Europei, la partita tra Ruocco e Raggi

Ponte Sant’Angelo illuminato d’azzurro e l’enorme scritta sul Tevere: “Uefa Euro 2020”. Fra un anno esatto iniziano gli Europei di calcio e Roma si prepara ad accoglierli: 4 partite si giocheranno nella Capitale, fra cui quella inaugurale. Insieme alle luci per la ricorrenza, però, in Campidoglio è scattato l’allarme: l’organizzazione è in ritardo, il Comune ha bisogno di un commissario straordinario per abbreviare le gare ma la sua nomina rischia di saltare. L’emendamento al decreto Crescita che la autorizzava è stato bocciato dai presidenti delle commissioni competenti, il leghista Claudio Borghi e la pentastellata Carla Ruocco. Un autogol in casa M5S, che mette in difficoltà Virginia Raggi.

L’edizione 2020 avrà una formula itinerante senza precedenti, con gare in 12 città del continente. Roma sarà il secondo centro del torneo visto che ospiterà la partita inaugurale, la più importante dopo la finale a Londra. Un grande onore. Ma anche un discreto onere. Della ristrutturazione dello stadio Olimpico si occupa il Coni, anzi la nuova società Sport e Salute spa (titolare dell’impianto), con fondi propri e governativi. Sul Campidoglio ricadono i tifosi: sicurezza, mobilità, accoglienza; la grande Fan-Zone, che sarà allestita a Piazza del Popolo (dopo alcune resistenze della Soprintendenza). Il problema è che l’atto con cui l’allora sindaco Marino si impegnò all’organizzazione non indicava alcuna cifra, né furono stanziati fondi. Praticamente una cambiale in bianco, per un ente che non naviga nell’oro.

Il Comune ha chiesto al governo circa 10 milioni: dopo una serie di contatti infruttuosi col precedente esecutivo Pd e una lettera a Giorgetti, adesso le risorse sono in arrivo. Nelle trattativa però si sono persi mesi, c’è il rischio di non farcela coi tempi della burocrazia capitolina. Per questo i sottosegretari Giorgetti e Valente avevano individuato la soluzione del commissario straordinario, come per le Universiadi a Napoli: una figura a titolo gratuito, magari interna all’amministrazione, per fare da stazione appaltante e ridurre i termini delle gare. La proposta inserita nel dl Crescita però è saltata.

L’emendamento è stato dichiarato inammissibile, anche il ricorso presentato dal M5S è stato respinto. La bocciatura porta una firma pesante: il leghista Borghi forse no, ma la 5stelle Ruocco avrebbe dovuto essere un’alleata, in teoria. In realtà in Campidoglio ricordano bene i duri attacchi della deputata alla sindaca nei momenti più difficili della sua gestione: qualcuno sospetta che non si tratti solo di una questione tecnica, ma politica. In un caso o nell’altro, per la Raggi è un problema: il commissario serve, all’orizzonte non ci sono altri provvedimenti dopo il Dl Crescita. E il tempo passa. Non resta che sperare nell’ultimo ricorso alla presidenza della Camera. Cioè a Roberto Fico, altro 5stelle che con la sindaca non è stato tenero. Al calcio d’inizio manca poco.

“Il caso Siri-Arata? A Salvini fa bene stare assieme a noi”

Un segnale lo aveva già dato in mattinata: “L’arresto di Arata dimostra che su Armando Siri avevamo ragione”. Ore dopo, il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, 5Stelle vicino a Luigi Di Maio, al Fatto lo dice così: “Questa vicenda dimostra quanto alla Lega giovi governare assieme al Movimento”.

Per la verità sembra confermare come la distanza tra voi e il Carroccio sia enorme, sulla legalità. E forse è un ottimo motivo per chiudere questo accordo di governo.

Io dico questo: pensi a quanto sarebbe stato imbarazzante se il figlio di Arata fosse stato ancora a lavorare alla presidenza del Consiglio. Grazie a noi si è intervenuti in via preventiva. Su mafia e corruzione è fondamentale mantenere la rigidità.

Per Di Battista la Lega “sta rubando uomini e dinamiche a Forza Italia”. Condivide?

Tutte le forze politiche hanno uomini che hanno commesso reati: noi del M5S abbiamo una percentuale quasi dello zero e quell’unico caso è stato silurato in 30 secondi, altri partiti ce l’hanno altissima. Credo che FI faccia parte del passato, e lì debba rimanere.

Il 17 luglio arriverà la sentenza per il viceministro leghista Massimo Garavaglia: se condannato dovrà dimettersi?

Gli auguro di cuore di essere assolto. Comunque il contratto di governo parla chiaro, e io non sono della pre-crimine.

Salvini insiste sulla flat tax, ma oggi in riunione il ministro dell’Economia Tria gli ha chiesto le coperture, senza ottenerle. Come si può pensare a una misura da 30 miliardi?

La flat tax è nel contratto di governo, ma le cose si possono fare un passo alla volta. Sono convinto che ci si possa lavorare, però servono coperture. Le tasse vanno abbassate, ma bisogna capire da quali partire.

Il clima da campagna elettorale di cui si lamentava Conte pare rimasto.

Io vedo un clima da scontro con la realtà dei fatti. Se hai creato grandi aspettative poi devi dare loro seguito.

E chi si sta scontrando con il reale è Salvini?

Chi si è esposto molto ha una responsabilità maggiore.

Che ne pensate dei mini-bot? Tria e Mario Draghi fanno muro, per la Lega sono un totem, voi avete chiesto “una soluzione”. Pilatesco, no?

In questo momento i mini-bot rischiano di essere strumentalizzati. Perché si possono usare le dta per le banche (crediti d’imposta, ndr) e per l’azienda dell’artigiano, non si possono usare strumenti simili per farle utilizzare i crediti fiscali? Non si possono aiutare sempre e solo le banche

Il M5S è talmente debole che deve adeguarsi a Salvini su tutto, pare evidente.

Assolutamente no, semplicemente la Lega va maggiormente responsabilizzata perché è quello che hanno chiesto gli italiani con il voto. Vogliono che dia risposte concrete. Fino al 26 maggio era rimasta dietro.

È normale che Conte debba ribadire che a trattare con l’Europa deve essere lui?

Penso che i cittadini vogliano che sia a lui a gestire il tema, ma tenendo conto della sensibilità delle forze politiche.

Ha dovuto minacciare di dimettersi…

Il premier subisce molte pressioni. Però ha l’atteggiamento serio di chi vuole risolvere i problemi.

La sconfitta del M5S non lo aiuta. Perché avete perso così male?

Perché non abbiamo dato seguito alle aspettative. E poi il cambiamento richiede tempo, come ha ricordato Beppe Grillo sul Fatto.

Lei ha scritto: “Non ci sono cattivi reggimenti, ma solo colonnelli incapaci”. Cioè ha detto che voi 5Stelle non avete una classe dirigente adeguata, giusto?

C’è un problema di classe dirigente in Italia. In questo momento serve un governo responsabile. Quindi bisogna far emergere il merito e la competenza.

Tradotto, il rimpasto serve? La squadra non è adeguata?

Io credo che i cittadini siano stati molto chiari il 26 maggio, e io ho molto rispetto dei cittadini. Dopodiché valuteranno Di Maio e Salvini con Conte e il presidente della Repubblica.

Il problema è innanzitutto Di Maio, no?

Luigi è il migliore capo politico possibile, e sono stufo dei fenomeni che gli riservano critiche sui giornali, senza proposte. A fare così c’è già il Pd, e mi basta.

Grillo, sempre sul Fatto, ha ridetto no al Tav. Ma voi sembrate pronti a cedere alla Lega sulla tratta, no?

Se costruisci oggi una piramide quando esistono i cimiteri vuole dire che hai sbagliato tutto. Dopodiché stare al governo significa anche migliorare qualsiasi danno che si è trovato. Il dossier è nelle mani di Conte, che tratta con la Francia. Ma il Tav è un’opera vetusta, e quelle che servono sono altre.

Indagato Emiliano: per l’accusa ha violato la legge Severino

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è indagato per abuso d’ufficio per violazione della legge Severino, in relazione alla nomina come consigliere nella società pubblica InnovaPuglia dell’ex sindaco di Bisceglie, Francesco Spina. La notizia è pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno secondo cui la Procura ha notificato un avviso di proroga delle indagini. Oltre a Emiliano sarebbero indagati lo stesso Spina e un dirigente della Regione, Nicola Lopane. L’inchiesta è condotta dal pm Chiara Giordano. Spina, sindaco di Bisceglie fino all’agosto del 2017, in base alla Severino non avrebbe potuto ricevere incarichi prima di due anni. Invece, la nomina nel consiglio di InnovaPuglia è stata decisa dalla giunta regionale a fine luglio 2017. Spina sarebbe indagato anche per falso perché, al momento dell’accettazione dell’incarico avrebbe firmato una dichiarazione in cui attestava di non trovarsi in situazioni di conflitto di interessi. La legge Severino vieta l’assegnazione di incarichi pubblici a chi nel biennio precedente abbia fatto parte della giunta e del consiglio di Comuni con più di 15.000 abitanti.

Quanti miliardi di fanta-euro nelle cassette di sicurezza?

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto a Porta a Porta: “Mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi. Potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli”. Il deputato Pd Emanuele Fiano ha così polemizzato: “Altro che soldi dentro il materasso, nel 2016 il procuratore di Milano, Francesco Greco ha detto che quando si parla dei presunti 150 miliardi di contante presente nelle cassette di sicurezza in realtà si sta parlando di sommerso non dichiarato, frutto di reati”.

Tenere contanti sotto il materasso o in cassetta di sicurezza non è vietato: perché qualcuno dovrebbe pagare una tassa per ottenere “il diritto di utilizzarli” che già ha? È però ardita l’ipotesi di “centinaia di miliardi in contante nelle cassette di sicurezza”. Secondo la Banca centrale europea in Italia circolano banconote per 202 miliardi (dati di fine aprile 2019) e in tutta l’Eurozona esistono fisicamente, alla stessa data, 1.230 miliardi.

Come Salvini e Fiano possono facilmente verificare, la Bce sa con precisione quante banconote ci sono in giro, visto che le stampa. I 202 miliardi circolanti in Italia (il 16 per cento del totale) sono già molti per necessità, trattandosi di un Paese dove il contante continua a essere spesso preferito al pagamento elettronico. Le altre centinaia di miliardi che sarebbero stati inghiottiti dalle cassette di sicurezza italiane non si sa dove e da chi siano stati stampati.

I casi sono tre: o il sistema delle Banche centrali spaccia dati sbagliati, certificando che in Italia circolano solo 202 miliardi di euro in contanti mentre altre centinaia di miliardi sono nascoste nei caveau; o gli italiani vivono scambiandosi qualche decina di miliardi di banconote perché le altre sono ferme nei caveau; oppure ci si accapiglia per l’ennesima volta su un dato che non ha niente a che fare con la realtà.

Rifiuti, biometano & C: la Lega fa leggi per le aziende amiche

Non molto tempo fa Matteo Salvini parlava di “ambientalismo da salotto”, nella campagna per le Europee la Lega passò ad “ambientalismo responsabile”: le inchieste giudiziarie e giornalistiche di questi giorni spiegano senza aggettivi com’è invece l’ambientalismo della Lega. Se si uniscono i puntini – dal mini-eolico al mini-idroelettrico, dai rifiuti al biometano – si nota infatti una costante sottomissione dell’attività legislativa agli interessi di aziende o gruppi di aziende spesso vicine al partito, qualche volta sue finanziatrici. La punta di diamante di questa azione, legittima ancorché imbarazzante, in quest’anno di governo gialloverde è stata il sottosegretario all’Ambiente Vannia Gava, leghista friulana, già vicesindaco di Sacile.

È fresca di cronaca la vicenda connessa all’ex sottosegretario Armando Siri: ieri è stato arrestato Paolo Arata, imprenditore del settore energetico, accusato di essere socio occulto del fu “re dell’eolico” Vito Nicastri, ritenuto vicino al boss Matteo Messina Denaro. Arata, che collaborò alla stesura del programma energetico di Salvini e soci, spinse Siri a presentare un emendamento per incentivare gli impianti di mini-eolico che gli interessavano: l’ipotesi dell’accusa è che, per convincere Siri, Arata lo abbia corrotto. Quella norma sul mini-eolico, comunque, non è mai passata: fu bloccata dai 5Stelle e dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Una norma che è passata, però, c’è ed è strettamente connessa con Arata e l’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Veneto appena pubblicata da fanpage.it. Nel decreto Sblocca-cantieri infatti, dopo il trionfo alle Europee, la Lega ha imposto a un recalcitrante Costa, che l’aveva già fermato tre volte, un emendamento per far tornare alle Regioni (escluse da una sentenza del Consiglio di Stato che aveva bloccato l’intero settore) le competenze sul cosiddetto end of waste, cioè il potere di definire quali rifiuti possono essere avviati al riciclo e divenire nuova materia prima. È l’ottima “economia circolare”: come al solito, però, il diavolo è nei dettagli. Per capire il rilievo anche economico della partita basti dire che il primo decreto end of waste firmato da Costa un mese fa, quello sui pannolini, può creare un settore da oltre un miliardo di euro: ora sono attesi i decreti sulla gomma vulcanizzata e i materiali edili, ma appena lo Sblocca-cantieri diventerà legge (ieri la Camera ha votato la fiducia, oggi il via libera finale) la palla sarà in mano alle regioni.

E qui torniamo a fanpage.it. L’inchiesta del sito si concentra su due aziende venete: la S.e.s.a., controllata col 51% dal Comune di Este (Padova) a guida leghista, e la Bioman di Angelo Mandato, che è pure socio al 49% di S.e.s.a., in cui arrivò assieme a Sandro Rossato, imprenditore oggi scomparso, a suo tempo arrestato per rapporti con la ’ndrangheta. Nella Bioman ha avuto un ruolo di vertice fino a poco fa il senatore leghista e presidente della commissione Agricoltura Gianpaolo Vallardi. Un’altra società controllata da Mandato, la Biogreen, risulta aver finanziato la Lega per 30mila euro. Il responsabile delle relazioni esterne di Sesa, Bioman e altre società di questa galassia, Fabrizio Ghedin, fino all’altroieri era consulente della sottosegretaria leghista Gava: si è dovuto dimettere per aver offerto, ripreso da una telecamera nascosta, 300mila euro in pubblicità ai cronisti di fanpage per “ingentilire” l’inchiesta.

Quel che qui ci interessa è il compost, ovvero il terriccio ottenuto trattando l’umido della raccolta differenziata: S.e.s.a. e Bioman ne producono molto, anche “importando” i rifiuti da altre regioni come Campania e Lazio. Il compost si vende, ovviamente, ma nella fase di trattamento produce pure il cosiddetto biogas, che è una fonte di energia e può, adeguatamente lavorato, diventare biometano.

La S.e.s.a. oggi usa il biometano per la sua flotta di mezzi, ma vorrebbe venderlo anche ai cittadini immettendolo nella rete del gas ed è in attesa di autorizzazione: tra poco, grazie allo Sblocca-cantieri, gliela darà la Regione Veneto a guida Lega; la sottosegretaria Gava, peraltro, lo aveva già promesso agli interessati in almeno un convegno pubblico.

Poi c’è il tema degli incentivi. Concederli a pioggia come ora, senza riguardo per la filiera e il contesto, non ha nulla a che fare con l’economia circolare: perché premiare come se fosse “ecologico” il biometano prodotto spostando rifiuti coi camion da tutta Italia? E però quegli incentivi a pioggia al biogas e al biometano li ha promessi ai produttori proprio la Lega visto che quelli attuali scadono nel 2021: stiamo lavorando, ha detto a febbraio la sottosegretaria Gava, affinché “il processo di riconversione degli impianti possa essere accompagnato da nuovi incentivi”. E chi altro si muoveva ossessivamente per fare affari col biometano tanto che tentò di infilarlo anche nel contratto di governo? Paolo Arata.

Sempre sugli incentivi è in corso una guerra vera e propria tra Costa e la Lega (Gava, ma anche il senatore Paolo Arrigoni, responsabile energia del partito). Il cosiddetto “mini-idroelettrico” è stato escluso dal decreto che “aiuta” le fonti rinnovabili perché la Commissione Ue (ma pure le associazioni ambientaliste) ritiene che lo sfruttamento intensivo stia causando problemi ai piccoli corsi d’acqua e minaccia una procedura di infrazione. Ovviamente la stragrande maggioranza del mini-idroelettrico è al Nord e Arrigoni è spesso ospite delle associazioni del settore. L’ambientalismo da salotto no, per carità, quello degli affari però alla Lega non dispiace.

Pioggia torrenziale. Quasi mille sfollati in provincia di Lecco

La Lombardia si è trovata investita da una ondata di maltempo che ha causato frane, smottamenti, allagamenti, danni alle coltivazioni, chiusure di strade e soprattutto l’evacuazione di un migliaio di persone. La Regione si sta già preparando a chiedere lo stato di emergenza nazionale. A Como il lago è esondato ed è stata chiusa la strada che costeggia il Lario perché invasa dall’acqua. La situazione più difficile, però, si è registrata nel Lecchese dove si è temuto per la diga di Pagnona: solo nel pomeriggio è stata revocata l’allerta per il superamento dell’invaso. Enel Green Power con una nota ha assicurato che l’impianto “non ha riportato alcun malfunzionamento né danno strutturale”. Nel frattempo è stato predisposto un piano di evacuazione per circa 800 persone (400 già fatte allontanare prima di sera), e altre ancora in diversi Comuni della Valsassina. Allagamenti a Premana, Pagnona, Primaluna, dove sono esondati i tre torrenti di Valle Molinara, Valle Noci, Valle del Fus. Le strade si sono trasformate in cascate di acqua e fango. È stata interrotta la circolazione in varie strade e anche della linea ferroviaria fra Lecco e Chiavenna, in provincia di Sondrio, fra Colico e Bellano.

“I FIL good”: per conoscere e combattere i linfomi anche la musica può servire

Canta che ti passa, dice il proverbio.Il potere “curativo” della musica si unisce a quello della ricerca scientifica: stasera a Roma saranno i giovani cantautori a prendere la scena e ad accendere i riflettori sugli studi per la cura dei linfomi. La seconda edizione di I FIL GOOD, a Largo Venue sulla Prenestina, sarà l’occasione per ascoltare musica e, soprattutto, le ultime novità nel campo della ricerca e della prevenzione. Una kermesse incentrata sul lavoro della Fondazione Italiana Linfomi Onlus (FIL), nata nel 2010, che sviluppa progetti per la cura dei linfomi, la forma più comune di tumore maligno ematologico. Si tratta di patologie che solo in Italia colpiscono ogni anno circa 15 mila nuovi pazienti: 40 nuovi casi al giorno, tanto che è la quinta neoplasia più frequente nell’uomo e la sesta nella donna. “La FIL è un gruppo di ricerca unico in Italia – spiega il dottor Maurizio Martelli, professore ordinario alla Sapienza e Past President di FIL – Raccoglie oggi 150 centri di ematologia e oncologia sparsi in tutto il Paese, in cui ha unificato la terapia, rendendoli dei punti di eccellenza, creando un sistema di riferimento per i malati e i loro familiari”. Uno degli obiettivi della fondazione era infatti quello di porre un freno alla “migrazione sanitaria”, fenomeno che vede i pazienti meridionali emigrare al Nord per accedere a cure specialistiche migliori. Martelli racconta la triplice missione della onlus: “Ci orientiamo su tre direttrici: migliorare la rete di ricerca e assistenza nei centri di cura; finanziare e coordinare progetti e studi clinici; formare il personale sanitario del futuro, in particolare i medici under 40, oltre ad informare i pazienti in collaborazione con l’AIL”. Il bilancio finora è positivo: in quasi una decade di attività, FIL ha pubblicato 85 studi clinici, improntati a trovare nuovi farmaci e migliorare la prognosi dei malati. Ma si può fare ancora di più: se oggi i linfomi classificati “Hodgkin”, che colpiscono i pazienti più giovani, hanno un indice di guaribilità dell’80%; quelli “non Hodgkin”, che mediamente sono diagnosticati ad anziani, invece solo del 60%. E la strada è sempre una: investire nella ricerca.

A16, sequestro bis delle barriere: “Rischio diffuso su tutta la rete autostradale italiana”

C’è “una problematicapotenzialmente diffusa su tutto il territorio nazionale, in presenza di interventi analoghi a quelli realizzati nella tratta in esame”, dietro il nuovo provvedimento di sequestro firmato dal Gip di Avellino Fabrizio Ciccone, che ribadisce l’insicurezza delle barriere bordo ponte su 12 viadotti della tratta A16 della Napoli-Canosa tra Baiano e Benevento. Il decreto bis ordina ad Autostrade per l’Italia (Aspi) di restringere la carreggiata a una sola corsia, inibendo il transito sulla corsia vicina alla barriera. L’allarme “nazionale” è lanciato dalle relazioni tecniche allegate agli atti dell’indagine del procuratore capo di Avellino Rosario Cantelmo e del sostituto Cecilia Annechino, depositate dopo il primo decreto di sequestro delle barriere, eseguito il 3 maggio con la prescrizione di piazzare dei presidi in polietilene accanto ai new jersey bordo ponte, un rimedio temporaneo per scongiurare nel breve periodo la chiusura dei tratti stradali. Rimedio però non più sufficiente, di qui il ‘sequestro’ della corsia.

Secondo il lavoro dei consulenti, trasmesso in Procura tra il 15 e il 19 maggio, “la metodologia di intervento di sostituzione dei tirafondi realizzata da Aspi può cioè determinare una lunghezza di inghisaggio inferiore a quella calcolata”. Questo potrebbe creare “una situazione di rischio in caso di urti di veicoli in svio con elevato contenuto energetico”. Si tratta in sostanza di ulteriori conferme alle ipotesi dell’accusa già contenute nel primo decreto. Secondo la Procura, la procedura utilizzata da Aspi per sostituire i tirafondi Liebig plus con barre filettate inghisate nella malta cementizia non garantirebbe adeguati standard di sicurezza. L’azienda fece questi interventi dopo la strage del luglio 2013, con la morte di 40 persone intrappolate in un bus precipitato dal viadotto di Acqualonga: il new jersey cedette all’impatto, ma avrebbe retto se i sistemi di ancoraggio non fossero marciti per incuria e intemperie.

Il direttore del Conservatorio sarà un geriatra: “Amo la lirica e mia zia possedeva un teatro”

Nel curriculum ha scritto che sua nonna, la musicista Maria Sangiorgi, era proprietaria di un teatro a Catania (ora Massimo Bellini) e un suo prozio era il compositore Alfredo Sangiorgi, titoli sufficienti, per il ministero dell’Università a proiettarlo al vertice del Conservatorio di Palermo.

E ora la nomina di Mario Barbagallo, 60 anni, apprezzato geriatra palermitano appassionato di musica lirica, ha provocato un’interrogazione dei deputati del Pd Debora Serracchiani e Flavia Piccoli Nardelli, che hanno chiesto al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Bussetti “se non reputi tale nomina viziata e lesiva dei principi e dei requisiti richiesti”.

Nel curriculum il geriatra scrive di essere “appassionato di opera lirica e musica classica”, di avere “assistito a rappresentazioni musicali nei più importanti teatri del mondo” e di avere “implementato la musicoterapia nei reparti del Policlinico di Palermo”, titoli sufficienti a scavalcare la candidatura di Paolo Petrocelli, diplomato al Santa Cecilia e già nel cda del Teatro dell’Opera di Roma e del conservatorio di Venezia e di Leonardo Di Franco, vicepresidente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo.

Al ministro, le due parlamentari dem chiedono inoltre “quali iniziative intenda assumere affinché vengano salvaguardati principi di adeguatezza e di corrispondenza, e garantita la nomina di un presidente di “comprovata esperienza maturata nell’ambito di organi di gestione di istituzioni culturali, ovvero, di riconosciuta competenza nell’ambito artistico e culturale”.

Vacilla, intanto, la recente nomina di Ester Bonafede, tornata al vertice della Fondazione dell’Orchestra Sinfonica con la sponsorizzazione dei presidenti della Regione e dell’Ars: nel cda previsto lunedì si discuterà dell’incompatibilità dell’incarico con un contenzioso di circa 40 mila euro che si trascina dagli anni della sua precedente presidenza.

Proto e le bugie sulla figlia e la Svizzera: “Così ha truffato una malata di cancro”

Finanziere sedicente, imprenditore come sopra, millantatore certamente, di scalate finanziarie, di squadre di calcio acquistabili, di candidature politiche e altro ancora. In realtà Alessandro Proto è un “truffatore recidivo”. E ieri è finito in carcere con l’accusa di truffa pluriaggravata dal fatto che la sua vittima, una donna di 55 anni della provincia di Milano, fosse affetta da una grave forma di tumore. Nessun problema per Proto che, secondo la Procura, briga, mente, inventa avvocati che non ci sono, arresti fantasma, tutto per portarsi via la bellezza di 132.952 euro. Denaro poi trasferito su “conti di gioco” utilizzati per il gioco d’azzardo online. Da qui l’accusa anche di autoriciclaggio.

L’arresto, disposto ieri, arriva dopo un’indagine lampo. Proto, a febbraio, aggancia la vittima online. Le spiega (mentendo) di avere una figlia di 10 anni morta, guarda caso di tumore, e un figlio con una grave malattia psichica. Dice di non avere soldi. Inizia col chiedere 900 euro. Dirà la donna alla Finanza: “Aver appreso da Proto che la figlia era morta di cancro mi aveva sconvolto in quanto sto vivendo il dramma personale della stessa malattia”. Tumore al seno per la donna, tre interventi chirurgici, chemioterapia e poi le metastasi. È tutto vero. Per lei, non per Proto. Che, si legge nell’ordinanza d’arresto, millanta contatti con medici svizzeri che possono aiutare la vittima. È tutto un castello di carte. Scrive il giudice: “Proto è titolare di una partita Iva relativa a un’attività di Agenzia e mediazione immobiliare (…) di fatto inesistente (…) non dichiara redditi di alcuna natura e, esclusivamente negli anni 2017 e 2018, è stato percettore di esigui redditi assimilati al lavoro autonomo corrisposti per la pubblicazione del libro Io sono l’impostore. Da febbraio fino a poche settimane fa, Proto batte cassa. Dirà la vittima: “Ingenerava in me angoscia e timore per le sue vicende, perché mi riferiva che se non avesse pagato quanto dovuto gli sarebbe stata sottratta la paternità genitoriale”. Nel giro di poche settimane, il prestito supera già i 50 mila euro. Poi un giorno, la donna va a Villa Turro (clinica privata) per trovare il figlio di Proto e la moglie. Nessun ragazzo è registrato con quel nome. Proto abbozza, mente di nuovo.

Dirà di essere coinvolto in un’inchiesta elvetica, di essere di ritorno dalla Bulgaria. Peccato che i tabulati telefonici, ricostruiti dalla Procura, lo collochino sempre a Como. La donna gli manda un vocale con WhatsApp: “Ti scongiuro vieni lunedì, perché a casa è successo un casino. Sono quasi 15 mila euro. Io di te non so niente, ti prego”. Proto promette, giorni dopo dice di essere stato fermato dalle autorità elvetiche. Messaggi successivi di un sedicente avvocato, fanno presagire alla donna il rischio di essere indagata. “Per quanto possa essere paradossale, ottemperavo a tutte le richieste di denaro perché solo pagando avrei evitato il rischio di essere a mia volta oggetto d’indagine”.

Il giudice così ieri ha disposto l’arresto in carcere specificando “la negativa personalità dell’indagato” non in grado di “autocontrollo e rispetto della legalità”. L’indagine, però, non si conclude. Al vaglio altri flussi di denaro che potrebbero arrivare da altre vittime al momento non identificate.