto, ma questa esclusione ha fatto sì che il peggio trasformasse la condanna indiscriminata, e senza confronto, in una condizione di forza, che il male mitizzasse se stesso e diventasse seducente, divertente, melodico. Non esistono più luoghi marginali, la cultura urbana ha fatto della periferia il centro della comunicazione mediale e la rimozione non ha prodotto altro che fenomeni qualitativamente e moralmente deleteri, ma quantitativamente esplosivi”. Ma gli agitatori della bandierina politicamente corretta difficilmente avranno capito: troppo complesso.