Un’offerta per il film con il girato dell’intervista ‘sparita’ di Borsellino c’è stata. Solo che, secondo Michel Thoulouze, ex manager di Telepiù e Canal Plus intervistato dal Fatto, a fare l’offerta per il film sarebbe stato l’autore, Jean Pierre Moscardo, a Berlusconi e non viceversa. Le versioni ora sono due. Non abbiamo i mezzi per verificare dove stia la verità ma, vista la delicatezza del tema e la distrazione degli altri quotidiani, ripercorriamo la storia dall’inizio.
Lunedì scorso L’Espsresso titola: “Un milione di dollari per insabbiare lo scoop di Borsellino su Berlusconi, Dell’Utri e la mafia. Un emissario Fininvest offrì soldi per censurare l’intervista a Canal Plus del magistrato, che accusava apertamente il boss Vittorio Mangano e confermava i suoi rapporti con il braccio destro del Cavaliere: filmata poco prima della morte del giudice eroe, fu tenuta segreta per due anni, fino a dopo le elezioni del 1994. A riaprire il caso sono le rivelazioni in punto di morte del giornalista francese Fabrizio Calvi: ‘So chi è stato il traditore’”.
Il tema dello ‘scoop’ del settimanale è l’intervista registrata il 21 maggio 1992 a casa del magistrato da due giornalisti che stavano facendo un documentario ‘duro’ su Berlusconi per Canal Plus: Jean Pierre Moscardo, morto nel 2010 e Jean Claude Zagdoun (in arte Fabrizio Calvi), morto il 23 ottobre scorso di Sla dopo una lunga malattia.
L’intervista, registrata due giorni prima della strage di Capaci, faceva parte di un film più ampio su Berlusconi. Non andò mai in onda su Canal Plus. Nel 1994 L’Espresso pubblicò alcuni fotogrammi e le battute salienti di Borsellino su Mangano. Poi nel 2000 RaiNews ne mise in onda una parte. Infine la versione lunga uscì in edicola con Il Fatto nel 2009. I magistrati in passato si sono interessati all’intervista analizzando (e scartando) l’ipotesi che potesse essere il movente dell’accelerazione della strage di via D’Amelio, avvenuta due mesi dopo. Calvi, secondo l’articolo, svela due cose a L’Espresso: “Una confidenza che Fabrizio ha ricevuto da Moscardo (…) gli ha rivelato che era stato contattato da un emissario, incaricato – scrive L’Espresso – di offrirgli ‘un milione di dollari’ per avere i filmati completi, cioè tutte le 50 ore di girato. Una proposta fatta a nome di uno dei manager più vicini a Berlusconi. Moscardo è morto nel 2010, la sua confidenza risale a ‘qualche anno prima’. Calvi ne ha parlato per la prima volta a L’Espresso poco prima di morire. Il regista gli fece il nome dell’emissario e gli assicurò – prosegue l’articolo – di aver rifiutato quei soldi, ma ne parlava con imbarazzo. Fabrizio era convinto che non gli avesse raccontato tutto. Il secondo indizio – prosegue il settimanale – è un’altra confidenza di Calvi (…): ‘So chi è stato il traditore’. Nelle sue ultime telefonate via Internet, Fabrizio ci ha fatto il suo nome: un manager francese che ha lavorato per Canal Plus, ma è stato anche consulente delle tv di Berlusconi. È lui l’emissario che offrì i soldi a Moscardo”.
Chi sarà? A noi Calvi, quando lo intervistammo nel 2018, non disse nulla della presunta offerta né dell’emissario.
Per capirne di più abbiamo contattato l’ex manager di Canal Plus Michel Thoulouze, 76 anni. Vive a Venezia dove ha comprato una tenuta sull’isola di Sant’Erasmo e produce un ottimo vino dopo essere stato amministratore delegato della pay-tv Telepiù quando fu comprata da Canal Plus, nel 1997, e consigliere di Mediaset dal 1997 al 2000.
Thoulouze è un personaggio da film. A il Giornale nel 2010 narrò le sue storie d’amore con la reporter francese Martine Laroche-Joubert, con Kelly McGillis, protagonista del film Top Gun, e con la moglie attuale, Patricia Ricard, azionista del gruppo Pernod-Ricard: 6 miliardi di fatturato con champagne e whisky celebri. Il padre di Thoulouze era addetto diplomatico a Roma ma “in realtà̀ faceva la spia”, spiegò a il Giornale Thoulouze. Nell’intervista narrò anche l’amicizia con Berlusconi e le grandi cene dopo le partite del Milan al ristorante L’Assassino.
Thoulouze sembra la persona giusta per un’opinione sulla presunta offerta. Qui riferiamo quanto ci ha detto su Moscardo, Calvi e Berlusconi precisando che ovviamente sono suoi giudizi personali.
Thoulouze lei cosa pensa di questa storia?
È tutto falso. È tutto falso. E io lo so che è tutto falso. Io conoscevo bene Moscardo perché ho fatto per anni tanti documentari investigativi con lui e l’ho protetto per anni perché spesso la sera era ubriaco.
Come sono andate le cose allora secondo lei?
Io ero a Telepiù, sarà stato il 1998, e Moscardo è venuto nel mio ufficio a Milano a dirmi: “Tu pensi che si può vendere a …?”. Io gli ho detto che non è giornalismo fare questo. Gli ho fatto una lezione sul fatto che non si fa. Ma io so che hanno fatto un passaggio e qualcuno, del quale io conosco il nome, ha fatto la domanda a Berlusconi, e lui ha detto: “Non compro”. Anche Calvi voleva vendere. Vuole sapere la verità? Io volevo dare a Berlusconi questa intervista ma senza denaro. Io ho detto a Moscardo: “Non fate il ricatto. O la date o la tenete ma non fate il ricatto del denaro”. Invece loro ci hanno provato comunque e Berlusconi ha detto no. Sono io che ho detto a Moscardo che Berlusconi aveva detto no.
Chi è il collaboratore di Berlusconi che le ha riferito la storia del suo ‘no’?
Lo so ma non ve lo dico.
Secondo lei quindi sarebbe avvenuto il contrario di quel che racconta Calvi a L’Espresso?
Esattamente il contrario. Moscardo aveva tanto bisogno di denaro. Non avrebbe mai rifiutato un’offerta così.
Lei ha mai parlato con Berlusconi di questa storia?
No, direttamente mai.
La persona che le ha riferito il no di Berlusconi è seria?
Non potrebbe essere più seria. È uno che ha il contatto diretto con Berlusconi e ha una reputazione impeccabile anche fuori dal gruppo in Italia. Non è uno che andava ai bunga bunga insomma. Ed è vivo.
Lei quando ha conosciuto Berlusconi?
Quando sono diventato amministratore delegato di Telepiù (nel 1997, ndr) e come tutti i gestori di una tv sono andato a baciare l’anello del potere.
Non nel 1992?
No, assolutamente.
L’Espresso scrive che l’emissario della presunta offerta sarebbe un ex manager di Canal Plus che ha fatto il consulente per Mediaset ed era contrario a produrre il documentario. Lei è stato consulente Mediaset? Chi sarà?
Non sono stato consulente. Avranno messo in questo personaggio che non esiste un po’ di me e di qualcun altro ma puoi cercare quanto vuoi, non lo troverai mai perché non esiste.
Lei che ruolo ha avuto nel 1992 nella produzione del documentario mai andato in onda?
Nessuno. Il documentario fu chiesto a Moscardo. Di solito lavorava con me ma quella volta non so perché fece da solo a mia insaputa. Moscardo era caotico. Al montaggio io rimettevo tutto in ordine. Non so perché per la prima volta non ha fatto con me. E dunque il documentario era una m… Per questo non è passato in tv.
Calvi nel 2018 mi disse che alla fine del lavoro nel ’92 avevano chiamato Berlusconi, per contestargli quel che avevano trovato, nella sua casa di St Moritz. La cameriera disse che era fuori. Prima di richiamarlo, fecero vedere il documentario al patron di Canal Plus, André Rousselet. Non gli piacque perché era troppo personale, bloccò la messa in onda e non richiamarono più Berlusconi. Moscardo le ha detto qualcosa su questa telefonata?
Nulla. Io però so che devi sempre dimostrare, per le eventuali cause, di avere fatto un’offerta al soggetto che tu attacchi per permettergli di difendersi nel documentario. Lo facevamo sempre ma con una comunicazione scritta, non al telefono.
Sicuro che già nel 1992 non ci sia stato un contatto tra Canal Plus e Berlusconi? Perché non avete trasmesso nulla su Canal Plus?
La verità è che non l’hanno trasmessa perché quel documentario era una m…. Moscardo era caotico anche se sapeva far parlare gli intervistati.
Come faceva?
Aveva una dote naturale e poi gli avevamo dato uno strumento che fregava tutti: la camera filmava dal lato dove si mette l’occhio. Tu la mettevi sul tavolo girata e la persona parlava. Capito come?
Cioè il giornalista diceva: “Giudice stia tranquillo ora giriamo la camera”. Lui si rilassava pensando di non essere ripreso e la camera andava di nascosto?
Esatto. Questo strumento lo avevamo messo a punto con un tecnico bravissimo e lo avevamo dato a Moscardo. Prima usavamo la borsa truccata con la camera dentro ma non funzionava più. Si insospettivano.
La scena di Borsellino che dà le carte a Calvi, mentre è registrato, è dovuta al giochino della telecamera con l’obiettivo girato?
Non so. Può essere. So che Moscardo aveva quella telecamera. Io non ho partecipato a quel documentario.
Lei quando lo ha visto la prima volta?
Dopo. Quando Moscardo mi ha detto “Non lo mandano in onda” gli ho detto “mostramelo”. Allora l’ho visto nella sala montaggio ed era una m….
Nel 2018 a casa sua Calvi lo mostrò anche a me. Era da sistemare ma c’erano molte cose buone. Non solo l’intervista a Borsellino, anche quelle al finanziere Rapisarda (morto nel 2011), al collaboratore di Carboni, Emilio Pellicani (morto nel 2005), a un’amica di Berlusconi. Tutte inedite e interessanti. Tanta roba…
Non c’era struttura. Il pubblico deve essere preso per mano dall’inizio alla fine, se no si perde. Per questo non passò in tv.
Mi pare strano. Perché dopo la morte di Borsellino non l’avete usata?
Moscardo sarà stato impegnato in altre cose e poi Borsellino in Francia non era così importante come in Italia.