Luca Salvetti è il nuovo sindaco di Livorno. Ma non ha fatto nulla per diventarlo. L’opera l’hanno realizzata i suoi predecessori, i cinquestelle, col sindaco Nogarin in testa.
Il giorno dopo l’elezione ho aperto il portone principale del Municipio. Un atto simbolico e insieme la chiave interpretativa di ciò che il Movimento ha sbagliato.
Il municipio che non si apre alla città, il potere nelle solite stanze chiuse.
L’idea che tutto fosse marcio e potenzialmente infettato ha convinto i miei predecessori della necessità di una bonifica profonda. Hanno iniziato a sigillare e hanno finito per sigillarsi. Sono rimasti intrappolati dietro le gabbie che avevano edificato per difendersi da coloro che ritenevano corruttori. Hanno perso ogni rapporto con la città, e il loro movimento, nato per essere orizzontale, si è trasformato in verticale e inaccessibile. Sono rimasti vittima di un grande effetto ottico.
E lei ne ha goduto.
Faccio il giornalista locale. La mia emittente, Granducato tv, mi dà da vivere da trent’anni. Il mio volto è conosciuto, e forse anche la mia attitudine a misurarmi coi problemi della gente. Sono nato in periferia e mi trovo a mio agio.
Non ci pensava proprio a fare il sindaco.
Ero a Sanremo per lavoro. Mi arriva la telefonata del segretario Pd che mi dice: senti, noi avremmo individuato te.
Noi chi?
Il Pd e altre forze di sinistra.
Lei è rosso rosso, o rosé.
In passato ho votato anche Rifondazione.
Il primo sindaco che entra in Comune salutato dal canto di Bella ciao. Di questi tempi è una grande novità.
È stata un’emozione fortissima. Un canto liberatorio.
Livorno era reduce da una legnata.
I cittadini avevano votato cinquestelle perché il Pd si era imbolsito. Era apparso distante, saccente, vizioso.
Hanno dovuto chiedere a lei di recuperare la reputazione perduta.
Gli ho subito detto: se cercate una bandiera non sono il candidato migliore.
Cercavano il municipio.
Il potere? Mi sta dicendo questo?
Sì.
Legittimo. Livorno è stata amministrata meglio di come s’è detto, ed è più bella di quel che appare. Ha perso l’orgoglio, un po’ gli animi si sono incarogniti per via della crisi: 25mila disoccupati son tanti in una città di 160mila.
Venticinquemila erano quando vinse Nogarin?
E tanti sono adesso, dopo cinque anni di Nogarin. Questo è un altro dato che ha portato alla loro sconfitta.
Non salva niente della loro esperienza?
Alcune cose buone le hanno fatte. Hanno mostrato impegno sui temi culturali e identitari. Il Cacciucco pride, per esempio, è una bella iniziativa: assolutamente continuerà.
L’avranno votata i delusi.
I 5 Stelle di Livorno sono in prevalenza di sinistra. D’altronde potrebbe mai essere diversamente? Una parte ha votato me. Un’altra s’è astenuta. Una terza è andata alla candidata sconfitta. Ha preso il 17%. Cinque anni fa il Movimento al primo turno prese il 19%. Fu il ballottaggio che scombussolò tutto.
I livornesi sono brontoloni.
Si parla, si parla. Si viene al municipio anche senza aver nulla da fare. Si dice: “Passo un po’ per il comune”. Aver sbarrato la porta principale (naturalmente gli accessi secondari erano liberi) è stato un ceffone alla città, un atto sbagliatissimo. Immaginare la palingenesi valutando la realtà con uno sguardo provvisorio e limitato porta a fare questi strafalcioni.
Vedremo Salvetti all’opera e allora legnate a volontà.
Per ora son solo complimenti, verrà il tempo dei rimbrotti.
Le comunicheranno i nomi per la giunta.
Ho chiesto una rosa, scelgo io.
Lei è un pesce fuor d’acqua.
Facevo il giornalista, stavo nel mio. Penso con decoro.
Suo lo scoop sulla tragedia della Moby Prince.
Mi sono trovato ad essere il primo cronista sul luogo dell’incidente. Ho fatto quel che tutti avrebbero fatto.
La Rai le offrì un contratto.
Sì, per Chi l’ha visto. Mi offrirono un contratto a tempo determinato. Avevo già famiglia, preferii la provincia e un posto sicuro.
Giocava a pallone.
Insieme ad Allegri, con i Portuali. Lui numero 10 e io 11.
Salvetti è sindaco a sua insaputa.
Non l’ho certo chiesto, non ho mai fatto nulla perché accadesse.
Tutto merito dei 5 Stelle.
Se non hanno saputo custodire la simpatia che ottennero un po’ improvvisamente, qualche motivo ci sarà.
Cosa manca alla rossa Livorno?
Il lavoro. Solo quello. Per il resto è un vero paradiso.