Il risultato finale, forse, sarà lo stesso già visto in molte parti della Toscana: l’ennesima roccaforte rossa che cede il passo all’avanzata del centrodestra. Ma a Piombino, città dell’acciaio e dei movimenti operai in provincia di Livorno, i numeri del possibile ribaltone fanno impressione più che altrove: 48 per cento al primo turno per Francesco Ferrari, nome proposto da Fratelli d’Italia, 28,9 per Anna Tempestini, sostenuta dal Pd e da due liste civiche. Venti punti di distacco che negano a Ferrari la maggioranza assoluta – e dunque la vittoria alla prima tornata – per 300 voti, ma che costringono ora la sinistra a una rimonta al limite dell’impossibile nel ballottaggio di domenica. E pensare che già solo il secondo turno, da queste parti, è una novità.
Mai nella storia la guida della città era stata così in bilico, da sempre conquistata con percentuali bulgare dalla sinistra nelle sue varie declinazioni, fino all’ultima giunta presieduta dal dem Massimo Giuliani. Troppo facile leggere il tonfo della Tempestini come un derivato del vento sovranista nazionale: a Piombino, lo stesso giorno delle Comunali, il Pd è stato il partito più votato alle Europee, con Forza Italia e FdI ridotte rispettivamente al 4 e al 3%. Segno che le responsabilità della sinistra sono anche molto locali, in una città che ha visto sgretolarsi uno dei maggiori poli siderurgici italiani, passato lo scorso anno agli indiani di Jindal, che a fine 2018 contava ancora 1.300 operai in cassa integrazione.
A tener banco c’è poi la questione rifiuti, col Pd che si è fatto carico del raddoppio degli spazi della discarica di Rimateria, decisione contrastata in modo brusco da Ferrari che per altro, già da consigliere, aveva chiesto un referendum consultivo sul tema.
A smuovere le acque nel centrosinistra ha provato anche il Pd nazionale: domani arriverà a Piombino Carlo Calenda, mentre lunedì è sceso in piazza a fianco della Tempestini il segretario Nicola Zingaretti. Di certo il contesto non aiuta: al primo turno il Movimento 5 Stelle, candidato sindaco Daniele Pasquinelli, ha raccolto l’11% e nei giorni scorsi, come consuetudine a livello locale, ha diffuso una nota per invitare gli elettori ad andare alle urne, senza però fornire indicazioni di voto.
Una mano al Pd poteva più probabilmente arrivare da Rifondazione, forte di un ottimo 7,1% con Fabrizio Callaioli. Più della paura per l’avanzata delle destre, però, possono i dissidi interni e le critiche ai dem, tanto che anche i comunisti hanno preferito lasciare libero arbitrio ai propri elettori, equiparando i Democratici alla coalizione di Ferrari: “Mai con la destra, mai col Pd”, è scritto sulla pagina Facebook di Rifondazione. E così alla Tempestini non resta che il sostegno di sigle sindacali e associative – come Arci, Anpi e Cgil – che hanno caldeggiato in tutta la provincia di Livorno un voto utile “per l’antifascismo e l’antirazzismo”. In nome di una tradizione rossa a rischio estinzione.