Oltre alle nomine pilotate, le tangenti e le giunte manovrate, c’è una domanda agli atti dell’inchiesta milanese sul nuovo mazzettificio Lombardia: che fine hanno fatto i soldi? Anche perché Nino Caianiello, l’ex coordinatore di FI a Varese, nonché presunto burattinaio, la decima del 10% la prende, secondo la Procura, da oltre dodici anni. E così una prima risposta arriva dal verbale di Laura Bordonaro, presidente di una società partecipata di Busto Arsizio, molto vicina a Caianiello. Sentita dai pm il 4 giugno, spiega: “Ho sospettato che l’attività di Caianiello potesse essere non limpida, a Fiuggi durante il congresso del Partito popolare europeo di fine settembre 2018.
Ricordo che nel corso di un pranzo, sentii discutere Caianiello (Lara, ndr) Comi e Gorrasi della necessità di costituire delle società per far transitare dei soldi per i finanziamenti elettorali e al fine di far tornare parte dei soldi a Caianiello stesso”. Le parole di Laura Bordonaro aprono uno scenario inedito. Lara Comi ha subito replicato che trova “incredibile” la dichiarazione e si dice “estranea sotto ogni profilo”.
Tra i protagonisti della chiacchierata, oltre a Caianiello, c’è Carmine Gorrasi (indagato), avvocato e presidente della squadra di calcio Busto81. Sul conto della squadra, secondo la Procura, sono passati 10 mila euro di finanziamento pagati dall’imprenditore Daniele D’Alfonso al consigliere regionale Angelo Palumbo. Una triangolazione spiegata dal consigliere comunale di Milano Pietro Tatarella: “Il mister (Gorrasi, ndr) si è inventato una roba! Sponsorizzazione squadra di Busto”. Non solo. Secondo un’idea di Caianiello, l’associazione politica Agorà doveva diventare il collettore delle mazzette.
Cosa non avvenuta almeno a guardare i modesti flussi di denaro. Tra i bonifici ci sono anche quelli dell’eurodeputata uscente Lara Comi, indagata per finanziamento illecito e corruzione. Attorno a questa seconda accusa c’è una società riferibile al politico di Forza Italia con sede in Liguria che, secondo la Procura, avrebbe emesso almeno una fattura falsa per incassare parte di denaro da retrocedere poi al dg di Afol Beppe Zingale, che però dice di non aver mai ricevuto soldi. E poi c’è Nino Caianiello i cui conti italiani sono stati setacciati senza trovare nulla di anomalo.
C’è però un presunto fondo da 70 milioni di euro gestito a Lugano. Ne parla l’imprenditore Emilio Paggiaro con il suo legale. Scrive la Finanza: “Paggiaro riferì anche che incrociò a Lugano Lara Comi e tale Rosiello. In merito a Rosiello, Paggiaro riferì che lo stesso era amico di Caianiello, con il quale, per il tramite del figlio di Rosiello, gestivano un fondo di 70 milioni di euro”. Si tratta di Luca Giovanni Rosiello, non indagato. “Rosiello – annota la Finanza – è Ceo founder del Gruppo Keller Zable di Lugano, che opera nei mercati domestici per lo sviluppo del patrimonio immobiliare”. Di lui dirà Caianiello: “Luca è a Lugano, Luca è uno di successo!”.