Ci sono speranze di sconfiggere la corruzione e l’impunità dello Stato in Messico? La nomina dell’economista dissidente Irma Sandoval Ballesteros al posto chiave di ministro della Funzione pubblica ha creato delle attese. In un colloquio con Mediapart, Irma Sandoval illustra le sue prime decisioni politiche.
Come molti amanti del formaggio, anche Sandoval Ballesteros crede che il gruviera abbia i buchi. La ministra messicana ritiene che lo Stato ereditato dell’ex presidente Enrique Peña Nieto sia appunto uno “stato-gruviera” e che l’economia del paese si perda nei buchi. Le somme assorbite ogni anno dalla corruzione in Messico, secondo un rapporto Ocse di novembre, corrispondono al 10% del prodotto interno lordo (Pil). Inoltre il Messico era, almeno fino al maggio scorso, uno dei rari paesi latino-americani a restare fuori dal colossale scandalo di corruzione legato al gruppo brasiliano Odebrecht: una tangentopoli che ha sprofondato il Perù nell’instabilità politica e ha scosso i governi di Michel Temer in Brasile (2016-2018) e di Lenín Moreno in Ecuador. Niente da segnalare invece né nel Messico di Peña Nieto né nel Venezuela autoritario di Nicolás Maduro. In questo contesto, Sandoval Ballesteros, 47 anni, è una delle personalità su cui il presidente di sinistra conta di più per “sconfiggere la corruzione” e creare una “vera democrazia del diritto, rispettosa dell’opposizione”. È quanto ha ambiziosamente promesso Andrés Manuel López Obrador (Amlo) durante la campagna per le presidenziali da cui è uscito trionfante nel 2018. Nel progetto di nazione della “Quarta trasformazione” formulato da López Obrador, l’amministrazione di Sandoval Ballesteros figura come “perno” delle politiche anti-corruzione, per il consolidamento del sistema di trasparenza e lo sradicamento dello spionaggio illegale nello Stato. Un vasto programma per Irma, figlia di una delle figure centrali della politica messicana, su cui esistono “diversi scatoloni” di fascicoli nei registri dello spionaggio dell’ex Direzione federale per la sicurezza (Dsf, 1947- 1985). Sicuramente Pablo Sandoval Ramirez è stato “per decenni uno dei bersagli prioritari della Direzione federale per la sicurezza”. È quanto afferma la ministra in un’intervista a Mediapart. Sandoval Ballesteros sostiene anche di averne parlato con l’attuale direttore degli archivi Agn, Carlos Ruiz Abreu. Suo padre, leader universitario e sindacale contadino dello stato del Guerrero (sud del Messico), ex dirigente del partito comunista messicano ed ex consigliere nazionale del Partito per la rivoluzione democratica (Prd), è stato spiato sin dai tempi della sua partecipazione al movimento studentesco del ‘68 e almeno fino al 1985, anno a partire dal quale non esistono più registri pubblici degli interventi dei servizi di intelligence.
Il percorso politico del padre, con due custodie cautelari e minacce di morte da parte di un ex governatore dello Stato, ha contribuito a fare della lotta contro lo spionaggio di Stato ai danni della società civile una della priorità di Irma. Tanto più che la ministra è entrata a far parte dell’esecutivo nel dicembre 2018, a due anni esatti da quando è scoppiato il caso di spionaggio nei confronti di giornalisti e attivisti legati al software israeliano Pegasus. “Vieteremo tutte le intercettazioni indiscriminate delle comunicazioni private dei cittadini da parte delle autorità”, ha promesso la ministra durante un forum del 26 marzo, in presenza di ricercatori e attivisti. Nel primo mese del suo arrivo alla Funzione pubblica, più di due milioni di funzionari federali sono stati tenuti a dichiarare i loro patrimoni e i conflitti di interesse. Da allora più di 6.000 procedure di “responsabilizzazione amministrativa” sono state aperte contro dei funzionari dell’amministrazione federale, di cui almeno 400 sono stati sospesi o banditi dalla funzione pubblica, e 112 multe sono state inflitte, per circa 30,6 milioni di euro. Anche i membri del governo hanno dovuto rendere pubblici patrimoni ed eventuali conflitti d’interesse. Amlo l’ha chiesto durante una conferenza stampa, con Irma al suo fianco, a inizio anno. Un membro del governo, Olga María del Carmen Sánchez Cordero, è stata costretta a correggere la versione pubblica della sua dichiarazione patrimoniale per aver omesso, come rivelato dal quotidiano Reforma, di dichiarare una casa di lusso di cui è coproprietaria a Huston, nel Texas. Questa crociata anticorruzione comincia ad attirarsi le critiche dei media che denunciano l’eccesso di “zelo” e il “fondamentalismo anticorruzione” della ministra, che ha annunciato una prima batteria di sanzioni amministrative e finanziarie contro due potenti figure legate all’amministrazione presidenziale precedente: l’ex direttore della compagnia energetica Pemez, Emilio Lozoya Austin, e il suo braccio destro Edgar Torres Garrido: il primo è indagato da maggio anche per il suo presunto coinvolgimento nel sistema di corruzione elettorale del gruppo Odebrecht. Gli uffici di Sandoval Ballesteros indagano anche sul caso di Carlos Lomelí Bolaños, prefetto del governo federale dello Stato di Jalisco. In un’inchiesta recente, l’Ong Méxicanos contra la corrupción y la impunidad (Mcci) ha trovato dei legami tra la famiglia del prefetto e nove aziende farmaceutiche che hanno vinto appalti pubblici milionari per la fornitura di medicinali sotto l’amministrazione Amlo. In un primo momento il presidente ha bocciato l’inchiesta di Mcci definendola una “manovra politica”. Ma alla fine, di fronte alla pressione dell’opinione pubblica, il fascicolo è stato trasferito a Irma Sandoval e la ministra dovrà annunciare, entro giugno, le eventuali misure da prendere contro Carlos Lomelí, come la sua sospensione, e il trasferimento del fascicolo alla giustizia. Gli editorialisti locali parlano di “momento di verità” per la campionessa dell’anticorruzione. Sandoval Ballesteros assicura a Mediapart di aver conservato “la radicalità” della sua gioventù, quando militava del Consiglio generale di sciopero dell’Università nazionale autonoma del Messico (Unam) o di quando era membro dei comitati universitari di sostegno al movimento neozapatista del 1994. È proprio durante una delle “riunioni per l’umanità e contro il neoliberalismo” convocate nel lontano Chiapas dall’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln), 23 anni fa, che Irma incontò l’uomo che diventò suo marito, l’universitario e presentatore televisivo americano John Ackermann. “L’esistenza in Messico di un sistema avanzato di trasparenza di Stato, pilotato dall’Istituto nazionale di accesso all’informazione (Nai), non ha impedito né l’aumento della corruzione né il mantenimento di una politica di spionaggio generalizzata della popolazione – osserva la ministra – I meccanismi attuali ignorano la complessità e i conflitti di interesse che si sono sviluppati con la galoppante privatizzazione dello Stato”. Ecco perché la sua missione non si limita ad individuare, e poi a sanzionare, le malversazioni commesse dagli agenti pubblici. La Sandoval vuole allontanare lo Stato dalle aziende che compromettono le sue amministrazioni per falsare le gare pubbliche e raggirare i regolamenti. La ministra, nata a Acapulco, è convinta che in Messico “la corruzione non viene dallo Stato”. E nessuno può affermarlo più di Irma, la cui carriera sta seguendo un percorso atipico per una donna politica. Prima di entrare nel governo di Amlo, era una docente universitaria politicamente impegnata nel Movimento di rigenerazione nazionale (Morena), il partito del presidente e della maggior parte dei suoi ministri. L’economista dirigeva dalla sua crazione (2005) il Laboratorio di ricerca sulla corruzione e la trasparenza dell’Unam e grazie alle sue ricerche è riuscita a imporsi come pioniera delle analisi “strutturali” della corruzione. È convinta che la progressione vertiginosa della corruzione, in una nazione che figura al 138° posto sui 180 paesi studiati da Transparency International per misurare l’indice di percezione della corruzione (Ipc), è alimentata dal “ritardo della transizione democratica” causato dalla “cooptazione dello Stato e dal fatto che ampie fasce dell’azione pubblica sfuggono alla sorveglianza cittadina e di Stato”. La corruzione è quindi un fenomeno “strutturale” del capitalismo neoliberale. In un articolo che l’ex ricercatrice ha scritto per un centro studi dell’università di Harvard, l’aumento della corruzione è la “conseguenza strutturale” della “proliferazione delle privatizzazioni, delle deleghe di servizi pubblici a terzi e delle partnership pubblico-privato”. Il boom della corruzione sarebbe stato “ancora più incontrollato” nei paesi dove la liberalizzazione non è stata seguita da un controllo pubblico.
La carriera universitaria di Irma è decollata grazie ai suoi interventi presso le università Usa. “L’attenzione – precisa la ministra – si concentrava sulle politiche di sviluppo della cultura della legalità e sulle teorie della responsabilizzazione dello Stato. In quest’ottica, il responsabile della corruzione, nell’ambito del Washington consensus (le misure liberali previste dal Fmi e dalla Banca mondiale negli anni 90, ndr.), era per forza di cose lo Stato: un malato da curare con le privatizzazioni”. “Irma ha contribuito all’emergere di una visione della corruzione come struttura interna al sistema, a differenza di chi la considerava una semplice condotta criminale”, ha sottolineato il professore di Harvard Lawrence Lessig. Per la Sandoval la sorveglianza e le sanzioni dei funzionari messicani sono necessarie e insufficienti: “Il vero motore della lotta alla corruzione – assicura – è nel processo di democratizzazione e di trasformazione del regime. Ecco perché la protezione del whistleblower è una nostra priorità”. Secondo la ministra lo sradicamento della “corruzione strutturale” potrà concretizzarsi solo con l’aiuto di un “esercito di segnalanti”, che lei spera di vedere emergere nel privato, ma anche nel pubblico locale. Non potendo esaminare le denunce provenienti da questi due settori, la ministra tenta comunque, anche se gli strumenti a sua disposizione sono limitati, di appoggiare le iniziative che li incoraggiano. La questione dell’elaborazione di una norma federale che protegga chi segnala illeciti resta però incerta: la proposta di legge a riguardo al Senato federale è di un parlamentare dell’opposizione. Il suo esame continua però a non figurare nell’ordine del giorno del Parlamento, nonostante le due camere siano composte a maggioranza dal partito Morena e dai suoi alleati. Intanto Sandoval sta lavorando all’elaborazione di dispositivi di tutela dei segnalanti nell’ambito del piano annuo di lavoro del comitato di coordinazione del Sistema nazionale anticorruzione (Sna). Ma questo documento non comporta nessun obbligo per i poteri pubblici.